CINEMA – Articoli: L’anno delle ‘pari opportunità’ a Venezia

by Donatella Massara on agosto 31, 2007

A Venezia 64 ed.  le donne autrici di cinema:

Alla sezione Orizzonti Doc: Barbara CUPISTI, Madri, Italia.

Alla sezione Orizzonti: Penny WOOLCOCK, Exodus – Gran Bretagna, 111′.

Alla sezione  Corto Cortissimo: Sejla KAMERIC, Sta ja znam –  Caroline COWAN, Fritt fall, Svezia, 27′ – Sima URALE, Coffee and Allah – Nuova Zelanda, 14’ – Justyna NOWAK, Wazki, Polonia, 15′.

Alla sezione Corti Marocco retrospettiva: Leila TRIQUI, Sang d’encre (2005) – Marocco, 19’- Yasmine KASSARI, Chiens errants (1995) – Belgium / Marocco, 7’ – Bahija LYOUBI,  Cadre (2005) – Marocco, 14’

Mettendo insieme le collaterali sezioni e sottosezioni di Venezia i film presenti sono circa 200. Troviamo allora ben altri tre film di donne alle giornate promosse dall’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) e dall’API (Autori Produttori Indipendenti): Le ragioni dell’aragosta di Sabina Guzzanti, 90′ Italia, Nacido sin regia di Eva Norvind, 82′, Messico, Viaggio in corso nel cinema di Carlo Lizzani, regia di Francesca Del Sette, 83′, Italia.

Le coregie  non cambiano il numero dei film di registi  ma almeno individuano l’attività artistica di Shari SPRINGER BERMAN con il marito Robert PULCINI per The Nanny Diaries – Usa, 107’ nella sezione Fuori concorso Venezia notte, Laura Amelia GUZMAN con Israel CARDENAS per Cochochi – Messico / Gran Bretagna / Canada, 87′,  Paloma Rocha con Joel PIZZINI, Anabazys – Brasile, 140′ alla sezione Orizzonti.

 

Sono 16 i film fatti dalle donne. Meno del 10%. Un conto esatto per eccesso di precisione. Sono in proporzione al numero delle registe attive nella professione che sarebbero su scala internazionale solo il 7%. Ma a maggior ragione quel numero andrebbe superato se avese efficacia una politica che vuole sostenere le donne con la forza numerica. Ecco come la politica delle pari opportunità – nel triennio del suo Anno europeo – dimostra di non contare nulla e di impedire  che il punto di vista femminile agisca con piena signoria. Vorrei allora  sapere quante donne hanno mandato la loro pellicola a Venezia e non sono state ammesse. Sui 4585 film di cui 3122 lungometraggi arrivati  da 70 paesi quanti erano di donne ?   Il basso numero di presenze registrato nella professione forse non si è capito che non è un indicatore per muoversi in conseguenza ma potrebbe essere il segno per andare oltre, per scommettere di più. E’ questa una politica che non guarda ai numeri; è una politica della differenza femminile piena di desiderio di conoscenza vuole vedere le immagini con cui le donne si esprimono e giudicano, chiede che cosa hanno da dire, interroga le loro manifestazioni artistiche, le mette in ordine e le sollecita e diffida di una cinematografia quasi esclusivamente diretta dagli uomini.

Le donne presenti alla Mostra del Cinema, in giuria le due registe Catherine Breillat, Jane Campion, la madrina di apertura Ambra Angiolini, la madrina di chiusura Stefania Sandrelli a fronte della scarsa presenza di donne autrici di cinema ricevono uno scacco alla loro stessa visibilità che rischia di passare come strumentale. Il corpo femminile diventa un elemento di ipervalorizzazione scenografica se non ha una parola per dirsi in proprio. L’uomo dietro alla cinepresa e la donna sul palcoscenico è a rischio di una ripetizione schematica che non fa sentire niente di quello che avviene oltre le cortine dorate della Mostra.

Varrebbe la pena che le donne presenti dicessero gentilmente due parole reclamando la mancanza di film a regia femminile. Alle donne non si confà  il ’68 quando a Cannes i registi presenti e in giuria, attori e attrici bloccarono il Festival in solidarietà con la classe operaia e studenti in lotta. Nel 2007 una protesta decorosa esposta dalle signore che sono state invitate a Venezia calmerebbe l’eterna paura  del femminismo che ancora tiene lontane le donne dalle manifestazioni organizzate dagli uomini. 
Venezia ne avrebbe a vantaggio una nota di progresso contemporaneo. Infatti non certo al festival di Cannes mancavano le donne e  neppure a Locarno.

Sono quelle due parole a avere  presa su chi ha il potere di organizzare le manifestazioni più di molte intenzioni come appunto le aspirazioni del Ministero delle Pari Opportunità.  Sono le due parole delle donne che  hanno l’autorità per farsi sentire dove ancora non ci si aspetta, o non si teme più, che queste vengano dette.