Il cinema
delle registe e Sesto San Giovanni. Intervista a Nilde
Vinci
di
Donatella Massara
Sono
quindici anni che a Sesto San Giovanni, città
di 85.000 abitanti nell'interland milanese, le
socie dell'Associazione Lucrezia Marinelli, spazio che aiutai a creare, lavorano
alla loro importante archivioteca della regia femminile (1000 e più fra
videocassette e DVD).
Inoltre,
quando a Milano cominciamo a vedere in giro la mimosa tagliata per festeggiare
l'otto marzo e di notte non sentiamo quasi più i rigori invernali, loro
spendono tempo e competenze a organizzare L'Occhio delle donne.
Questa rassegna della regia femminile consiste di cinque pellicole, collegabili
a una tematica, proiettate ogni lunedì in un cinema di Sesto. Ciascuna
proiezione è preceduta da una presentazione che riguarda notizie sulla
regista, sugli interpreti e i vari aspetti della pellicola, come le musiche ma
principalmente sulle motivazioni della scelta.
La
novità è che quest'anno - anniversario dei dieci anni della rassegna
- l'amministrazione comunale ha offerto all'Associazione di occupare il teatrino
della biblioteca centrale per continuare il ciclo di proiezioni tutto l'anno.
A
prima vista diremmo che non c'è niente di eccezionale. I film non li hanno
fatti loro !!! Invece sbalordisce sempre di più come gli riesca l'impresa.
Mi stupisce come si siano prese la grande responsabilità e l'enorme impegno
di presentare dei film alla cittadinanza di Sesto, a nome dell'Associazione e
dell'Amministrazione comunale che le sostiene. E' una sfida di cui forse non ci
rendiamo del tutto conto. Prima di tutto passando oltre alla regola non scritta
che vede nel film un prodotto collettivo, quindi indifferente al sesso
di chi lo dirige, lo fanno diventare un prodotto sessualmente codificato e determinato.
Questo film diventa "la pellicola di una regista", non più un
film come un altro bello o brutto. Poi, di questa collocazione che valorizza l'autorialità
femminile, fanno un lavoro di distribuzione, frutto di un'attenta e approfondita
ricerca.
Credo
che per intendere in pieno quello che fa la politica delle donne e come la comunicano,
occorre percepire che c'è una dismisura nel loro impegno e che è
questa che cambia lo spazio urbano dove viviamo. Non solo.
Occorre
però creare la lente appropriata per intendere dove c'è l'eccedere
del fare che include la passione - in questo caso per il cinema - e non solo la
strumentalità. Mettiamo che nel guardare le cose della città come
primo momento vediamo una realtà che ci è famigliare, come secondo
un'altra realtà che non lo è e che magari come terzo momento ne
immaginiamo un'altra che neppure esiste, l'utopia. In questa apertura di istanze
- secondo me - ci è consentito vedere lo spessore del cambiamento. Nell'esperienza
di Sesto io ho visto la costruzione di qualcosa che si avvicina ai miei desideri,
quelli le cui realizzazioni ci sono e non ci sono ancora nella realtà,
concretezze che ci sono sempre state e anche sono nate in questi anni. Guardate
attraverso questo filtro che agisce fra cio' che è famigliare e ciò
che non lo è, vedo donne che mettono in moto molte sfide, pratiche di parola
e realizzazioni materiali, determinate a spiegare che i progetti, senza la voce
che li fa risuonare, sono costruzioni inutili e tolgono la parola più che
darla.
Con questo
sguardo e la convinzione che abbiano creato qualcosa che si avvicina a un mio
modo di vedere la città, ho intervistato Nilde Vinci, che è mia
amica di politica dai tempi della Palazzina delle donne di via Mancinelli, nel
1975, ritrovata poi alla Libreria delle donne. Con le sue parole ci spiega l'esperienza
della rassegna di cinema femminile a Sesto San Giovanni e in altre realtà;
sono sicura con molta più chiarezza e profondità di quello che vi
ho detto, fino a qui.
INTERVISTA
A NILDE VINCI