Politica delle donne, Testi Vintage Diario 1976

by Donatella Massara on aprile 1, 2020

Vintage:  “Diari del 1976”

di Donatella Massara

“L’illuminismo distrugge il mito in prodotti della ragione ordinatrice in forza dell’ordine razionalistico in cui lo rispecchia. Questa tautologia del pensiero illuminista/razionale che parte e si sviluppa verso un’esaltazione del dato oggettivo, del fatto neutrale, è uno sviluppo entro al quale “l’impotente ha perso del tutto la forza di esprimersi” (Adorno). Questa interpretazione richiama all’immagine che usa Luce Irigaray nel descrivere l’irrazionale unicità della storia del pensiero maschile. La storia di un unico soggetto incapace di comprendere altro, nelle sue angosce di “castrazione”, se non se stesso. Produzione di un pensiero fatto di un moltiplicarsi all’infinito dei propri miraggi e dei quali continua a vedersi come l’unica causa, dalla quotidianità come dalle vette del pensiero filosofico/speculativo.
“Il gioco del soggetto” consiste nel moltiplicarsi in essi (nei pensieri) o addirittura nel deformarsi. Lui da solo è padre, madre, figlio/a, è maschile e femminile. “L’altro (o altra) è soltanto in quanto al servizio del soggetto stesso al quale offre le sue superfici candide ed ignoranti di sè”. (Irigaray, Speculum)
Diversamente da Simone de Beauvoir in Irigaray l’altro/a non è solo più l’inferiore, supporto del soggetto, ma avvia una radicalità nel cui cerchio non pare esserci conciliabilità, perchè se lei “si risottomette all’ordine stabilito, e così abbandona, anzi rinnega la prerogativa a lei storicamente assegnata, l’incoscienza, prostituisce l’inconscio stesso ai progetti e alle proiezioni, ancora presenti, della coscienza maschile” (pag. 136 Speculum)
D’altra parte l’uomo è tutt’uno con la propria alienazione, per Adorno, e non è più il soggetto alienato di Marx.

Aggiunte del 2013 da Speculum

E’ in questo passaggio dove ci si aspetterebbe di trovare “la matrice opaca e silenziosa d’un logos immutabile nella certezza delle sue luci, dove cominciano invece a brillare fuochi e cristalli, che intaccano l’evidenza della ragione” (Speculum pag. 139)

“Insistere inoltre e deliberatamente su quei vuoti del discorso che ricordano i luoghi della sua esclusione, spazi bianchi che con la loro silenziosa plasticità assicurano la coesione, l’articolazione e la coerente espansione delle forme stabilite. Riscriverli come scarti altrimenti e altrove dalle aspettative, in ellissi ed eclissi che disfano gli schemi logici del lettore-scrittore, fanno deragliare la sua ragione, confondono la sua vista.” (id.. pag 137)