LIBRI, Recensioni: Siddharth Kara, Sex Trafficking. Le storie, i volti e le voci delle schiave del sesso, Castelvecchi, 2010

by Donatella Massara on aprile 17, 2012

Forse c’è ancora qualcuna che immagina nell’Italia dopo la legge Merlin una prostituta come Sophia Loren in Ieri Oggi Domani, libera imprenditrice di se stessa con mansarda sui tetti romani, povera e bella e soprattutto libera, così libera da vendere lo splendido corpo, come e quando vuole, al di là dei dettami della morale ma osservante dei digiuni anche sessuali, prima di Pasqua.

 Consiglio di leggere Sex Trafficking. Le storie, i volti e le voci delle schiave del sesso di Siddharth Kara, un saggio edito da Castelvecchi, 2010. L’autore giustamente è un maschio. Di solito sono i maschi che possono entrare nei bordelli, che avvicinano le prostitute e che comprano il loro servizio. Il saggio, è un lavoro documentato, costruito in anni e anni di inchieste, interviste, vagabondaggi in giro per il mondo di un autore che, sotto il velo della fredda ricerca, mostra l’orrore verso l’odierno fenomeno dello sfruttamento  sessuale, per la violenza che è costantemente esercitata verso le donne, per l’uso che molti uomini  hanno dei corpi femminili in vendita. Molti ma non tutti.

«Secondo i miei calcoli, solo allo 0,5 percento dei maschi sopra i 18 anni sarebbe richiesto di fare sesso a pagamento ogni giorno per massimizzare la capacità delle 1,2 milioni di schiave vittime dei traffici. Se si subordina il tutto alla frequenza di fruizione del servizio per consumatore, ovunque nel mondo, ogni anno, dal 6 al 9 per cento dei maschi sopra i 18 anni fa sesso a pagamento con una schiava. In questo libro cerco di evidenziare le conseguenze  dirette della depravazione, dell’avidità e della violenza sessuale degli uomini, ma credo anche che la maggioranza dei maschi non sia così indulgente con questo tipo di atrocità. Ciò nonostante, è stata la domanda di sesso a pagamento degli uomini a fare fiorire l’industria sessuale per molti secoli e credo per molti ancora. Sia per gioco, violenza o altri scopi, la domanda di sesso a pagamento attira gli uomini nel sistema dell’indistria sessuale in quasi tutto il mondo. A iniziare dagli anni Novanta quel sistema venne popolato di schiave. E c’è una sola ragione che rappresenta il tema di fondo di questo libro: lo schiavismo sessuale è la versione moltiplica-profitti della vecchia prostituzione.»

 Siamo dunque di fronte a un fenomeno nuovo-vecchio sospinto da alcune cause. Anzitutto il disfacimento delle vecchie economie in seguito alla globalizzazione. Gli anni ’90 hanno visto la politica economica del Fondo Monetario Internazionale gettare sul lastrico le economie nazionali delle ex- repubbliche dell’Impero sovietico, facendo salire enormemente il debito di queste nazioni, come la Moldavia. La povertà induce a cercare lavoro nell’immigrazione. C’è poi  l’ignoranza femminile. A fronte delle nostre ragazze laureate in maggior numero dei loro compagni, i dati mondiali dicono, però, che su 850 milioni di analfabeti nel mondo 600 milioni sono donne. L’effetto della carenza di istruzione dice Kara «è fondamentale per far sviluppare la povertà, il tasso di infezione da HIV e la tratta a scopo di sfruttamento.»  L’effetto di queste carenze produce un dato significativo LA POVERTA’ FEMMINILE. Così che il 70 per cento dei 985 milioni di persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo in condizioni di estrema povertà sono donne. Il dato è prodotto dalla World Bank per il 2007.

L’industria mondiale del sesso è come «una multinazionale matura che ha raggiunto una crescita costante e produce un flusso di denaro immenso.» Difficile avere i dati certi sui profitti. Kara ha provato a quantificarli. La compravendita di donne, tolti i costi ha generato, nel 2007, 600 milioni di dollari di profitto. Sempre nello stesso anno «lo sfruttamento commerciale delle schiave ha generato 51,3 miliardi di introiti, come risultato di milioni di uomini che hanno pagato ogni giorno per fare sesso con loro. Tolti i costi, gli sfruttatori delle schiave hanno ottenuto 35,7 miliardi di dollari di profitto, per un guadagno globale di 29.210 dollari a schiava.»

 E’ questa la scoperta della post modernità. L’attività sessuale è lo sfruttamento più remunerativo che c’è. L’aveva già detto Marx che il capitalista arriva al surplus non tanto vendendo la sua merce ma avendo a disposizione una merce molto più lucrosa: l’essere umano. E’ il lavoro umano che genera ricchezza se opportunamente sfruttato.  Ma tornando a quel settore che invece non conosce la disoccupazione, c’è da chiedersi come è avvenuto il fenomeno? Allargando al massimo l’offerta e riducendo i costi. Esattamente come la famosa Ford che agli inizi del ‘900 sono gli operai a produrla per i ricchi e poi riescono a comprarsela pure loro, perché costa molto meno.

Sul mercato dello sfruttamento sessuale, le donne sono come le Ford e gli operai, in senso lato, sono quelli che le comprano, le prime sono schiave pagate per la loro sopravvivenza di oggetto di consumo, e gli acquirenti sono i lavoratori liberi che oggi possono permettersele. Il significato di trafficking è questo: esseri umani, che nel mercato del sesso sono donne, portate lontano dal luogo dove sono nate, sbattute nei bordelli, dove vendono sesso a suon di stupri, bastonate, torture. In nome di varie ragioni: aiutare gli anziani a casa, le asiatiche, rispettare lo spirito, il juju di Mami Wata, che disobbedendo genererebbe a se stesse e alla loro famiglia sofferenza, vendetta e morte, e queste sono le nigeriane, la droga, l’alcool, la malattia che allontana molte di queste donne da qualsiasi posto di lavoro alternativo. Dove sono questi luoghi che la legge Merlin in Italia avrebbe chiuso? Kara dedica un capitolo a ogni zona del mondo, che offre queste spazio ai bordelli, agli appartamenti per la prostituzione, alle strade dove vengono mandate le ragazze più affidabili. Geograficamente i luoghi significativi sono in Nepal, in India, in Italia e in Europa occidentale, in  Moldavia e nella ex Unione Sovietica, in Albania e nei Balcani, in Thailandia e nella regione del Mekong, e, in numero inferiore che dalle altre parti negli USA. In America come in Svezia la prostituzione è fuori legge. La Russia, la Turchia e gli Emirati arabi sono i posti di transito dove le donne ingannate di solito dalla promessa di posti di lavoro nei paesi ricchi, domestica, tata, operaia, vengono portate per essere poi trasferite nei bordelli europei.

 Una volta ho assistito, a una fermata del tram, al mercanteggiamento di un uomo con tanto di valegetta 24 ore che, dopo avere guardato l’orologio, aveva tempo d’avanzo, ha chiesto a una ragazza che abitualmente batte il marciapiede da quelle parti, “quanto voleva”. Questa gli ha detto “100 euro” e l’altro ha cambiato idea.

Forse uno così non sa esattamente la merce che vorrebbe comprare in quale ingranaggio criminale è collocata. Magari se i Report del Dipartimento di Stato USA sul Trafficking in person avessero diffusione creerebbero coscienza negli uomini, ci sarebbero meno clienti del sesso e l’industria relativa imploderebbe. Diffusione necessaria non avendo a disposizione almeno in Italia dei modelli pubblici contrari al sesso a pagamento. Anzi il modello italiano come ha insegnato la vicenda umana intorno all’ex primo ministro ha fatto vedere esattamente un uomo pubblico che paga le donne per favori sessuali. Si fatica a crederlo vero, invece nessuno lo può smentire. Questo libro, come si legge sulla quarta di copertina, è stato segnalato da Hillary Clinton «per capire cos’è veramente la schiavitù sessuale».

Kara ha fatto un grande lavoro e mentre descrive il frutto del suo ricercare è sinceramente inorridito per la condizione i cui versano le donne rese schiave dallo sfruttamente sessuale. A un certo punto parlando delle leggi del Kanuni  dell’ Albania scrive:«Sta di fatto che, secondo me, invece di chiudere le donne dietro sbarre culturali sicure, dovrebbero essere gli uomini ad essere rinchiusi, ma per davvero. E forse dovrebbero imparare a comprendere come si vive da donna.» E’ logico quello che scrive Kara, però non basta. E’ come se non tenesse conto che dietro allo sfruttamento sessuale c’è già uno sguardo maschile totale che ha immaginato di vivere da donna e ha pensato che può essere tollerabile, perchè ha giudicato che alle donne è possibile fare quello che farebbero gli uomini. La tollerabilità della coazione alla prostituzione per chi la infligge alle donne non nasce da uno sguardo maschile sul corpo femminile ma secondo me da uno sguardo maschile sul corpo maschile, assimilato a quello femminile. La criminalità della tratta in ogni paese come scrive Kara è inspiegabilmente non perseguita, se non al minimo. I bordelli non vengono perquisiti, non ci sono irruzioni delle polizie là dove si sa che ci sono probabilmente schiave del sesso nè queste vengono liberate come chiunque auspicherebbe. Perchè? Perchè la polizia è corrotta dice Kara, perchè sulla Salaria dove ci sono le prostitute dell’est, anche minorenni sono i poliziotti per primi a approfittarsene, perchè in quel paese immiserito al massimo che è la Moldavia i venditori di carne umana sono processati per sfruttamento non per il reato di tratta, e questo avviene grazie alla corruzione dei funzionari, dei giudici e dei poliziotti. Anche nella civilissima Olanda dove la prostituzione è legale ma  non l’asservimento di persone, entrate illegalmente, clandestine e obbligate a vendersi, la polizia ha fatto una sola irruzione, in molti anni di apertura, nei bordelli delle vie a luci rosse, liberando così le donne che ci lavoravano e che erano tutte clandestine, obbligate alla prostituzione. Allora non è solo una questione di soldi ma neanche di ignoranza maschile di come si vive da donne. C’è che le donne nell’immaginario degli uomini sono uguali ai maschi, la donna che fa la prostituta è assimilata nel suo lavoro a un maschio che si vende agli uomini, e nell’immaginario maschile questo è accettabile. E’ questo oscuramento della differenza femminile che innesta lo svilimento del corpo delle donne e su questo occorre intervenire per ripattuire la libertà femminile che è ampiamente disattesa nella società in crisi dei nostri tempi. Non è che Kara non ne abbia una qualche coscienza. Oltre la ovvia imposizione dei diritti umani che nella schivitù sono orribilmente cancellati, Kara avverte che occorre una rivouzione simbolica perchè una donna non debba subire lo sfruttamento del corpo. Occorre vedere che ogni essere umano è inviolabile, intangibile, libero ma perchè questi principi abbiano attuazione pratica e non siano sommersi dalla volontà di sopraffare, nè dal desiderio inesausto di guadagno perchè ci sia una sedimentazione di questa verità non si può non passare per una rivoluzione della differenza femminile. Riconoscere l’alterità del corpo femminile significa portare con sè la libertà di ogni essere umano, dei bambini, delle bambine, degli uomini non solo delle donne. Kara avverte questo passaggio al capitolo dedicato all’Italia, quando si trova davanti alla Basilica di San Pietro. Kara è di origine indiana e certo non è cattolico così scrive avvicinandosi all’idea sua di una rivoluzione simbolica che cambi il mondo immergendo il corpo femminile nella luce potenziatrice della lingua del divino. «Dal fiume Gange a Varanasi, da Swayambhunath a Kathmandu fino alla sede del Dio cristiano, l’unico modo chemi ridava energia era bere al calice di una qualche divinità. Ringraziai il destino per avermi fatto arrivare lì, e ringraziai il Papa quando offrì la sua benedizione. Pochi attimi dopo mi ritrovai a vagare dentro alla basilica, ammirando la Pietà di Michelangelo, pregna di quella nobile tristezza sintetizzata dallo sguardo basso della Vergine Maria verso il corpo martoriato del Cristo. Pochi l’avranno notato, ma lo scultore l’ha modellata come una dea, ben più di suo figlio Salvatore.» 

E’ però anche terribile fare fronte all’impotenza delle prorie azioni. Kara ha girato tutto il mondo raccgliendo intervste i ragazze schiave delo sfruttamento sessuale. In Thailandia gli saltano i nervi. L’offerta in questa stupenda nazione dal punto di vista paesaggistico è vasta. Ci sono le prostitute libere quelle che hanno scelto di fare questo mestiere che sono in esposizione nelle strade, nei locali a luci rosse, negl alberghi, nei bordelli e nei mercati. possono essere acquistate per unìora, giorni settimane. I prezzi sono di 2 dollari mezzo per mezz’ora fino a 125 dollari per una settimana. Lontano dal centro ci sono però i luoghi dele schiave, dove i costi delle prrstazioni sono molto più bassi per consentire a chi è obbligato anch’egli a lavorare per poche lire nell’edilizia di potersi pagare un’ora di sesso. In uno di questi a Kara viene offerta una ragazza per 5 dollari per un’ora di prestazione. Riesce a convincerla a parlare. Panadda ha 15 anni, non è il suo vero nome,  era nel bordello da un anno  aveva pensato di ammazzarsi ma la sua matrona mandava 12 dollari e mezzo alla sua famiglia di contadini, aveva provato a scappare ma il trafficante l’aveva ritrovata nel suo paese reclamando che doveva pagare il debito. Il primo mercante l’aveva comprata per 200 dollari dalla sua famiglia questi l’aveva rivenduta e le era stato detto allora che doveva ripagare un debito di 875 dollari. Mensilmente le venivano addebitati vitto e alloggio per 250 dollari, poi c’erano gli interessi e i soldi per la famiglia. Ogni mese doveva andare a letto con 50 uomini che, detratte le spese facevano scendere il suo debito. Ogni settimana le facevano un’ineizione contraccettiva perchè gli uomini usavano il preservativo ma i poliziotti no, poi le davano una pillola per dimagrire perchè l’alcool che assumeva la faceva ingrassare. Disse di non avere rancore per i suoi genitori, era suo dovere prendersi cura di loro. Dopo un’ora non potè continuare il colloquio. Kara le propose dei soldi ma lei disse di darli alla matrona che tanto se li sarebbe presi lo stesso, poi le diede l’indirizzo del ricovero più vicino. Poi le chiese come si era sentita a raccontare la sua storia e lei disse che era stata gratificata che qualcuno l’ascoltasse, le domandò il permesso di raccontarla a molte più persone e lei congiunse le mani davanti alla faccia e chinò il capo.

«Una volta fuori di lì, quell’immagine mi trafisse a lungo come una lancia nel petto. Quella bambina grata e gentile era fra le fauci di bestie fameliche, e non c’era niente che potessi fare. Mentre parlavo con lei, dalle stanze vicine si erano uditi rumori di una mostruosità brutale. Ale pensiero che potesse esserne vittima anche lei, il sangue mi ribollì nelle vene. Avrei voluto la testa di quegli uomini su un piatto. Avrei voluto che soffrissero dieci volte di più di quello che avevano fatto soffrire a Panadda, se solo potessi dirvi il vero nome di quella ragazza e il suo significato, il vostro cuore andrebbe in frantumi. Quella notte mi ubricai. Affogai la mia rabbia nella birra, incapace di scorgere alcuna divinità nel mondo. Nn c’era alcuna giustizia. Non c’erano “gentiluomini”. Invece di proteggerli, questi maledetti coi bambini si divertivano giorno e notte. Dopo tre mesi di ricerche, il continuo incontro con la miseria umana stava sorbendo i suoi effetti. Il mio spirito era come svuotato, il cammino verso una qualche forma di giustizia troppo complesso. Quello che cercavo era una soluzione rapida e incisiva al problema, non gli aggiustamenti claudicanti alle istituzioni.»