CINEMA, Immagine storia, Hannah Arendt di Margarethe Von Trotta

by Donatella Massara on gennaio 29, 2014

Molto bello questo film di Margarethe Von Trotta su Hannah Arendt. Quanto le sia riuscita la trasposizione in immagini e dialoghi del pensiero della filosofa, ma non solo anche della sua attività di giornalista, saggista, insegnante è difficile deciderlo per chi la conosce, studiata, apprezzata. E’ la parola di chi non sa nulla di lei che potrebbe farci sicure che il suo messaggio di divulgazione sia arrivato completo, esaustivo e emozionante. Perchè per me il film è stato soprattutto questo: una forte emozione, come se all’improvviso mi si materializzasse una conoscenza che mi ha accompagnata durante ventanni della mia esistenza. Un ricordo che risale al 1984 quando mi accostavo per la prima volta alla sua scrittura con i bellissimi saggi raccolti in “Il futuro alle spalle”. Una traversata per me in solitaria – come era allora abbastanza la mia esistenza, perchè i suoi scritti non erano ancora riferimento per le filosofe femministe né facevano parte della mia formazione.

 

La recitazione di Barbara Sukowa è stata dunque straordinaria e così l’amore che la regista riversa sulla sua personaggia, ltre che l’interesse che sta suscitando fra le donne. Con lo stile pacato di quasi tutti i suoi film porta avanti la sua storia, concentrandosi sulla nascita di “La banalità del male”, indicando, con sicurezza, le vicissitudini degli articoli della filosofa, spinta dalla sua coscienza a seguire da vicino il processo Eichmann e osteggiata poi dalla comunità ebraica oltre che dagli intellettuali del suo ambiente, per le posizioni forti affermate. Lei non non aveva mai derogato dal partire da sé, nel giudizio sulla realtà, e questo suo pensiero libero, anche questa volta, aveva compiuto la sua temeraria traiettoria.

 

Margarethe Von Trotta continua a farsi sentire dunque con questa attenzione alla storia delle donne che da trentanni, con poche scollature, porta ai regali di film di grande valore che, passando da Anni di piombo, Rosa L, Rosentstrasse, arrivano a Vision e a questo di cui stiamo parlando. In quest’ultimo è infatti molto bene intrecciato alla trama l’inserimento del materiale storico in nostro possesso, le lunghe riprese sul processo nel mentre che si stava svolgendo che provano il suo interesse alla ricostruzione. Mi piace molto la dedizione di questa regista alla storia femminile che mi fa pensare alla fedeltà al pensiero femminista, oltre che alle generazioni successive alle nostre e in definitiva a se stessa. E alla fiducia nelle altre donne che possano capirla.