LIBRI, Recensioni, Georgette Epinay-Burgard, Emilie Zum Brunn, “Le poetesse di Dio, Mursia, 1994

by Donatella Massara on gennaio 1, 2015

Per parlare di libri dedicata alla mistica femminile, segnalo uscito ormai 20 anni fa l’importante antologia propedeutica, documentatissima, autorevole che precede i lavori di studiose come Adriana Valerio, Luisa Muraro e adesso, a cura di Wanda Tommasi della Comunità Diotima, “Un altro mondo in questo mondo” Moretti & Vitali, 2014.

Georgette Epiney-Burgard, Emilie Zum Brunn, “Le poetesse di Dio. L’esperienza mistica femminile nel Medioevo, ed. it. a cura di Donatella Bremer Buono, Mursia, 1988 (1a ed. “Women Mystics in Medieval Europe”), 1994

 


 


Dalla Presentazione all’edizione italiana di Emilie Zum Brunn, 1993: “Stiamo assistendo ad una vera e propria riscoperta della spiritualità femminile medievale, testimoniata da un sempre crescente interesse per opere che per secoli erano state, con rare eccezioni, dimenticate, se non addirittura deliberatamente occultate.”
L’antologia presenta sostenuta da un’ampia bibliografia l’opera di Ildegarda di Bingen, appartenente ancora all’alto Medioevo (1098-1179), delle beghine Hadewijch d’Anversa (1240 ca), Matilde di Magdeburgo (1207-1210 – 1282-1294), Margherita Porete (?- 1310), vissute un secolo più tardi e della priora cistercense Beatrice di Nazareth (1220-1268), partecipe del movimento beghinale e formatasi alla loro spiritualità. 
Queste donne sono già evidenti nelle fonti a loro contemporanee, per esempio nella testimonianza del 1158 che riguarda Ildegarda e la sua contemporanea Elisabetta di Schonau: 
“Allora, Dio manifestò il suo potere attraverso la mediazione del sesso debole in queste converse che egli colmò dello spirito profetico.” (Annales Palidenses, “Monumenta Germaniae Historicae, Scriptores”, t.16, pag. 90)
Dall’Introduzione di E.Z:
“Per quanto possa essere importante l’aspetto letterario dei loro scritti, l’opera primaria svolta da queste donne fu quella di riformare la Chiesa dilaniata dagli scismi, dalla decadenza, dalla simonia, dall’inaridimento intellettuale e di instaurare nuove forme di vita cristiana. La prima opera di riforma fu senz’altro quella di Ildegarda, cui seguì il movimento delle beghine, caratterizzato dalla ricerca di rinnovamento e persino di innovazione. A partire dal XIII secolo infatti le grandi correnti spirituali non mirano solamente a restaurare ma soprattutto ad innovare. Le parole “novità” e “libertà” ne diventano i principali leitmotive, cui si aggiunge quello di “povertà”, intesa come povertà evangelica che si oppone in modi diversi, alla corruzione e allo spirito di lucro che colpiscono soprattutto l’alto clero.”