INCONTRI: Testi, Elena di G.Ritsos al Teatro Verdi

by Donatella Massara on marzo 30, 2010

Elena di Ritsos: un mito attuale

 

Al teatro Verdi di Milano è stata rappresentata, dal 26 febbraio al 21 marzo, Elena, composizione di Ghiannis Ritsos, tradotta dal greco da Nicola Crocetti interpretata egregiamente da Elisabetta Vergani.

 Controversa fu la fine di Elena di Troia nella mitologia greca. Ghiannis Ritsos immagina invece la donna più celebrata dell’antichità spirare dopo aver vissuto la vecchiaia e la decadenza del suo fascino e della sua bellezza, sola, reclusa, costretta a letto. La vede in una stanza di una casa in rovina, tra le ore che non passano mai e le due badanti che la burlano e le rubano oggetti preziosi.

La sua stanza è disseminata di cose che risvegliano la sua memoria, a tratti confusa, in una rievocazione con struggenti flashback che animano l’immagine di un passato glorioso e felice.

Questi gli elementi salienti del monologo scritto da Ghiannis Ritsos, (Monemvasìa, Peloponneso, 1909 – Atene 1990), una delle voci poetiche più forti della grecità contemporanea, che compose la sua opera nel 1970 nell’isola di Samo in cui era stato esiliato dal regime dei Colonnelli che lo avevano mandato al confino per la sua opposizione alla dittatura.

 Elena, sola nella sua stanza, riceve un visitatore, una conoscenza o forse un suo amante, segnato anche lui dal passare del tempo.

Il simbolo della bellezza, cantata dai maggiori poeti di ogni tempo non esita a mostrarsi nel momento della massima decadenza con il viso coperto di rughe, peli e verruche e racconta, racconta di sé, di come vive in quella casa ma anche della storia, la storia raccontata non più dai vincitori ma dagli sconfitti, dagli emarginati, dalle comparse.

Parla della futilità dei passati grandi eventi, ambizioni, guerre, seti di potere e gloria. Secondo Elena sono inutili, cose vane, senza senso. Si dimenticano, si dissolvono, non rimane nulla. E’ altroquello che rimane, è altro di cui si deve tener conto. Ricorda poi di sé, giovane, bella, oggetto di contese. Le sue badanti intanto, non hanno rispetto per lei: la prendono in giro, non ascoltano le sue richieste, rubano fra le sue cose, leggono le poesie dei suoi amanti. Lei, racconta al visitatore, finge di non accorgersene e ride della propria condizione di bellezza perduta.

Quando Elena si spegne, accovacciata sul suo letto, le serve avidamente le sottraggono le gabbie per canarini, una radiolina, una stufetta elettrica, piante esotiche, prima dell’arrivo del carro funebre. Poi il silenzio e buio e la scomparsa di ogni cosa. La struggente eroina di Ritsos si dissolve nel nulla e nella morte ritrova la sua estraneità dalle catastrofi delle azioni dell’uomo che la avevano coinvolta, soprattutto dalla Storia.

Si tratta indubbiamente di un personaggio che fa riflettere molto sull’esistenza e sui valori delle cose. In Elena scorre la vita, l’analisi e la riflessione su ciò che è umano, ora come allora, oggi come 3000 anni fa.

Elena racconta senza censure quello che sente: la vacuità delle ambizioni, dei sogni di gloria, delle battaglie, di certi grandiosi eventi. Sembrano così importanti al momento poi invece, col passare del tempo, non rimane nulla, tutto sembra dissolversi. Si tratta di un’importante occasione per riflettere sui veri valori dell’esistenza attuale, su quello che è davvero importante e che non va tralasciato per seguire false chimere.

 Elena è composta da un ciclo di diciassette composizioni intitolato Quarta dimensione. Si tratta di un intenso monologo lirico ispirato all’Iliade.