Testi Politica delle donne Presentazione di AA.VV., La Spirale del tempo a Apriti cielo!, 2019

by Donatella Massara on maggio 12, 2020

La mia filosofia è una filosofia dell’origine per cui mi ritrovo nella  pratica della storia vivente che ha un principio importante: può spingere a scoprire, fermarci, raccontare un’origine di ciò che siamo o siamo stati o di altro. Un lavoro fatto molto puntualmente da Laura Modini Marirì Martinengo Marie Therese Giraud.  Scoprire una possibile origine di ciò che siamo è un lavoro difficile. Ma promettente, non ci lascia ferme ci manda sempre in un movimento. Questa storia però è impegnativa per noi che la facciamo o per noi che la leggiamo. Fa anche paura e induce a atteggiamenti di chiusura. Fa nascere il desiderio di controllarla dicendo cosa può fare o cosa può non fare. Slitta facilmente verso le accuse di sentimentalismo versus ragione riportando sul presente le versioni misogine che davano gli uomini delle donne: troppo sentimentali, isteriche in preda delle fantasie, incapaci di usare il giudizio intellettuale perchè troppo affette dai sentimenti. Etc.

 

Ora alcune osservazioni su questa storia. La storia ha una continuità uno svolgimento una durata e un riconoscimento a cui corrisponde una linearità, che a un certo punto si chiude, a questa costruzione corrispondono le epoche storiche e le interpretazioni della storia, le storiografie. Conosco bene la storia marxista che prevedeva una rivoluzione nel passaggio dall’accumulazione capitalista, durante la quale la borghesia aveva compiuto su tutto il suo ruolo storico propulsivo, fino al suo massimo espandersi; dalla fase calante del capitalismo determinata dalla caduta del saggio di profitto sarebbe uscito un nuovo corso storico dove il soggetto propulsivo sarebbe stato il proletariato.

 

Questa storia vivente salta via dalle interpretazioni storiche. E racconta la storia soggettiva. Gli echi della storia sociale o politica o della filosofia della storia rientrano ma sono differiti sullo sfondo perché l’elemento storico centrale è quello collegato alle testimoni scriventi. La narrazione procede illustrando le idee, non solo i fatti, ma queste idee hanno le loro fotografie e con la loro dispersività di dettagli fanno entrare nel vivo del racconto. E’ questa dispersione che costruisce la narrazione, quindi non c’è l’interpretazione psicologica che sovrasta e chiude. Nello stesso tempo la narrazione ci spinge a rintracciare delle sintesi. Io ho visto fortemente descritta e testimoniata una società maschile e anche maschilista che si trasmette i suoi codici e le norme di legge, i comportamenti ancestrali e non scritti a cui gli uomini guardano e obbediscono saltando i soggetti in carne e ossa che uomini non sono. Ho visto uomini che si parlano e si rispondono fra i gruppi famigliari più diversi, per geografia di collocazione, ceto sociale, età anagrafica, storia personale. La società delle donne non si parla così a distanza, ma esprime tutta la sua energia. E’ quella che Luciana Tavernini ha riletto più decisamente facendo slittare la vita delle donne che ci hanno precedute dall’obbligo della necessità a essere in un certo ruolo all’essere manifestazione della libertà dentro a ruoli di vita necessari. Forse è questa energia della sessualità femminile che andrebbe riletta con più convinzione. Noi vediamo in questi racconti che la sessualità femminile ha i suoi disegni progettuali. E’ una lettura che parte dalle personagge per arrivare alla differenza sessuale e riesce a darle un tracciato per chi legge. Viceversa una storia muta della differenza tenterebbe di allineare le personagge in astrazioni anonime. Qui invece la storia delle donne ha le sue protagoniste, le sue eroine, le sue malefemmine. Le donne e gli uomini sono tutti esseri umani ma determinati. I secondi gli uomini sono determinati da codici comportamentali, dal potere delle relazioni fra maschi a cui delegano, sperando nell’omertà, l’autorizzazione all’abuso delle donne, delle bambine, usando la sessualità come mediazione di un sesso reso padrone di un altro. Gli uomini prevaricano fino a che non fa rottura la società delle donne. L’ordine della madre fa molto di più che mettere un limite, come fanno le leggi, piuttosto si riformula, aprendo la mente all’altra parte, agli uomini quando ci riesce. La società delle donne protegge o sviluppa altre possibilità di svolgimento, apparentemente quasi impossibili. Fa quindi meraviglie arrivando al sacrificio estremo, per fortuna poche volte. Però riintegra le figlie o le altre donne dentro a trame larghe dove trovano spazio le improvvisazioni, i salti delle predestinazioni, date le condizioni fisiche, geografiche, psichiche che ci capitano. Le testimoni parlanti e scriventi che hanno lavorato fra di loro sul profondo nascosto e non detto delle loro storie sono in carne e ossa presenti. E’ quindi la storia vivente una storia del presente, perché viene svolta in PRESENZA DELLE ALTRE. Mi piace cosa dice Martha Graham la danzatrice, madre della danza moderna per avere inventato un metodo trasmissibile. Da “Memoria di sangue Un’Autobiografia” (pag 14)

 

“Il presente è la sola cosa che abbiamo. Iniziamo dal presente, da quello che conosciamo, e ci incamminiamo verso antichi mondi sconosciuti. Credo che il passato si possa ritrovare solo dentro noi stessi, in ciò che stiamo vivendo adesso, in ciò che fa parte della nostra vita in questo momento. Non sappiamo nulla del passato, finchè non lo scopriamo. E lo scopriamo nel presente. Contemplare il passato è come cullarsi su una sedia a dondolo. E’ così rilassante si oscilla avanti e indietro. NON FA PER ME”

 

Sono tutti viaggi nella soggettività.

Bella la scoperta di Laura Modini della sua storia vivente e di come nasce nel dolore per la prossima morte di sua madre facendo ricomparire la nonna lucana, fra mito leggenda e ricordo vivo. E’ bella questa freschezza infantile che dischiude la meraviglia del passato, come nei film peplum, i film sulle gesta degli antichi che tanto le erano piaciuti quand’era piccola.

Questa lontananza epica -come dice- attenuava la sua sofferenza. La lontananza ho visto che spesso è utile per dissociare i ricordi. Ecco che Laura li riconnette, mandata in ospedale per le cure della polio rivive dentro di lei “il senso di solitudine” ma riattiva la figura di sua madre che faceva di tutto per andarla a trovare. Non è facile uscire dall’idea che nostra madre sia stata una madre peggiore di altre o migliore. Basterebbe, invece, riconoscere che è stata una madre.

 

La storia vivente non è fatta per le stravaganze, io penso questo. Il lavoro che è stato fatto dalla Comunità che ha scritto La spirale del tempo è limare le punte di originalità per immettersi dentro a un tessuto dove le somiglianze siano caratterizzate, tutto sta a coglierle, a farsi prendere dentro il racconto per identificarsi, in questo modo entriamo nel flusso vivo del racconto come in un romanzo, un bel romanzo.

 

Ecco che il racconto di Laura è uno dei più pedagogici, in questo senso, lei dice “Io non volevo vedermi né sentirmi diversa”. Attenzione che questo principio riguarda tutti e tutte. Nessuna e nessuno vuole sentirsi DIVERSA o Diverso, magari differente. Andiamo a vedere in che cosa siamo vissute dalla società come diverse piuttosto che assimilare la diversità, semplicemente.

(Diverso significa alieno straniero deviato – differente significa dissimile anche solo parzialmente, è molto piu’ morbido come significato)

Così pure è interessante – attraverso il suo racconto – capire quali ripercussioni abbiano su di noi- piccole creature -i frammenti di passaggio della storia, quella grande, quando cambiano le leggi o le trasformazioni di quella storia che corre nella società. Penso, quando cambiano le proposte pubbliche, alla grande differenza che c’è fra sapere le cose del sesso dalla spiegazione di una maestra a scuola o saperlo dalle confidenze dell’amichetta più disinvolta. E ancora forte è il finale di Laura che rimanda a un insegnamento per tutte “Sento che se permetto a questo amore (per mia madre) di uscire liberamente sarò in grado di guardare con serenità, senza più sensi di colpa, al desiderio di libertà che ha caratterizzato le mie scelte di vita”

Donatella Massara