INCONTRI, Segnalazioni, Incontro sul nuovo libro di Luisa Muraro, NON E’ DA TUTTI, Carocci 2011

by Donatella Massara on settembre 29, 2011

vai alla recensione di Anna Bravo pubblicata su L’Indice nel sito della Libreria delle donne 

da Luisa Muraro, NON E’ DA TUTTI. L’indicibile fortuna di nascere donna, Carocci, 2011 stralci significativi

 

<<Sentire dentro di me, a partire da me, che le donne esistono per sé stesse, non come seconde, pari o complementari degli uomini, ha cambiato me e il mondo; siamo cambiati entrambi, perchè, quando è stato vero per me, il mondo ha cominciato a popolarsi di donne, non solo nella mia vita, ma anche, sorpresa, nella storia: uscivano e continuano a uscire dai ricordi delle persone, dalle soffitte, dagli scatoloni delle biblioteche, dagli archivi, dalle cantine dei musei … Fra loro, ho visto Paolina Leopardi: avanzava nel corteo delle donne grandi lettrici che hanno condizionato la produzione letteraria dell’Ottocento indirizzandola verso i romanzi, e che nel XX secolo hanno ispsirato la fondazione di librerie delle donne. Questo corteo entrava in una più ampia schiera, quella delle donne che non hanno mai rinunciato alla felicità, donne alle quali poco importa di apparire così delle illuse, e hanno ragione loro perchè, come ho già detto e penso, si dice desiderio di felicità ma per le nostre anime la felicità è un bisogno.

Nel paesaggio mutato, è diventato ben presto visibile che, contrariamente a quello che si supponeva, de donne sono autrici di un gran numero di imprese memorabili per le quali molte di loro, ai loro tempi, sono state apprezzate (o talvolta perseguitate, se scomode, non diversamente dagli uomini). Ma poi, nella riscrittura della storia, loro sono sparite o sono state rimpicciolite. Quella che si chiama storia, è risaputo, è sempre il risultato di una o più riscritture, fatte per non dimenticare, si dice, ma è vero anche il contrario, che sono fatte per dimenticare, ossia per normalizzare il passato e metterlo in linea con il presente.

La rottura operata dalla rivolta delle donne reali, cambiando certi criteri di giudizio e l’idea stessa di criteri presuntamente neutri e oggettivi, è uno dei fattori, insieme a internet e alla globalizzazione, che stanno cambiando lo sguardo sul mondo e che restituiscono alla storia il suo andare a zig-zag, e questo ci aiuta a ficcare gli occhi negli angoli bui e dimenticati.>>

<<A suo tempo, intendo vagamente il tempo in cui s’impiantò la civiltà patriarcale, quello che ho descritto come amore femminile della madre deve essere apparso troppo incerto e fragile, affidato com’è alle circostanze della vita e alle contingenze di una relazione. Appeso a un filo. Troppe cose dipendono da questa relazione, qualcuno deve essersi detto, il filo può spezzarsi, il risultato non è garantito. Ecco allora che i filosofi, i legislatori, e i preti hanno voluto dare a Dio, alla convivenza, alla civiltà, alla lingua, un modo di durare e riprodursi meno incerto e accidentato, per cui si sono messi e a cercare fondamenti, a costruire chiese, fare leggi, a studiare l’anima e il corpo per vedere come funzionano, a organizzare tutto l’organizzabile, a misurare tutto il misurabile compreso quello che non lo era. Sarebbe sbagliato credere che fu solo o principalmente voglia di potere e di dominio, il patriarcato è stato una (o più) civiltà e se quello che oggi ne sopravvive ha l’aria di non esserlo è perchè da tempo è entrato nella fase del suo disfarsi.

A un certo punto del maschile  darsi da fare, in epoca relativamente recente, quando si formò l’ideale del progresso, la nozione di ‘soscietà’, senza più rapporto con le pratiche femminili del passato, ha cominciato a dilatarsi, a diventare onnivora. Nel pensiero politico dei progressisti spuntò la pretesa che tutti i rapporti e tutte le manifestazioni dell’umano fossero rapporti sociali e, come tali, oggetto d’indagine scientifica e di possibili cambiamenti a opera del potere politico. Ma la relazione di una figlia con sua madre non è un rapporto sociale: è storia, è civiltà, ma non è un rapporto sociale. Ed ecco quindi che sparisce dalle vedute progressiste, non attivamente cancellato (come aveva fatto il patriarcato) ma non più preso in considerazione. Fu una perdita terribile, commenta la storica Milagros Rivera di Barcellona raccontando la sua vicenda di giovane emancipata: <<E fu così che, a forza d’inquadrare tutto nello schema del sociale, in quest’epoca una parte molto sostanziale dell’esperienza femminile rimase fuori dalla storia e fuori dalla politica, come abbiamo potuto constatare con delusione e rabbia noi che abbiamo studiato all’università.>>

<<In questi ultimi due secoli, prima di approdare al cinema, l’amore femminile della madre ha trovato espressione e alimento specialmente nella letteratura femminile. Esso è il protagonista misconosciuto del romanzo Piccole donne (Little Women, 1868) di Louisa May Alcott, che non riassumo perchè, se non fosse noto, va letto; richiamo soltanto lo scenario: condizioni di vita appena dignitose, cinque figlie, madre autorevole, padre assente perchè impegnato nella sanguinosa guerra di secessione americana (1861-65). Il duraturo successo di questo romanzo appare inspiegabile a certa critica letteraria che lo giudica di modesta fattura e di mentalità superata dai progressi della società. Valore letterario e culturale a parte, lo si classifica,  non senza incertezze, tra i romanzi di formazione. Io proporrei di considerarlo un romanzo d’iniziazione: iniziazione femminile al mondo attraverso l’amore della madre, ma anche, sul piano simbolico, iniziazione al senso originale della differenza femminile attraverso il dialogo delle sorelle, le sorelle essendo la figura antropologica che, forse, più di ogni altra rimanda al luogo dell’origine.>>