Politica delle donne, Testi: Qualche idea sulla politica del femminismo scaturita dal dibattito in La Biblioteca femminista

by Donatella Massara on gennaio 5, 2019

Qualche idea sulla politica del femminismo scaturita dal dibattito in La Biblioteca femminista di Donatella Massara

“Lottare per avere gli stessi diritti”  è quello che dicono molte donne del femminismo intersezionale. Le ho conosciute in rete durante un lungo dibattito nel gruppo FB La Biblioteca femminista, di cui sono con altre amministratrice. L’uguaglianza è un’aggiunta poco significativa per il femminismo. Gli stessi diritti ce li abbiamo da tempo, maschi e femmine non più solo uguali davanti a Dio come dicevano secoli fa, ma uguali davanti alla legge. E’ l’ideologia accreditata dal Ministero delle pari opportunità, la  parità. Ma non sono esattamente le donne delle pari opportunità che hanno fatto il femminismo. Io so per convinzione, teoria e pratica che è molto più interessante politicamente pensare alla differenza e lavorare con passione per la differenza, per il valore dell’essere donne, anche differenti l’una dall’altra, è molto più forte questa differenza che non lottare per volere essere uguali agli uomini.

Non vivo queste battaglie come vincenti. A me il femminismo ha dato la possibilità di vivere i miei desideri, riconoscerli, e agirli. Il femminismo è una bellissima avventura politica che vivo in intensa relazione con alcune donne. Mi accontento? A me sembra di avere fra le mani il mondo.

So che gli uomini non hanno difficoltà a riconoscere che le donne sono vittime, gli dà anche una certa potenza in più, hanno problemi a riconoscere la differenza femminile, ovvero che quello che va bene a loro può non andare bene a noi, tutto quello che fanno, dicono e pensano è consacrato all’unicità del soggetto maschile e la vittima viene incorporata in questa costruzione simbolica. Il pensiero della differenza crea due soggetti, l’uno diventa due. Senza vittime. 

Oggi il separatismo non è un correttivo, non lo è mai stato. Il gesto separatista originario è stato in USA quando durante un’assemblea di studenti maschi e femmine, le donne decisero di separarsi e di parlare da sole, fra di loro. E’ stato un gesto di lotta, il separatismo, nato negli anni ’70 quando le donne facevano politica con gli uomini, nei gruppi della sinistra. Oppure è nato quando condividevano per esempio l’esperienza artistica (penso alla Lonzi critica d’arte che decide di separarsi dal mondo maschile). Il separatismo è anche piacere di stare fra donne, ritrovare nell’autocoscienza quel linguaggio proprio, non più colonizzato dalla politica mista. Ci siamo date una parola di donna. 

La mia (non solo mia ovviamente) è una posizione politica che rifiuta di prendere il sesso maschile e le sue costruzioni teoriche politiche sociali come modello da assimilare. Dare valore alla differenza di essere donne e uomini, in questo caso parlo di noi donne, e parto da noi donne, significa potenziare il punto di vista femminile e dargli la carta di giocarsi nel mondo partendo da sè. Che siamo uguali perchè esseri umani è un’osservazione ovvia. Quindi la parità è implicita oggi. Però storicamente è stata rifiutata. Pretesi scienziati hanno asserito che le donne sono inferiori agli uomini. L’idea di parità è stata la prima rivendicazione femminista, per esempio rispetto al voto dal quale le donne erano escluse. Politicamente dagli anni ’70 del XX secolo il neofemminismo ormai definito storico ha elaborato l’idea di differenza sessuale (Carla Lonzi Luce Irigaray Lia Cigarini Luisa Muraro etc) perchè le donne attingano a se stesse, al proprio deposito di conoscenze, di linguaggio, di storia per trovare una propria politica, differente da quella maschile. 

Oggi lottare per essere uguali –  trans con uomini, donne nere con donne bianche e via dicendo, povere con ricche – è inerente alla vita umana, siamo uguali perchè essere umani. Ma la lotta politica e la passione per la politica per me nasce dalla mia differenza di donna. So che gli altri li coinvolgo nel momento in cui faccio azioni pubbliche. La Biblioteca femminista è un gruppo aperto. La Libreria delle donne di Milano è un negozio. I Centri di documentazione sono frequentabili da donne e uomini. Le donne sono le protagoniste, gli uomini amici delle donne, accettino questi principi. Sono per una politica femminista che lotta per cambiare il simbolico. Che valorizza la differenza. E include tutte le manifestazioni che partono dalla sessualità. L’individualita’, la soggettività di ognuna (donna) è un valore fondante con cui mi relaziono. Lottare per il simbolico femminile vuole dire stare dentro alla scrittura, al linguaggio, alle espressioni artistiche del passato e del presente. È il cambiamento profondo di un simbolico che oggi fa ancora fatica a riconoscere le donne. Questo riconoscimento può fare scaturire quei cambiamenti originari che fanno saltare gli assetti di potere. La differenza sessuale porta con se’ non solo i caratteri genitali ma quelli che portano ai comportamenti, alle scelte, ai desideri. I bisogni di una donna benestante sono simili a quelli di un uomo soprattutto se è sua moglie i bisogni di una donna povera sono simili a quelli di un uomo povero soprattutto se è suo marito. Il desiderio di libertà di una donna bianca può essere simile a quello di una nera se riesco a vedere la nostra differenza. Io lavoro, quindi, per conoscere, costruire, capire la differenza femminile. Va bene che ognuna segua la sua pratica politica, senza però fare degli errori di interpretazione. C’è chi ha detto  che il femminismo separatista rischia di “far perpetrare un’ideologia discriminatoria nei confronti del sesso femminile stesso perché lo si rappresenta sempre e solo come vittima”. Mai successo. Il femminismo separatista, il pensiero della differenza è notoriamente contro la rappresentazione delle donne come vittime. Le donne sono soggetti che sono state espropriate della loro identità dall’universale maschile. E’ la rappresentazione unilaterale dal punto di vista maschile che incombe sui due sessi, per cui c’è un unico soggetto. Non è vittima la donna ma consapevole o inconsapevole trasmettitrice di questa parola unica, per cui: la storia l’hanno fatta gli uomini, il canone letterario vede elencati solo uomini, la storia della filosofia ignora che ci sono state le filosofe. Il pensiero della differenza vuole creare il linguaggio che esprima questa differenza, facendo breccia dentro il simbolico universale maschile. E da qui il passo laterale, del separatismo.