Libri, Testi: “Nessuno torna indietro” di Alba De Cespedes romanzo e film

by Donatella Massara on marzo 25, 2018

“Nessuno torna indietro” è il secondo romanzo di Alba De Cespedes. Esce nel 1938, in pochi mesi vende 10.000 copie con varie ristampe. Dal 1939 al 2003 ha avuto 32 traduzioni. Viene osteggiato dal fascismo per il passato antifascista dell’autrice, è proibito ai librai di esporlo nelle vetrine. Ebbe 24 ristampe e alla 17esima il fascismo lo proibì ma continuò a circolare clandestinamente. E’ a tutt’oggi un bellissimo romanzo che racconta i modi di pensare delle ragazze del tempo, mia madre allora aveva 16 anni e studiava in collegio da 6 anni. Le sette protagoniste del romanzo invece hanno dai 20 ai 25 anni, solo Augusta è più anziana, studiano all’università sono ospiti di un pensionato di suore, maggiorenni che nel Collegio Grimaldi hanno molte restrizioni alla libertà. Le vite di queste ragazze vengono raccontate dalla scrittrice con uno sguardo diretto che non indulge in nessun romanticismo e idealizzazione, sono ragazze vere con vite diverse e aspirazioni verosimili, stanno facendo un’esperienza di autonomia da cui non torneranno più indietro. Vogliono laurearsi ma vogliono anche sposarsi, innamorarsi, solo Silvia e Augusta ambiscono una allo studio e l’altra alla scrittura giudicando la vita matrimoniale oppressiva per una donna. Emanuela la più ricca per estrazione sociale ha già avuto una figlia ma la tiene nascosta, va a trovare quando può la sua bambina, in un lussuoso collegio, poi incontra un giovane che vorrebbe sposarsi con lei, non gli dice la verità della sua condizione, se non in prossimità delle nozze e lui la lascia. Anna vuole laurearsi ma anche sogna le sue proprietà e la vita in campagna, tornerà al suo paese dopo la laurea sposandosi con un ritrovato amico di infanzia, Valentina la sua amica del cuore in realtà la invidia e sospira di elevarsi socialmente, sogna ogni notte l’incontro con un principe indiano, Milly è molto malata, suona l’organo, è innamorata di un organista cieco, morirà prima di realizzare il suo sogno d’amore e d’arte, Vinca è una spagnola che insegue l’amore per un suo connazionale, ma questo ripartirà per la Spagna richiamato dalla guerra civile e si sposerà con una ragazza ricca, Xenia non riesce a passare la laurea (a quei tempi era come un esame, e qualcuno la leggeva veramente,) si vergogna di tornare dai genitori che avevano venduto la vigna per mantenerla agli studi e scappa dal collegio, dopo avere rubato un anello di Emanuela, lavorerà come segretaria per diventare poi l’amante di un giovane imprenditore e quando lui finisce in prigione, passa al socio del suo amante, per non rinunciare alla vita agiata, accetta un uomo molto più vecchio di lei che non le suscita alcuna attrazione fisica. Questo intreccio poco sognatore e intraprendente verso le condizioni in cui vivevano le donne e la volontà di spiegare le scelte che potevano fare, è accusato di immoralità dal fascismo. L’anno dopo la pubblicazione del libro, la scrittrice inizia la sceneggiatura del film ispirato al romanzo. Alba de Cespedes vive un adattamento sofferto alla scrittura cinematografica e lo racconterà in un articolo, è, allo stesso tempo, attratta dal vedere le sue personagge e i suoi personaggi diventare reali sullo schermo. Il film sarà cosceneggiato dal regista Alessandro Blasetti e dalla scrittrice, con altri. Blasetti relazionerà al Ministero della cultura le sue intenzioni di trarre dal romanzo un film educativo e morale, uscirà dopo la guerra suscitando una montagna di critiche da parte dei critici e degli intellettuali del tempo. Blasetti stava rimontando la china dopo avere aderito al fascismo e nel film ci sono tutte le grandi attrici dei ‘telefoni bianchi’. A me è abbastanza piaciuto anche solo per il protagonismo femminile che espone e perchè alcune attrici nonostante tutto sono brave come Mariella Lotti, Maria Denis, Elisa Cegani, Valentina Cortese. Però sono i cambiamenti avvenuti sul romanzo che disturbano. Ogni personaggia è stata coscientemente privata delle caratteristiche narrative che potevano andare contro le aspettative di un immaginario convenzionale. Immaginario nel quale per prima cosa deve risaltare la magnanimità maschile, l’eroismo, capace di sfidare anche le norme comuni per amore. Emanuela quindi non viene lasciata dall’aspirante marito perché ha scoperto che ha una figlia ma sfidando tutto lui le si riavvicina. Vinca non è preferita a una più ricca ma il suo compagno muore in battaglia. La moglie del professore di Silvia non lo sta tradendo con un amante per questo tenta il suicidio ma sta male perchè è incinta. Xenia non preferisce gli agi alla coerenza con se stessa ma torna immiserita in carcere a trovare il primo amante. La stessa suor Lorenzina che nel romanzo è bella, ama le sue ragazze ed è poi un poco suonata per il mobbing che le fa la suora che le è sottoposta, nel film è diventata una zitella anche piuttosto imbruttita e bigotta. C’è lo scopo evidente di buttare via tutte le acute novità che la scrittrice aveva creato per le sue ragazze e con cui le accompagnava nel mondo per radunarle intorno a un plot melodrammatico, prevedibile che le priva di qualsiasi spinta di autonoma concezione della propria vita. lo scopo evidente di buttare via tutte le acute novità che la scrittrice aveva creato per le sue ragazze e con cui le accompagnava nel mondo per radunarle intorno a un plot melodrammatico, prevedibile che le priva di qualsiasi spinta di autonoma concezione della propria vita. Forse il cambiamento più significativo è avere espulso addirittura una delle sette ragazze, protagoniste: Augusta, la più selvaggiamente femminista. E’ una figura che oggi è decisamente lesbica. La scrittrice interrogata a proposito disse che non aveva voluto coscientemente descrivere un’omosessuale ma che se qualcuna ce l’avesse vista sarebbe stata un’identità pertinente. Lucia Cardone, studiosa di cinema, di scrittura femminile e di interpretazione delle figure femminili nell’immaginario, ha analizzato “la siderale distanza fra la pagina e lo schermo” in un saggio molto bello: “Pelle e pellicola. La scrittura femminile e lo sguardo in “”Nessuno torna indietro” di Alba De Cespedes e Alessandro Blasetti”. Il saggio sta nel volume Saverio Chemotti (a cura di), “Le graphie della cicogna. La scrittura come ri-velazione” Atti del convegno tenuto a Padova 11.13 novembre 2010, edizione Il Poligrafo, 2012. Il saggio di Lucia Cardone è stato messo in rete e leggibile per chiunque.