INCONTRI, Stregheria 2012 – Casa Internazionale delle Donne, Roma

by Donatella Massara on luglio 14, 2012

STREGHERIA 2012

Per il sesto anno consecutivo, il 19 maggio un coordinamento di associazioni: il Paese delle donne, il Circolo Hypatia e la Libreria on line delle donne per il cambiamento ha organizzato il convegno “Stregheria” presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma.

Quest’anno nell’accogliente cortile della Casa ha trovato spazio anche una piccola ma fornitissima libreria allestita dal “Caffè Libreria Le Sorgenti” di Bolsena, dove, grazie all’entusiasmo e alla ricerca certosina di Katia Maurelli, da sempre animatrice della libreria, è stato possibile trovare testi di ogni sorta sui temi della storia delle donne, della caccia alle streghe e della spiritualità femminile. Tra l’altro, in occasione del convegno è stato possibile presentare anche il nuovo spazio web aperto dalle libraie e dedicato proprio alla ricerca di testi, anche introvabili o fuori catalogo, di storia e cultura delle donne (www.libreriadelledonne.com)

Il convegno, come ogni anno, ha visto la partecipazione attenta di numerose/i donne e uomini che hanno ascoltato gli interventi delle relatrici e hanno poi preso parte al laboratorio che si è svolto nella seconda parte della serata.

Dopo una breve ma interessante premessa introduttiva sulla storia e le caratteristiche della Casa Internazionale delle donne di Roma da parte di Rossella Santi, si è entrati nel vivo del convegno.

I temi trattati dalle relatrici, pur facendo riferimento ad un preciso arco temporale, il XIV e il XV secolo, spaziavano dal rapporto tra stregoneria e medicina ufficiale, affrontato da Silvia Tozzi, all’analisi di alcuni testi processuali, documenti preziosi per le/gli storiche/ci della stregoneria, analizzati da D. Corsi, M. Di Bernardo e M.P. Fiorensoli che si sono soffermate rispettivamente sulla figura delle donne nei primi processi per stregoneria (“Femine inique e perverse”) sulla strega umbra Matteuccia Francisci, condannata dal tribunale di Todi nel 1428 e sulla fattucchiera romana Bellezza Orsini.

L’intervento di Silvia Tozzi, storica animatrice nei primi anni ’70 del “Collettivo San Lorenzo” che contribuì a diffondere le pratiche del self-help in Italia (facendo riferimento al movimento creato negli Stati Uniti dal Women Helt Movement) e si occupò dell’apertura a Roma di un importante centro di incontro e di scambio tra donne per una demedicalizzazione della vita riproduttiva e della sessualità, non poteva che occuparsi della relazione tra i rimedi elaborati dalle donne accusate di praticare la stregoneria e la nascente scienza medica, che sin dall’inizio estromise con decisione le donne dai suoi ranghi. E’ nel Cinquecento, infatti, che si verifica la scomparsa della medicina naturalistica che, come tutte le medicine tradizionali, aveva una visione olistica e non duale (corpo/psiche) dell’essere umano. La precoce chiusura delle università alle donne, infatti, fu dettata dalla matrice maschile e misogina della cultura scolastica, stabilendo barriere che impedivano l’esercizio della professione a chi non aveva frequentato l’università (come prevedono ad esempio gli Statuta Sanitaria di Milano del 1543). In tal modo tutto il sapere empirico delle medichesse diffuso nella cultura popolare veniva cancellato con un colpo di spugna, dimenticando anche che, nell’XI secolo, donne importanti come Trotula, illustre magistra della scuola di Salerno, avevano insegnato ed esercitato liberamente la professione medica.

Nel Seicento, inoltre, si diffondono le Ginecee, sommatoria di saggi medici dedicati alle donne divenute ormai oggetto di malattia, inferme da un punto di vista fisiologico, proprio in virtù della loro natura debole e fragile; una nuova forma di sottomissione quindi, meno violenta forse, ma con il medesimo obiettivo: il controllo del genere femminile

Gli interventi successivi, invece, si sono concentrati su un passaggio di estrema rilevanza, soffermandosi su come e in che momento le dominae herbarum, esperte nella cura, levatrici e medichesse, abbiano cambiato volto e aspetto trasformandosi in streghe malefiche.

Gli anni trenta del Quattrocento inaugurano il secolo tragico della grande caccia alle streghe, sostiene D. Corsi, (docente di storia medioevale all’Università di Firenze) innanzitutto perché si cominciano a scrivere i trattati di demonologia (i breviari del sabba, li definisce in molti suoi scritti) che contribuiranno in maniera rilevante alla persecuzione. E’ in questo periodo che si delinea il profilo della strega, la realtà della nuova setta e il fantasma del sabba. Prima di questo fatale, tragico momento, si hanno processi in cui si parla di donne colpevoli di praticare maleficia e incantamenta e anche venefici utilizzando le proprietà delle erbe, tuttavia non si fa parola di streghe. E’ in questa fase che viene introdotto un elemento che diverrà poi fondamentale nel delineare il profilo della strega, quello dell’osculum infame, del bacio malefico che suggella il patto con il diavolo. Pertanto le donne sagge, le levatrici e le curandere diverranno le schiave sottomesse all’autorità del diavolo che comanda loro di commettere ogni sorta di malvagità. I demonologi, sottolinea con forza nel suo intervento D. Corsi, hanno “inventato” la stregoneria facendo riferimento alle loro conoscenze, attingendo dalla cultura classica e soprattutto manipolando le Sacre Scritture. Sconcerta la lettura di due passi del famigerato trattato di demonologia Malleus Maleficarum in cui, manipolando un passo del libro della Genesi, si afferma che le donne non discendono da Adamo ma da Caino.

Secondo la storica, nessuna spiegazione di questo fenomeno, che R. Manselli ha definito “vergogna della cristianità occidentale” può essere onnicomprensiva, la misoginia della Chiesa è di certo un riferimento di non poco conto, ma non basta a fornire una spiegazione plausibile. Di certo, invece, sostiene, quel che si è voluto colpire con la grande persecuzione è la sfida che non poche mulieres religiosae avevano portato alla gerarchia, le donne attive nei movimenti ereticali, le profetesse e le donne dotate di carismi, che ambivano al sacerdozio e vivevano intensamente l’unione spirituale con Dio, un Dio con cui parlavano, che le chiamava alla predicazione e all’insegnamento, donne coraggiose, che rivendicavano un magistero autorevole, un ruolo di mediazione nel rapporto con il sacro.

Ruolo che da tempo immemore apparteneva loro, si potrebbe aggiungere, ripensando alle antiche sacerdotesse della dea madre esautorate del potere che esercitavano nelle comunità neolitiche matrilineari magistralmente descritte da M. Gimbutas.

La storia di Matteuccia Francisci, strega umbra, approfondita da M. Di Bernardo relatrice e organizzatrice del convegno, conferma, riferendosi ad un testo processuale, la demonizzazione del sapere empirico delle guaritrici. Si tratta di un processo intentato da una magistratura laica, infatti la persecuzione delle streghe ha visto alleati i rappresentati del potere costituito decisi entrambi ad estirpare la malefica setta.

Nella prima parte del processo si imputano alla donna ogni sorta di malie e incantesimi che compie ricorrendo ai principi della magia di contatto e avvalendosi di alcuni carmina, gesti e parole magiche. Nella seconda parte, smesse le vesti di guaritrice che insegna alle donne che si recano da lei come praticare incantesimi di magia erotica, curare un’infermità, un marito troppo aggressivo o liberarsi di una gravidanza non desiderata, veste i panni di una strix in tutto e per tutto, modellata sulla falsariga delle descrizioni di matrice classica che già si ritrovano nelle parole di Orazio e Ovidio e compie mostruosi viaggi destinati a diventare famosi perché riproposti identici in processi di epoche successive. Molti degli aspetti fondamentali del ritratto della strega per antonomasia si ritrovano in questo processo, come il volo al noce stregato di Benevento trasformata in gatta, grazie ad un malefico unguento, sulle spalle di un diavolo caprone da lei stessa invocato.

Non sappiamo da quanto tempo svolgesse la sua attività di guaritrice, tuttavia d’un tratto viene additata come malefica presso le autorità, probabilmente in seguito all’influsso delle prediche di frate Bernardino da Siena, infaticabile persecutore di malefiche e malefici, accusati nel corso delle sue accese prediche nelle piazze dell’Italia centrale.

L’intervento conclusivo di M. P. Fiorensoli, storica e giornalista del Paese delle donne, anche lei animatrice del convegno da sei anni, ha messo a fuoco le vicende di una strega romana: Bellezza Orsini, condannata nel 1528, un anno dopo il sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi.

Afferma con decisione il suo “essere fattucchiera” l’imputata, in un testo che costituisce un unicum in quanto scritto di suo pugno nel tentativo estremo di salvarsi da una condanna già stabilita. Tuttavia non sortì buon esito la supplica scritta e inviata all’inquisitore su consiglio del figlio, sebbene elencasse con inopinata accuratezza molte delle credenze stregonesche più diffuse: dall’organizzazione della setta stregonesca, capeggiata dalla regina Befania e in cui la stessa Bellezza aveva avuto il ruolo di “patrona”, alle malvagita che ogni esperta di stregoneria avrebbe commesso.

Solo il suicidio liberò la malcapitata da altre ulteriori torture che il tribunale inquisitorio le aveva peraltro inflitto più volte. Tuttavia, sottolinea la Fiorensoli nel suo intervento, quella di Bellezza non è che una delle tante vite di donne accusate e condannate anche nella capitale, altre come lei subirono la stessa sorte: Lucrezia la fattucchiera catturata di ritorno dal sabba a Benevento in seguito ad un’ imprevista “caduta dalla scopa”, la levatrice Faustina Orsi o le due anziane sortiere Caterina Siciliana e Porzia Perugina.

Ancora una volta, quindi, nel corso del convegno “Stregheria” si sono ricordate le tante donne uccise come streghe nell’età moderna in Europa, non dimenticando certo il fatto che anche in altri paesi del mondo le donne sono state e sono vittime di persecuzioni in quanto streghe: nel nord America, dove la persecuzione fu importata dagli europei (le streghe processate nel villaggio di Salem nel 1692), o in alcuni paesi dell’Africa dove ancora oggi donne e bambine vengono accusate e processate per aver provocato ogni sorta di calamità in virtù del loro presunto malvagio potere. Proprio questa la proposta delle/dei partecipanti al convegno per il prossimo anno: affrontare il tema della caccia alle streghe secondo una prospettiva articolata e non soltanto europea.

 

Testi da rivedere o da ricercare

Chiaramonte, Frezza, Tozzi, “Donne senza Rinascimento”, Eleuthera, 1991

Le streghe siamo noi. Il ruolo della medicina nella repressione della donna” B. Ehrenreich, D. English (traduzione italiana a cura di L. Percovich e A. Robutti), La Salamandra, Milano, 1975

Dinora Corsi, Le donne, la Bibbia e la demonologia del Quattrocento, in Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli xii-xv). Tra ricezione e interpretazione, a cura di Adriana Valerio, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2011, pp. 109-129.

Bermani C. “Volare al sabba. Una ricerca sulla stregoneria popolare”, Derive e Approdi, 2008

www.womenews.net/spip3/IMG/pdf/stregheria_2012.pdf