POLITICA DELLE DONNE, Testi. La Ronde de Nuit a teatro regia di Helene Cinque

by Donatella Massara on maggio 17, 2014

Ieri sera al Piccolo ho visto La Ronde de nuit spettacolo scelto per festeggiare i 50 di teatro di Ariane Mnouchkine. E’ stata una bellissima esperienza, conclusa da cinque minuti di applausi. La piece racconta la notte di un gruppo di afghane e afghani scappati in Francia che in una Parigi di gelo a -36° si rifugiano nella portineria di un teatro dove un loro compatriota lavora come guardiano.

Sono arrivati con l’ultimo metrò ma se ne andranno – questo è il patto – con il primo metro. Nella notte, la storia rivela quello che non sappiamo di queste donne e di questi uomini. Vengono a galla i vissuti di ognuno ma non i dettagli della loro personalità, la vicenda che li ha portati lì, i sentimenti che emergono sono afferrabili da chi condivide lo spettacolo perchè ai profughi resta solo il sogno o l’incubo che irrompono mentre il guardiano è in giro per la ronda. E allora i fantasmi dell’inconscio, i desideri e le paure si materializzano perchè c’è chi sogna di incontrare una donna, chi vive la morte del fratello per congelamento che invece al risveglio è vicino a lui, c’è la violenza subita, e la ragazza si risveglia inseguendo con un coltello lo stupratore, c’è un’aggressione avvenuta in una terra che avrebbe potuto dare il rifugio dalla violenza da cui si scappa. C’è chi sogna di cantare i canti del suo paese con il migliore amico a accompagnarlo. Il guardiano che ha un lavoro ha il computer e attraverso skype parla con la moglie, con i genitori e così anche loro fanno parte dello spettacolo, immettendo in scena la parte tenera, ironica e privata della vita di chiunque. Arrivano invece dalla notte gelida altri personaggi della nuova patria, il barbone ubriaco, la prostituta gentile, la russa immigrata anche lei, il poliziotto francese che rimane congelato e sono i corpi dei profughi a scaldare, senza che lui ne abbia coscienza. Al mattino tutti se ne vanno, ognuno per la loro meta, forse l’Inghilterra.
Gli attori sono quasi tutti giovani afghani, donne e uomini, del gruppo teatrale Theatre Aftab (sole in lingua dari) che nel 2005, dopo un laboratorio con Ariane Mnouchkine a Kabul, messi in scena alcuni spettacoli, sono stati costretti a lasciare l’Afghanistan scegliendo la Francia come patria adottiva. La regia è di Helene Cinque. Bellissimo lavoro, quasi due ore senza intervallo che si vivono con piacere, soddisfazione e semplice ammirazione. Un testo che attraverso racconto, sogno e improvvisazione descrive la vita senza abbandonare il terreno immaginativo proprio della migliore drammaturgia.