Cinema, Immagine-storia: “17 ragazze” di Delphine e Muriel Coulin, 2011

by Donatella Massara on giugno 28, 2013

17 ragazze” è un film francese del 2011 scritto e diretto a quattro mani dalle sorelle Delphine e Muriel Coulin, tratto da un fatto veramente accaduto in un liceo misto del Massachussets nel 2008, racconta la storia di 17 ragazze dai 14 ai 16 anni che decidono di restare incinte contemporaneamente. Le motivazioni sono di aperta ribellione alla dipendenza dalla famiglia, alla routine stupida degli adulti, all’assenza di prospettive, anche una sfida alle assenze, mancanze, inadempienze della madre e della famiglia che loro sono convinte sapranno non ripetere. Il progetto della prima ragazza che decide deliberatamente di non abortire impone, quasi alle altre di seguirla in una scelta che potrebbe diventare una vita in comune, alternativa alla famiglia di origine, una rivoluzione quindi.

 

E in effetti queste 17 ragazze sono una rivoluzione, anche se poi occorre guardare tutto il film per seguirne la trama, i dettagli e il finale, e ragionarci sopra ancora, come già abbiamo fatto noi che l’abbiamo visto insieme al Cinesalotto organizzato da Laura e Zina e abbiamo poi parlato di noi stesse.


La rivoluzione è la maternità come un atto dirompente che diventa capace di riscattare vite insoddisfacenti, che scompagina l’ordine atteso che rimette in discussione ogni pregiudizio. Ora che le donne facciano figlie e figli anche per un effetto di emulazione, è ovvio, mi è successo di sentire dire “Ho voluto anch’io un figlio dopo che era nata la bambina di XY, ho cercato la gravidanza perchè erano tutte incinte, volevo anch’io avere una maternità, come mia madre.”
La scelta delle 17 ragazze è però rivoluzionaria perchè diventa una scelta comune oltre l’autorità della famiglia, della scuola, del buon senso. Un bel film su cui riflettere quindi.

Mi è stato chiesto se la maternità sia veramente ‘rivoluzionaria? Allora mi sono domandata quali esempi potrei dare di scelte femminili ‘veramente’ rivoluzionarie. Scorro in elenco: George Sand che girava per Parigi vestita da uomo, (?) quando le signore erano sempre accompagnate, vestivano il busto e la sottogonna, Coco Chanel che elesse la semplicità a suo stile e eliminò tutto quanto di cui sopra, Gertrude Stein che scriveva rompendo l’asse della trama, (?) quando tutti scrivevano in modo che non ci fossero dubbi, Camille Claudel che scolpiva in una casa piena dei detriti dei suoi lavori (?), quando avrebbe potuto avere una vita regolare come il suo austero fratello, Maria Montessori che ebbe un figlio fuori dal matrimonio e se lo allevò (?), quando era quasi proibito, e via dicendo. Non lo so neanch’io che cosa può essere rivoluzionario nelle scelte di una donna, una donna singolare.

Ma che 17 ragazze ripeschino la maternità quando esiste l’aborto, la pillola del giorno dopo, l’affido in una cittadina americana e che tutte insieme abbiano più forza delle considerazioni adulte, questo mi suona come segno dei tempi e come tutte le rivoluzioni mi porta con sè, mi fa ripensare a me. A me che non ho mai voluto avere figli, non ci ho mai pensato e soprattutto sono sicura che non vorrei averli con un uomo e che nè ho mai desiderato farli in coppia, ma che se guardo la maternità dalla prospettiva che mi fa vedere il film e che hanno sperimentato quelle ragazzine, posso anche pensare che mi sarebbe piaciuto partecipare in qualche modo al progetto.