Politica delle donne: Intervista a Nilde Vinci sulla 76a Mostra del cinema di Venezia

by Donatella Massara on agosto 30, 2019

Intervista a Nilde Vinci di Donatella Massara

Sono rimasta colpita dalla significativa presenza di registe scelte come giurate alla 76a Mostra del cinema di Venezia. Una presenza tutt’altro che neutra! come ha fatto vedere la presidente Lucrecia Martel aprendo una coraggiosa polemica contro Roman Polanski, autore in concorso, condannato, in contumacia, per stupro di una tredicenne, avvenuto quando aveva 43 anni. In sostegno con le donne del suo paese, l’Argentina, la regista ha dichiarato che vedrà il film come tutti gli altri in concorso ma che non l’applaudirà.

Mi sono rivolta a chi è un’avanguardia della pratica politica femminista sul cinema delle registe, convinta che sulla scena di Venezia il red carpet lo stiano tenendo non solo gli abiti delle attrici ma anche le posizioni femministe. E’ tramontata l’idea del cinema come cultura, intoccata dalla carnalità delle differenza, dove pubblico e produzioni condividono i principi puri dell’arte. Con l’attenzione alle registe e ai loro film Nilde Vinci ha creato ormai trentanni fa, nel 1990 l’Associazione Lucrezia Marinelli che oltre a possedere un archivio di migliaia di film a regia femminile propone, organizza, distribuisce e promuove per pura passione politica i film delle registe.

Donatella: Cosa pensi della presenza a Venezia di registe note. Ci sono Lucrecia Martel, Mary Harron, Susanna Nicchiarelli, Costanza Quattriglio, Antonietta De Lillo. Sono tutte giurate sparse nelle varie sessioni, oltre a quella centrale, insieme a donne esponenti delle professioni artistiche, come Laurie Anderson?

Nilde: Che ci siano tante registe sono contentissima, anche se considero più semplice fare la giurata che non fare la regista, nel senso che se devo vedere, i film a regia femminile a Venezia, sono molto pochi rispetto, per esempio, a Locarno. La cosa importante è che questi nomi: la Martel, la Nicchiarelli, la Quatriglio, la De Lillo etc non sono così nell’orecchio delle spettatrici e degli spettatori. Questo permette alle registe che il loro nome vada nel mondo. E non è una piccola cosa, è molto importante, perché uno dei problemi dei film a regia femminile è che non sempre le persone sanno il nome della regista.

Donatella: La presidente Lucrecia Martel che ha attaccato Polanski, come criminale, tu cosa pensi sgnifichi dal punto di vista della differenza femminile?

Nilde: Ma io sarei d’accordo di boicottare Polanski. Dopo quello che ha fatto. Sono cose che non si perdonano. Mi viene sempre in mente questo bellissimo documentario fatto dalla Feltrinelli sulla giudice della Corte Suprema degli USA che si chiama Ruth Ginsburg (“Alla corte di Ruth RBG” diretto dalle registe Betsy West e Julie Cohen) la quale nelle sue manifestazioni continua a rivolgersi agli uomini dicendogli “Dovete smetterla di calpestarci”. Questa è una frase – “Smettetela di  calpestarci – che veramente mi ha colpito molto. E infatti nella realtà, Polanski facendo lo stupro di una bimba di tredici anni non ha fatto altro che calpestare lei e noi, perché secondo me non c’è differenza. Quindi io sulla storia di Polanski non gli concederei nessun vantaggio. La distribuzione ha detto che ritirerà l’opera perchè il grande artista va giudicato solo per la sua opera. Io non credo che sia così.

Donatella: Quindi tu pensi che chi ha commesso un oltraggio verso una donna vada punito.

Nilde: Gli oltraggi sono anche più modesti come le molestie, figuriamoci davanti a una bambina di tredici anni.

Donatella: Diversamente il direttore Barbera si è soffermato sulla bellezza del film J’accuse di Polanski dove ogni particolare del caso Dreyfuss viene raccontato con grande meticolosità e questi fatti di cui stiamo parlando non l’hanno toccato per niente.

Nilde: Non dimentichiamo che Barbera è un uomo e gli uomini hanno sempre fatto quadrato fra loro contro le donne. “Non calpestateci, non calpestateci, non calpestateci. Vi ordino di smetterla – dice Ruth. E invece ci calpestano. Certo Lucrecia Martel ha fatto un gesto molto coraggioso. Oltre tutto i suoi film sono molto belli.

Donatella: Ecco parliamone. Tu conosci molto bene il lavoro delle registe. Pensi che queste registe scelte per fare le giurate abbiano fatto film che corrispondono agli interessi delle donne?

Nilde: Abbastanza. Basterebbe l’avere firmato con il loro nome di donna delle opere. Penso però che la settimana scorsa è stato l’anniversario della morte di Eleonora Fonseca Pimentel. Hanno citato sul Corriere questa data raccontando del libro che è stato scritto da un uomo  (C.Stajano“Il resto di niente”) ma guardandosi bene dal dire che il film, con lo stesso titolo, è stato fatto da Antonietta De Lillo. Anche questa è una forma di dimenticanza voluta, di superficialità e di desiderio di cancellazione del femminile? Non sono in grado di rispondere.

Donatella: Però queste registe sono state scelte perché avevano fatto dei film – penso- rivolte in qualche modo alle donne.

Nilde: Queste registe sulla storia di Polanski non si sono ancora pronunciate

Donatella: Anzi Susanna Nicchiarelli ha detto che anche il film di un criminale può essere bello.

Nilde: Non sono d’accordo

Donatella: Non sono d’accordo neanch’io

Donatella: Ci sono anche delle registe in concorso

Nilde: C’è Haifaa Al-Mansour, che è stata la regista di La bicicletta verde

Donatella: Domando: c’è corrispondenza fra il peso delle registe scelte, la loro importanza, per la giuria e le registe che sono o sono state presenti a Venezia. Penso a Jane Campion che vinse con Lezioni di piano e Agnes Varda Senza tetto né legge o Margarethe von Trotta con Anni di piombo. Le registe giurate hanno avuto riconoscimenti proprio a Venezia, certo non nella sessione del Insomma le registe scelte per fare le giurate hanno una certa importanza nella storia del cinema?

Nilde: Hanno una media importanza. E principalmente in Italia. Non so esattamente che peso abbiano a livello internazionale le italiane. Le straniere però hanno più peso. Come Lucrecia Martel.

Donatella: Queste donne riescono a togliere al cosidetto grande cinema l’aura della genialità? Voglio dire che la critica che è per lo più maschile parla sempre dei grandi geni e sempre sono maschi, per esempio – quest’anno – c’è un gran parlare di Polanski o Kubrick, di cui quest’anno si celebra Eye wide shut. o il Leone d’oro alla carriera è stato dato a Pedro Almodovar. La lotta di Lucrecia Martel contro l’uomo Polanski può andare nella direzione di destabilizzare questo regno della genialità maschile?

Nilde: Lei farà questo tentativo. E’ difficile dire se ce la farà, certo che bisogna assolutamente continuare. E’ una cosa forte e se ne parlerà. Ci saranno i due schieramenti: l’uomo è una cosa e l’artista è un’altra e invece, specialmente le donne diranno l’uomo e l’artista non sono inscindibili fra di loro. E’ stato di nuovo messo in campo questo problema e secondo me noi femministe dobbiamo sostenere questa posizione. E poi principalmente informarsi se un film è a regia femminile o maschile. E potenziare i film a regia femminile, quelli belli, che non è detto che debbano essere tutti potenziati facendo il discorso ‘donne è bello’. Però ci sono dei film a regia femminile bellissimi che toccano dei temi importantissimi ma che spariscono. Per esempio due anni fa a Venezia c’era un film di una che era andata a fare la soldata per avere i soldi e poi pentitissima è ritornata, per quello che aveva visto. E’ sparito completamente. Un altro film è Le vent tourne di Bettina Oberli che mette in campo una cosa importantissima:  due uomini amano la stessa donna purchè lei tenga presenti i due progetti dei due uomini. I due uomini hanno ognuno un progetto forte e vorrebbero che lei andasse con uno dei due sostenendo il loro progetto ma lei dice di no a tutt’e due. E’ un film che avevo visto nel 2018 e mi era piaciuto moltissimo è un film che tocca una tematica importante.

Donatella: Quindi se si sposta l’attenzione sui temi che per le donne hanno importanza anche tutta la genialità maschile di certi film – Nilde: viene ridimensionata.

Donatella: Quello che mi colpisce, inoltre, è che le registe sono stimate, secondo me, più per la presenza politica che per quella artistica e così leggo il film della saudita in concorso, ma tu mi pare che non sia d’accordo

Nilde: No perché La bicicletta verde, ha spinto cento donne musulmane a andare a Milano da via Padova 366 dove c’è la moschea fino a Porta Venezia per opporsi alle proibizioni verso le donne. E’ stata La bicicletta verde che ha spinto, l’hanno fatta due volte  questa biciclettata e nel 2017 si sono aggregate anche altre donne non musulmane.

Donatella: Penso però che Eye wide shut di Kubrick è un film che di politico non ha proprio niente è un film sul sesso, politicamente non spinge proprio a niente,

Nilde: Certo gli uomini tengono presente la sessualità maschile

Donatella: Quindi gli uomini possono fare i film che vogliono, che non insegnano proprio niente, le donne invece in qualche maniera devono richiamarsi ai fatti del giorno. Locarno è molto politico. Se una fa un film solamente artistico come fanno gli uomini, senza grandi richiami politici, probabilmente tanto spazio non ce l’ha

Nilde: Laurie Anderson aveva fatto il film sul suo cane, era bellissimo.

Donatella: Ho l’impressione che alle donne si chieda di raccontare film sul presente, anche su realtà di cui le donne sono vittime

Nilde: Non è vero non ci sono solo le donne vittime, pensiamo a film come Amelia o su donne celebri

Donatella: Però sono sempre film di eccezionalità che stupisce l’immaginario maschile, per esempio Chantal Ackermann con il famoso film su Jeanne Dielman che è una casalinga che ogni tanto si prostituisce, ed è un film forte, quel film che successo ha avuto? Non vanno a fargli il restauro. Non lo mettono al centro di un concorso come pezzo storico della cinematografia.

Nilde: Un film bellissimo era quello su suor Juana de la Cruz Io la peggiore di tutte

Donatella: Certo perché se fai un lavoro su una donna storica fai un lavoro umile ma se fai un lavoro partendo semplicemente dal tuo immaginario è più facile che sia un uomo a essere accettato. Per esempio Woody Allen con le sue storielle, molto bravo che non annoia mai, ma che cosa ci racconta?

Nilde: Niente

Nilde: Le donne fanno tanti documentari sulle donne celebri. Io preferisco i film a regia femminile che quelli a regia maschile. Considero tantissimi film di registe dei grandi capolavori. Difficilmente le attrici parlano dei film che hanno fatto con le registe. Questa è una delle cose negative. Solo le più sensibili parlano di questo rapporto con le registe. Come Jennifer Lawrence la protagonista di Un gelido inverno che ha spiegato il suo rapporto con la regista Debra Granick. Quindi non andrò a vedere il film del giapponese dove c’è la Deneuve un’attrice che si è schierata contro il me too.