CINEMA, Immagine-storia, L’isola di Rina di Caterina Gerardi

by Donatella Massara on marzo 15, 2014

AA.VV, L’isola di Rina. Ritorno a Saseno (Milella, Lecce, 2013) nasce insieme all’omonimo video di Caterina Gerardi. Il film dedicato all’amica Rina Durante è allegato in dvd a questo volume, dalla regista fortemente desiderato. Saseno è oggi una base militare. L’ isolotto albanese, collocato fra la baia di Valona e il golfo di Otranto, è stato fino a poco tempo fa una base della Guardia costiera italiana. Quest’isola che ha visto quindi molti passaggi di proprietà, è stata per Rina il luogo dove più sognava di tornare e che le fu interdetto, per tutta la vita. Solo dopo la sua morte l’amica Caterina ricevette l’autorizzazione a recarvisi. Ha potuto così riprendere i posti che potevano ancora rievocare il passato della scrittrice, che erano stati quasi una metafora del ‘padre’ da lei molto amato, come una volta le disse lo psicoanalista Emilio Servadio.

 

All’inizio del suo racconto la regista dice “sto cercando Rina, la mia amica, in quest’isola dove ha passato la sua infanzia straordinaria”. Io guardando il film, per trovare un punto di orientamento, mi chiedo “dov’è Caterina”. La ritrovo nella precisa ricerca delle immagini che sono più fotografie che scene. Si alternano le riprese sulla natura dell’isola rimasta uguale nel tempo. Qualche volta avvertiamo il presente perchè Saseno è oggi una base militare italiana. Lo era anche quando arrivarono Rina, le sue sorelle e la madre, al seguito del lavoro del padre. E le immagini fermano scorci degli edifici fatiscenti che testimoniano di quel passato abbandonato al nulla, rappresentativo di passaggi di storia, non così lontana. Sono immagini che viene voglia di riguardare perchè contengono, nella loro asciutta rappresentatività del presente, lo struggimento della sua ricerca per ridare all’amica scomparsa il luogo dove aveva passato l’infanzia, “disciplinata e selvaggia, libera e prigioniera”. Era cresciuta per dieci anni in un’isola di militari, unica presenza femminile con le sorelle, la madre e dove il padre era capoposto, negli anni ’30. L’isola le aveva offerto la fioritura primaverile capace di farla assomigliare a Lesbo, il mare incontaminato, la scoperta del potere dell’immaginazione, del libro come luogo infinito che la farà diventare scrittrice. Di Rina sentiamo la voce che ci parla della sua infanzia, una voce bella e completa che non risuona come se volesse dire: cercatemi dove io non posso più tornare, ma come una rievocazione definitiva che di quelle immagini, riportate da Caterina a fianco alle sue parole, ha la certezza che ritornerà in possesso. E’ giusto, allora, quello che dice Carla Vestroni introducendo il libro: per la regista c’è stata un’intima urgenza a spingerla fino ai luoghi d’infanzia dell’amica. E’ da queste immagini che avvertiamo l’affabulazione dell’incontro emozionante con l’isola, dell’amicizia con la scrittrice, della storia di sé che Rina le ha raccontata. Una narrazione difficile, poetica ma affatto immediata che ci spinge a guardare sempre più da presso che cosa Caterina Gerardi ha voluto trasmettere facendoci ascoltare contemporaneamente, la testimonianza di Rina Durante e della sorella Pia. Le une, le parole, dunque, non possono stare senza le altre, le immagini.

La regista guarda e ci fa vedere con i suoi occhi quello che sa non ci farà più paura. Le intelaiature di finestre senza vetri da cui sbuca la macchia mediterranea che ricopre l’isola, insieme ai fiori spontanei, alle ginestre, i banchi di scuola rovesciati, le brande arrugginite, i macchinari coperti di polvere, le sedie rovesciate, questi resti di una vita comunitaria, depositati negli edifici scrostati, non si sdoppieranno per diventare segni di distruttività. Così è per le case dal soffitto sventrato, per le scale che ancora portano ai piani superiori senza che ce ne sia l’utilità, per i muri che conservano i passaggi più diversi, visibili nei segni del fascismo, dei militari di occupazione, dei comunisti e dei cinesi, per i residuati di guerre non ancora sciacquate via dall’usura del tempo. Queste immagini che hanno le voci, la musica, le parole di un’infanzia lontana a fargli da tappeto sonoro, raccontano una piccola storia che ci basta per fare inceppare il meccanismo della narrazione storica fatta di vittorie e sconfitte, acquisizioni e abbandoni, ripetizioni e rivoluzioni. E’ una storia che, anche quando è attraversata dalla malinconia, ripercorre le sue tappe, riaprendo interrogativi. Alla fine niente è stato rimosso ma rivitalizzato, la storia del nostro tempo è assorbita nella ricerca di Rina Durante sull’isola della sua infanzia, perchè è troppo appassionante la vita delle donne per dimenticarla, trascinante anche quando niente parla più di esse se non attraverso le parole che ci hanno lasciato per guardarci.

 

Le autrici: Caterina Gerardi vive a Lecce è fotografa e operatrice culturale, collabora con riviste e periodici. I suoi libri fotografici con rilevanti saggi critici documentano altrettante mostre personali a Lecce e in numerose città italiane. Fra i libri: Come vedi ti penso. Dal Monumentale di Milano parole e immagini, Milella, 2012 e fra i video: Nella casa di Borgo San Nicola, Con le donne nel carcere, 2008, Come farò a diventare un mito. Omaggio a Rina Durante

 

Rina Durante (1928-2004) nata a Melendugno (Lecce) è stata giornalista, scrittrice, poeta e intellettuale impegnata socialmente e politicamente, autrice di varie opere che spaziano dal romanzo (La malapianta, 1964), alla critica letteraria, alla ricerca antropologica in terra salentina (Canti di Terra d’Otranto e della Grecia Salentina) per arrivare ai testi teatrali (Ballata salentina) e alle sceneggiature (La sposa di San Paolo regia di Gabriella Rosaleva, 1989).

 

Il libro: AA.VV, L’isola di Rina. Ritorno a Saseno (Milella, Lecce, 2013) comprende per metà saggi di Carla Vestroni, Ada Donno, Rosella Simone, Pia Durante, Diana Chuli, Tatiana Kurtiqi, Luisa Ruggio, Daniela Grifi per l’altra metà scritti di Rina Durante.

 

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