Libri Recensioni “Donne che attraversano la scena teatrale” di Danilo Caravà

by Donatella Massara on gennaio 7, 2020

La parola teatrale porta con sé una responsabilità enorme, è una sorta di morula, di principio vitale che in potenza esprime l’umano; è, dunque, femminile, non solo per la grammatica, ma per la dimensione ermeneutica, nel momento in cui la stessa si fa conoscere attraverso l’ascolto, quando viene aperto il suo scrigno e la luce del significato porta in dote con sé il profumo del pane appena sfornato, del misterioso rosmarino, della rosa il cui segreto giace oltre, al di là del suo nome e del singolo fiore. Donatella Massara, perciò, è l’autrice in grado di donare ai grafemi la vita di embrione teatrale, e lo fa con il sorriso materno, con la mano appoggiata delicatamente sul ventre della sua ispirazione, tenendo sempre vivo e aperto il dialogo con la sua Musa, con la quale trova una complicità femminile che non può che parlare all’Universale. E’ la Diotima evocata dal Socrate simposiale di Platone, che impara proprio da una donna cosa sia l’amore: l’essere femminile è causa prima, principio di ogni pura, sincera e fondamentale educazione sentimentale. Ricordo un’espressione imparata negli anni universitari, durante le lezioni di psicologia dinamica, che ben si adatta a riassumere la capacità, la vis creativa di questa autrice, “mettere al mondo il mondo”. Ecco, questa è la capacità di Donatella; il segreto, ed insieme la forza della sua drammaturgia sta tutta qui, in questa facoltà. Leggere e poi assistere alla messa in scena di un suo testo è un’esperienza speciale, unica, per entrare nel cuore del cuore femminile, per vedere e toccare idealmente, dal di dentro, quegli atri, quei ventricoli, per sentire, nella contrazione , quel tessuto affettivo ed emotivo urgerti sull’anima. Ed attraverso di lei, ogni volta, si rivive un’esperienza meravigliosa, finalmente e completamente umana (e come difficile, nella drammaturgia contemporanea, ritrovare l’umano dell’umano,che dovrebbe essere il compito precipuo del teatro), ci si sente abbracciare, avvolgere delle parole, si avverte il senso del loro essere necessarie, di un messaggio mercuriale che deve arrivare all’essere umano, che deve ricordare quanto un solo gesto femminile possa salvare il mondo da se stesso. E’ un’opportunità unica quella di vedere i paesaggi umani raccontati da dietro la pupilla femminile, è come vedere un quadro di Frida Kahlo, ed accorgersi che l’anima può traboccare dal corpo in forma di creazione artistica, che i colori degli stati d’animo coprono l’intero arco dell’arcobaleno emotivo. La lettura dei suoi testi ha la capacità di accrescere l’appetito teatrale, e di provocarlo anche nella creatura più inappetente nei confronti del palcoscenico. Mi è capitato raramente di vedere tradursi in forma di drammaturgia una dichiarazione d’amore così completa e sincera nei confronti del teatro, e come esso si possa, anzi si debba, declinare al femminile, il quale si sublima in una categoria interiore, dell’anima, diventa una forma a priori trascendentale di kantiana memoria, insieme allo spazio ed al tempo, per poter fare esperienza completa della realtà. Consiglio questo libro ogni volta che si sente il bisogno, la necessità, di un abbraccio, di una parola di conforto, di quelle di mamma o di nonna, che già ti curavano la febbre, ancor prima di prendere farmaci, di una tisana calda da tenere fra le mani, o di una coperta metafisica in grado  di dare tepore ad i pensieri ed alle emozioni. Concludo con una citazione presa dal Talmud ebraico, “la divinità conta le lacrime delle donne”, e davvero non c’è autentica teologia che non passi dal mistero ineffabile del sentire femminile: anche Donatella conta benissimo, con la sua scrittura, le lacrime delle donne, insieme ai loro catartici sorrisi.

Danilo Caravà

(critico autore e regista teatrale)