Donne e conoscenza storica
     

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Recensioni

Alcuni film di registe e di registi alla Panoramica di film della Mostra del cinema di Venezia e del festival di Locarno a Milano (1a)

di Donatella Massara

I Film

La vida secreta de las palabras di Isabel Coixet

Familia di Louise Archambault

On a clear day di Gaby Dellal

Les amants reguliers di Philippe Garrel

Good night, and good luck di George Clooney

Evviva Zapatero di Sabina Guzzanti

The constant gardner di Fernando Meirelles

Simpathy for Lady Vengeance di Park Chan Wook

Texas di Fausto Paradivino

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Brokeback Mountain di Ang Lee

 

 


Primo fra i primi è La vida secreta de las palabras di Isabel Coixet. Un film bello e intelligente, forse più intelligente che bello, come molti film di donne.Un film che svela i significati con una misura non comune, un film ricco e colto dove le citazioni, i richiami di altre pellicole attraversano con ordine e premeditata compattezza la visione. Un film che gioca anche rispettosamente con chi sta in sala, un gioco altamente drammatico che ci tiene vicine e lontane come se la politica delle donne - prima fra tutte - ricomponesse la coralità della storia del nostro tempo. E quando ci troviamo di fronte la piattaforma petrolifera dove pochi marinai fanno passare il tempo, ognuno per conto proprio, in attesa che la petroliera venga definitivamente chiusa per lasciare il posto a un parco acquatico, non si resiste a rovesciare l'immagine in un significato più generale. E tutti noi ci ritroviamo lì, ognuna-o con la sua mania, a guardare Hanna, la protagonista e quello che rappresenta e riassume in sé: la storia della guerra che noi in Europa abbiamo avuto per anni nel nostro fianco. Storia che ci è stata raccontata mai tutta intera, parole con una vita nascosta che questo film restituisce alla sua limpidezza passando per uno sguardo femminile.

Di altri film di registe ho già parlato (Familia di Louise Archambault e On a clear day di Gaby Dellal).

Seguono altri film tutti di registi che hanno in comune l'impegno a rappresentare il nostro tempo e quello che su di esso necessita avere presente e riflettere. Les amants reguliers di Philippe Garrel lavora sulle impressioni lasciate negli animi di un lungo e scomodo '68 con un inciso e opaco bianco e nero che scolora nella memoria lasciandoci la voglia di rivedere il film. Quasi una simulazione di documentazione storica va a finire dritto dritto dove rimane sveglia in noi la percezione di un tempo realmente vissuto oltre le interpretazioni ufficiali, i ricordi collettivi. Anche se proprio di questi il film è fatto, nei particolari e nelle deviazioni di percorso assai più che nella vicenda.Un gruppo di giovani rivoluzionari che si fa distruggere per l'oppio evoca poco il '68 piuttosto Lautremont o De Quincey.

Mi è dispiaciuto che la fine di una speranza e di un sogno, quello di una rivoluzione che tanto sarebbe assomigliata alla rivoluzione francese, secondo le interpretazioni degli autori, coincida con la partenza della ragazza che va a realizzarsi come artista negli USA. Un tradimento delle donne? La separazione? O forse è un sano viaggio verso la libertà ?

Good night, and good luck di George Clooney è un film girato con un budget basso, il regista ha voluto un dollaro per la sceneggiatura e tutti gli attori hanno girato al minimo sindacale, così hanno guadagnato meno di un elettricista. E' la storia di Edward Murrow il giornalista della CBS che durante il maccartismo riuscì a opporsi e a parlare pubblicamente contro i metodi, le accuse e i processi che McCarthy intentava contro chi era sospetto di comunismo. E' un film serio e rigoroso nella ricostruzione storica. Clooney nell'intervista rilasciata su Ciak di settembre ha detto che ovviamente i dialoghi non sono autentici ma che il loro intento era raccontare i fatti avvenuti riportando allo spirito del tempo. Figlio di un giornalista televisivo Clooney ha fatto un film insuperabile nel senso che è già previsto non farà grossi guadagni e tuttavia utile e godibile per chi ama la storia, fa pensare che difficilmente potrà essere considerato superato. Mi ha ricordato Segreti di stato visto nel 2003 a Venezia che Paolo Benvenuti ha scritto con la moglie Paola Baroni. Segreti di stato è un altro film di grande rigore e che nulla concede alla bellezza della scena se non istruita per documentare.

Prosegue il tema dell' impegno a spiegare il nostro tempo in Evviva Zapatero di Sabina Guzzanti presentato personalmente all'Anteo. Il film vuole svegliare i giornalisti. Sabina racconta le sue peripezie a proposito di Raiot, la trasmissione di satira politica che dopo una sola puntata è stata defenestrata e censurata. Le interviste sono rivolte a chi non risponde, non sa che cosa dire, ripete le stesse cose, le fa la predica, le tira fuori che suo padre è senatore di Forza Italia, qualcuna è apertamente offesa come Lucia Annunziata che chiaramente le dice: <<per te io parlo napoletano, ho gli occhi strabici e non conto niente>>. Sabina ci mette davanti al fatto che in Italia c'è la censura e che i giornalisti non sono più liberi, estendendo il caso al Corriere della Sera, dopo dimissioni fulminee e irrevocabili del direttore Ferruccio De Bortoli. L'esortazione della regista è a non passivizzarsi accettando lo strapotere di Berlusconi e di chi comanda la stampa. Molto divertenti e acute sono le sue performances che alternano le interviste rivolte a chi ha avuto il potere di censurare ma anche a chi ha patito identico trattamento. Il film non è solo una legittima difesa, è l'atto di accusa rivolto a una classe politica, è l'appello a convincersi che proprio in Italia, uno dei paesi più liberi del mondo, c'è la censura.

Un altro film che mi è piaciuto molto è The constant gardner di Fernando Meirelles, già romanzo omonimo di John le Carrè. E' stato definito una onesta trasposizione. E' vero che confrontato con altre pellicole non presenta grandi invenzioni, però il thriller politico che racconta è di grande effetto. Protagonista del film è una giornalista eroica che viene uccisa per avere indagato sul traffico di medicinali che una potentissima casa farmaceutica gestisce con la complicità tacita di esponenti della diplomazia britannica. L'eroina del romanzo di Le Carrè ricalcava una figura realmente esistita, Yvette Pierpaoli, morta nel 1999 a 60 anni in Albania, attivista e volontaria di "Refugee International", e che Le Carrè aveva incontrato negli anni Settanta. E' citata con un ringraziamento nei titoli di coda, per "essere vissuta e morta dando il massimo".
Girato quasi sempre in Kenya che coproduce il film con la Gran Bretagna e la Germania, tolta qualche scena inutile su come vanno a letto i protagonisti, racconta con ritmo e credibilità una trama molto complessa. E' un vero film giallo che senza darsi troppe pensate espone la morale laica che tutto quello che avviene nel mondo delle imprese ha per fine un guadagno. E' solo la passione individuale dei soggetti a fare saltare l'aberrante logica dei profitti. Nonostante sia una finzione riesce a farci entrare nella storia del nostro tempo e nel continente Africa contenitore dove esplodono le pulsioni delle grandi potenze economiche a arricchirsi e in questo caso le passioni per avere giustizia. La protagonista ricorda anche altre figure veramente esistite e vittime di spietati assassini: le giornaliste Ilaria Alpi e Veronica Guerin, entrambe assassinate mentre svolgevano inchieste pericolose e compromettenti per il potere economico.

Decisamente più originale e brillante è Simpathy for Lady Vengeance di Park Chan -wook. E' il terzo titolo della trilogia, il secondo ha vinto quest'anno il Festival di Cannes. Autore che non conosco rimando alla recensione in L'Impostore (http://lnx.impostore.it/venezia/archives/2005/09/04/specchioscuro/ ) che giustamente dice:<<Lady Vengeance esce dalla serialità della vendetta e inizia a fare davvero male>>.

Texas di Fausto Paradivino, ambientato a Ovada, una città del Piemonte del sud al confine con la Liguria, vicina a Genova, esordisce con uno stile che ricorda il regista coreano di Lady Vendetta. Una proliferazione di oggetti e colori dissonanti esorbitano e saturano ogni scena, l'accumulazione di personaggi minori con una caratterizzazione aggressiva e quasi grottesca fa cornice attorno ai personaggi principali. L'estetica di queste messe in scena, definita barocca, in realtà fa capo a una economia degli sguardi tale per cui ogni personaggio è guardato attraverso l'occhio di un altro, come una lente anamorfica distorcesse le sembianze puntando verso la polarizzazione del brutto estremo e verso quella contraria e opposta della esaltazione della bellezza.
L'ambiente provinciale non ha niente di che offrire ai giovani maschi e neppure alle giovani donne, (anche i cellulari non hanno campo), così una maestra quarantenne si innamora di un ventenne e fa sparlare tutto il paese, ma le passioni d'amore ne nascondono altre e dietro alle male parole che i vecchi al bar del paese si scambiano salta fuori la politica, il texas italiano quello degli antichi odi fra fascisti e resistenti. Le armi vengono dissotterrate, ancora una volta, anche se la vendetta finisce in nulla di fatto. La lezione di Fellini e di Amarcord è finita, perché di poetico la provincia al nord non ha proprio niente. A incuriosire è questo stare con piedi per terra che scivolano su gag disperate dove la narrazione non vuole farsi prendere la mano fra cambi di registro, improvvisate, battute divertenti, cadenze locali e dialetto. Scena per scena il film va facendosi sempre più serio fino a rientrare nelle linee di una tragicità prima non vista e poi sempre più pesante fino a assopirsi. Questo film italiano meriterebbe di andare all'estero; è costato tantissimo nel lavoro lavoro di costruzione delle scene e dei personaggi. Un lavoro puntiglioso che può sembrare disordinato anche perché il regista che è pure attore nel film ha tutta l'aria di non pretendere molto più che di essere visto.

continua