POLITICA DELLE DONNE, Testi.Materiali per una storia della danza femminile, della ginnastica e del movimento. La Scuola Carla Strauss – movimento in movimento di Johanna Wollmann

by Donatella Massara on ottobre 26, 2014

Materiali per una storia della danza femminile, della ginnastica e del movimento. La Scuola Carla Strauss – movimento in movimento di Johanna Wollmann

 

Intervista a  Johanna Wollmann

Intervista a Alessandra Signorini

Intervista a Claudia Mizrahi

Intervista a Karin Ullrich

Intervista a Ruth Eulenberger

Testimonianza di Rossella Majuri Meusel

Le testimonianze delle allieve della Scuola Carla Strauss

Sito Scuola Carla Strauss

Quando ho deciso di iscrivermi a un corso di jazz dance è stato perché avevo scoperto di abitare vicino alla Scuola Carla Strauss cs Buenos Aires 64 a Milano. Vivendo a Milano da quando avevo dodici anni, la conoscevo, come chiunque viva a Milano. Fondata dalla signora Strauss negli anni ’30 – ma di lei apriremo più avanti la storia – ha allevato centinaia di bambine diventate poi ragazze, donne e alcune oggi sono sulla soglia della vecchiaia. Capire che cosa sia la Scuola Carla Strauss – arte del movimento e perchè sia ancora oggi la Scuola Carla Strauss – movimento in movimento, è quello che mi sono proposta, alcuni mesi fa. L’occasione è stata la mostra dedicata alla fondatrice che abbiamo tenuto nel mese di giugno 2014. In quella occasione volendo scrivere una sua biografia ho fatto varie interviste: alla figlia di Carla Strauss, Nora Kaufman, poi a Johanna Wollmann che ha rilevato la Scuola e qui racconta i cambiamenti che sono avvenuti nella scuola,  il suo punto di vista e la sua storia personale. Mi sono poi rivolta alle insegnanti che nella Scuola lavorano Alessandra Signorini, Claudia Mizrahi, Karin Ullrich, e Ruth Eulenberger che è una ex-insegnante. Mi sono ripromessa di fare nuove interviste e di parlare con altre, alla scuola Strauss formatesi, per insegnare oggi in altre situazioni, e che hanno conosciuto Carla Strauss. Ho raccolto quindi le testimonianze delle allieve, le mie compagne nella Scuola.

 

Tutto questo materiale mi ha letteralmente risospinta verso il grande contenitore del mondo della danza, entusiasmandomi. Mi sono accorta dei meriti e dei limiti di questa storia. Da una parte è una narrazione piena di scoperte straordinarie, dove le donne sono state le grandi, non uniche, ma sicuramente significative protagoniste. Ma dall’altra parte ripropone un canone che include solo alcuni nomi, per lo più stranieri e ne esclude altri. La danza, attraverso questo sguardo, diviene un’arte  di stampo professionale praticata solo possedendo il corpo molto sottile, la straordinaria volontà di stare otto ore in addestramento, per non parlare poi del tacito obbligo di essersi esibita in un pubblico teatro, almeno come la Scala. Il risultato è che questi studi indicano gli anni ’80 del XX secolo come il momento dell’ingresso della danza contemporanea in Italia.

Sono convinta che invece altre esperienze abbiano anticipato, anche in Italia, la danza contemporanea, andando oltre il balletto classico. E che di queste occorre tenere conto, per capire che cosa volevano comunicare e per vedere con un immaginario più appropriato le giovani o meno giovani donne che popolano oggi le nostre strade. Il corpo femminile  e i suoi cambiamenti provengono da questa lunga storia, l’hanno attraversata, ci sono passati in mezzo, facendo di essa un’esperienza diretta o mediata dai mass media. Carla Strauss fa parte di queste prime esperienze che sono comprensibili solo guardando a nord, individuando le scuole fondatrici di metodi nuovi che miravano a sviluppare l’armonia olistica di corpo e mente, ma anche in Italia ebbero il loro riverbero. Le citerà queste scuole, Laban, Wigmann, Bode, Loheland, Menzler la giovane Carla nel suo volume “Ginnastica moderna femminile. Arte e grazia del movimento”, Hoepli, 1933, ma per ispirarsi solamente a Isadora Duncan, per “la ginnastica concepita come danza” e la danza “elevata a forma di espansione dell’anima umana”. Contemporaneamente fa riferimento alla dottoressa Bess Mensendieck, per il metodo di ginnastica avente per scopo la salute della donna. E che Carla Strauss praticasse danza contemporanea nella piccola scuola aperta a casa sua lo testimoniano le piccole foto ingiallite che sono state conservate negli album di Nora Kaufman, insieme alle coreografie che sua madre creò, fino al 1939, l’anno famigerato delle leggi razziali, per varie rappresentazioni pubbliche.

Il lavoro di ricerca storica non è poco per ristabilire un filo narrativo che espanda, modifichi, riinterpreti le tante vicende che hanno visto le donne protagoniste con il XX secolo dell’arte della danza. Incomincio mettendo in rete le interviste di cui ho parlato e che mi hanno entusiasmata. Le donne a cui le ho rivolte, in questi anni mi hanno dato moltissimo delle loro abilità, ma soprattutto della loro sensibilità e capacità di cogliere il senso profondo dell’insegnamento del movimento, in movimento, appunto. L’ insegnamento Strauss continua a essere collegato alla sua fondatrice, anche se è andato oltre nella sua ricerca, immedesimato in principi che agiscono nei corpi in movimento ma refrattario a irrigidirsi in un metodo trasmissibile per schedature, ordini e concetti. E’ un insegnamento che ha la sua riuscita e garanzia di valere come un’esperienza che coinvolge tutta la persona, non solo per l’aspirazione di essere magra, il deducibile bisogno di stare al passo con i tempi, con le mode della fitness, o essere ‘palestrata’. Ma ancora non si comprende del tutto questa palestra che non è una palestra se si mette a tacere quel tanto di coraggio in più che batte il suo tema nella scuola Carla Strauss, coraggio femminile, che possiamo chiamare come preferiamo: stile, rigore, eros, nel senso di amore, relazione che cambia il corpo ma sempre sfida anche il modo di rapportarsi, facendo salire il valore della differenza di ognuna più che quello dell’uguaglianza fra molte.