POLITICA DELLE DONNE, Testi. ”La politica femminista oggi per me: fra creatività, rilancio, soggettività”

by Donatella Massara on luglio 9, 2013

”La politica femminista oggi per me: fra creatività, rilancio, soggettività”

Ho cominciato a pensarmi femminista a 18 anni e a praticare a 25 anni la politica delle donne, nelle scelte di impegno creativo, che non vanno più da sole ma insieme alla costruzione di simbolico nell’arte, nella letteratura, nel cinema nella drammaturgia, vedo uno sviluppo. E’ un rilancio che vedo nelle pratiche dove agiamo noi stesse vivendo insieme una espressione artistica delle donne. La pratica ci tiene insieme, attente e vicine innestando una proposta che non ci fa più sentire spettatrici e basta o supercritiche esperte o passive partecipanti. La drammaturgia pure va in questo senso di inclusione delle soggettività, perchè è fatta, scritta e interpretata dalle donne, e attraverso la recitazione che è una costruzione creativa agisce anche attraverso le opere teatrali create dagli uomini. Nell’uso radicalizzato delle soggettività salta la quiescente partecipazione e possono succedere delle cose, in altre parole succede che avvengono degli scambi che hanno senso e che a volte anche nei luoghi più elevati della politica delle donne non avvengono più, irrigiditi come sono da un’autorità che ognuna si porta via come quando si fa la spesa senza agire lì in loco un ricambio utile per tutte. In altre parole l’unica parola efficace diventa quella autorevole che si fa assumere senza che ci sia scambio significativo fra tutte, senza che succedano delle cose.

Mi interessa continuare questa pratica che agisce fra soggettività, creatività e conoscenza comune delle opere letterarie, drammaturgiche e cinematografiche femminili. E’ una pratica che prevede di avere un lavoro comune che include però la relazione impegnata fra donne, quella che non è incontro casuale ma sta in piedi anche per un impegno di relazione. Io confido in questo tipo di relazione che non può essere ridotta al significato di amicizia e neppure di fidanzamento e lo tengo come punto fermo attorno a cui si svolgono le altre relazioni. Ho più relazioni impegnate, quella che assomiglia di più a un fidanzamento o quella che assomiglia di più all’amicizia, e che esercita anche l’impegno della sorellanza. Questi punti fermi tengono insieme le costruzioni molto importanti a cui partecipo. Donne di parola, che è la web radio sostenuta da un continuo confronto fra le partecipanti, dal lavoro di scrittura e recitazione sulle letture. E anche la relazione impegnata con la mia amica Nuccia Cavalieri che aveva partecipato a alcune puntate della nostra fase costituente qui trova modo di esprimersi pure se a distanza e in condizioni difficili. L’associazione creata, da Zina Borgini e Laura Modini Apriti cielo!, che fra l’altro ci dà la sede, dove si svolge l’incontro veramente stimolante del Cinesalotto, e che mi dà la possibilità di sperimentare le aspettative di cui dicevo. In questa sede piccina ma grande direi il meglio che si poteva avere, inoltre incontro in continuazione nuove persone, non solo donne, aperta come è alle espressioni libere dell’arte, perchè non è sottomessa ai criteri del mercato, della critica e neppure delle decisioni autorevoli. In questo clima libero avvengono delle cose e c’è la possibilità di capire cosa fanno le donne che si esprimono senza avere l’urgenza di essere riconosciute dai luoghi istituiti. E questo è veramente straordinario. La boutique di mia sorella Carla Massara, dove avvengono incontri fra donne, dove succedono delle cose, c’è un continuo scambio di parola e dove c’è la bella creatività della costruzione negli abiti. La Galleria delle donne Sofonisba Anguissola di Torino dove è impegnata la mia amica Milli Toja, la regista artista con cui ho già girato e sto girando un nuovo film. Qui mi ritrovo con varie donne di varie parti di Italia ma soprattutto ho visto agire la pratica politica fra donne, secondo un’esperienza più che ventennale, libera che apre alle artiste, alle donne che chiedono di destinare alle altre la produttività con cui si esprimono, che sia l’arte, la politica, la riflessione o la poesia. Anche qui succedono sempre degli scambi, caratteristici di uno spazio piccolo, ma straordinario, niente più che un bell’appartamento nella Torino storica, dove le donne fanno politica ma anche chiacchierano, partecipano, si danno appuntamento consumando un bicchiere di birra originale. Last but not least è il laboratorio teatrale che sto seguendo, abbiamo chiuso il terzo anno, con Laura Modini e Raffaella Gallerati avendo come maestra la drammaturga, regista e femminista Ombretta De Biase. E qui non ci sono parole per dire quante cose succedono e come abbiamo visto crescere la nostra creatività, al di là di qualsiasi giudizio che il teatro ci ha insegnato a lasciare da parte, per mettere invece in parole la costruzione di ruoli – passando per l’immaginario – che non siamo noi stesse ma che profondamente ci possono chiamare a fare vedere chi sono le donne.
Nel testo di Lia Cigarini e Luisa Cavaliere “C’è una bella differenza” (etal/edizioni, 2013) tre punti mi interessano quello che cita la intervistatrice quando ricorda a pag 22 che la necessità del femminismo radicale è rilanciare per non essere spinte ai margini, la priorità politica di un impegno sulla struttura simbolica di cui parla l’intervistata nella battuta finale e la radicalizzazione di un impegno costituente sulle soggettività come dice a pag.33. 
L’intervistata spiega che questo impegno è collegato alle questioni che ingombrano il presente che vanno tradotte nel linguaggio, nei saperi, nelle potenzialità che le donne stanno esprimendo. Penso voglia dire che la politica delle donne è la politica, e una ragione in più è data dalla assenza di idee in cui si sta sempre più involvendo la politica degli uomini, la politica seconda. Anche l’arte delle donne è uno dei punti di arrivo in cui l’intervistata vede coincidere la esperienza femminile con la libertà di espressione delle donne, e il piacere di fruirne, in questa fase di superamento della struttura simbolica maschile e patriarcale.
Per quanto mi riguarda la radicalizzazione, il rilancio e il collocarsi nell’impegno verso la struttura simbolica lo vedo nella pratica che tiene insieme la soggettività, i desideri e il racconto di sé – al presente e al passato – passando per la creatività nostra e delle altre. Vedo in questa pratica uno sviluppo della politica femminista fatta in tutti questi anni.