LIBRI, recensioni Michela Marzano, “Volevo essere una farfalla”, Mondadori

by Donatella Massara on dicembre 1, 2016

IL LIBRO DI MICHELA MARZANO recensione di Franca Fortunato
“VOLEVO essere una farfalla – Come l’anoressia mi ha insegnato a vivere” è il libro autobiografico della filosofa deputata Michela Marzano, in cui parla dell’anoressia raccontando se stessa, la bambina che è stata, l’adolescente, la donna che è diventata prima e dopo l’anoressia. Per anni si è portata dentro il fantasma del padre, la paura di perdere il suo amore, la sua ammirazione, se solo avesse cessato di essere come lui voleva che fosse. Aveva modellato se stessa sulle aspettative del padre e sui suoi insegnamenti, sminuendo la figura materna. <<Papà mi ha insegnato il dovere e il sacrificio. Mi ha insegnato a stringere i denti e ad andare avanti, A non fermarmi mai davanti agli ostacoli. A battermi senza sosta. Ad essere sempre la più brava.>> L’autrice scava in quel “falso sé” che negli anni si era costruita per sopravvivere, adattandosi all’ambiente che la circondava per sentirsi accettata. Riattraversa periodi significativi della sua vita – liceo, università, dottorato, insegnamento a Parigi, matrimonio, divorzio, amori cercati e perduti, ricoveri in ospedale per tubercolosi e tentato suicidio – intrecciandoli col percorso di presa di coscienza di sé e di liberazione dall’ansia di compiacere il padre, avere la sua approvazione, rispecchiarsi nel suo sguardo. Ma cos’è l’anoressia? Marzano, che il giorno della sua laurea pesava 35 chili, risponde a partire da quello che lei stessa ha imparato su sé e di sé in dieci anni di psicoanalisi, ridimensionando l’uso degli psicofarmaci “a volte inutili, ma talvolta necessari”. << Bisogna capire – lei scrive – che non è tanto il sintomo che fa soffrire, ma la sofferenza che si trasforma in sintomo. Il corpo anoressico è solo un sintomo di una parola che non riesce ad esprimersi altrimenti. E’ il sintomo di un desiderio perso nel tentativo disperato di adattarsi alle aspettative degli altri >>, come ha fatto lei con il padre per non rinunciare allo “sguardo orgoglioso” con cui l’aveva “sempre guardata”. In quanto sintomo è solo la punta dell’iceberg, è una forma di allarme, un campanello, una spia di un disaggio e di un malessere profondo. La anoressica porta allo scoperto quello che non va nel profondo per cui il problema non è guarire dal sintomo, non basta ricominciare a mangiare. Niente cambia se non si scava dentro, profondamente, dove fa più male. Niente cambia se non si riesce a dare un senso al proprio disturbo e a integrarlo all’interno della propria vita. E’ l’occasione per rimettere tutto in discussione. Solo riattraversando il passato, si riesce a dare un senso al proprio dolore. E’ non c’è nulla di cui “guarire” perché non c’è nulla da “aggiustare”, da “normalizzare”. Si deve solo aprire la porta alla gioia di vivere. Un libro bello, pieno di riflessioni sulla vita, sull’amore, sull’essere donna, che insegna a vivere, al di là dell’anoressia.
“Volevo essere una farfalla” ed. Piccola biblioteca Oscar Mondadori pp. 210 €11,00