La storia si fa
presto a raccontarla. Una donna accanita giocatrice gira per il Canada
con la figlia 14enne, la perseguitano i debiti. Di mestiere fa l'insegnante
di aereobica. Non è particolarmente bella, però è
ricca di sexappeal e di inventiva. I più giovani l'hanno
soprannominata Miss Energia. Diciamo che Michèle si barcamena.
Dopo avere spennato un nuovo amante, cambia città. Vorrebbe
andare in California invece non va molto lontano e approda con la
figlia alla casa di Janine, la sorella dell'uomo che l'ha ingravidata
e mai sposata, essendo che aveva già una moglie. E' molto tempo
che le due sono amiche e anche l'altra ha una figlia, più giovane
della figlia di Michèle , Marguerite. Trovano un menage a quattro
e le ragazzine diventano amiche. Intanto Janine scopre che il marito
ha un'altra famiglia e anche una bimba di pochi mesi. Soprannominata
"hitler", Janine è tutta ordine e purezza e anche
fisicamente è l'opposto di Michèle. Le due attrici sono
molto brave e scelte con grande perspicacia. Dopo qualche mese il
difficile menage però precipita nel nulla. Quando madre e figlia
sono invitate a andarsene, vediamo che nella sua strampalata maniera
di arrangiarsi Michèle riusciva a dare felicità a Janine.
Michèle quindi se ne va fra accuse vere e altre sbagliate:
perchè è sì riuscita a giocarsi la bella somma
che Janine le aveva affidato, ma sia lei che Marguerite non sono colpevoli
di corruzione verso la più piccola del gruppo.
Alla fine tutte le donne ritroveranno una risposta nell'essere diverse,
condizione che le rimette in gioco: la giovanissima abortisce (era
rimasta incinta di un amico 'astuto' che l'aveva addormentata con
l'ecstasy, belle le scene quando attraverso Internet, con l'amica
più giovane e più esperta navigatrice fa ricerca sul
mistero di Maria Vergine), la giocatrice si metterà a lavorare
seriamente, la donna d'ordine deciderà di andare in Europa
- magari a farsi gli spinelli - dopo che avrà riunito in casa
anche la nuova famiglia del marito, ovviamente a sua completa insaputa.
Dopo la decisiva rottura continuano a rincorrersi gli avvenimenti
che la regista racconta con bravura e incalzante ritmo. La si segue
volentieri e queste donne protagoniste piacciono mentre riempiono
lo schermo con una coralità avventurosa tutt'altro che deja
vù.
Alcune
donne infatti non hanno gradito Familia di Louise Archambault, presentato
al Festival di Locarno e visto in questi giorni a Milano per la Panoramica del
cinema. Queste critiche non ci stanno a riconoscere la lezione femminista arrivata
alle giovani donne.
Familia a me e a altre donne è piaciuto,
invece, molto. Conforta sapere il consenso che ha ricevuto nella critica e anche
la votazione alta, quasi 8 in Internet Movie Database il cui pubblico di votanti
è di solito piuttosto basso di consensi. Se poi le soluzioni formali del
film non sono molto originali, varrebbe la pena chiedersi se lo sono in quei film
che tanto ci stanno nel cuore !!
In
Italia terra di origine di uno dei femminismi più innovativi e originali
dell'occidente, Familia suscita reazioni ostili, basti citare che cosa
ha scritto Donata Ferrario che lo racconta, gli riconosce i meriti di regia e
però non sopporta che nel film gli uomini - dice - siano: (http://www.cineclick.it/recensioni/archiv/familia.asp)
<<Un'accozzaglia di mascalzoni della peggior specie in cui le donne inevitabilmente
incappano, restando incinte. Una ventata di vetero femminismo della peggior specie,
quello estremo, che non porta a nulla, se non a sterili schematismi. Irritante,
già visto, già sentito, convenzionale come non mai, un film che
non fa nessun passo avanti ma molti indietro.>>
La regista, al
suo primo lungometraggio, riesce a fare vedere che due donne relazionandosi,
con tutti i loro difetti, amministrano una combinazione eterogenea
di elementi che salva l'economia delle vite di entrambe. L'interazione
dei difetti tantissimi e delle virtù pochissime viene spezzata
perchè le convenzioni sociali hanno la meglio, spingendo di
nuovo nella solitudine; quel fragile equilibrio, fatto in cocci, riprecipita
ognuna nella disperazione. Il fallimento mostra la verità del
rapporto con la generazione più giovane e le madri, sole, l'una
senza l'altra, affronteranno il rifiuto aperto e trasparente delle
figlie che non vedendo più in azione l'alleanza fra le donne
'grandi', non ci capiscono più niente se non che non desiderano
essere come le loro madri.
Chi lo afferma
ha visto i film delle registe degli anni '70 !! Film come Sotto
il selciato c'è la spiaggia e Germania pallida madre di
Helma Sander Brahms, Il caso Katharina Blum di M.Von Trotta,
fino a Senza tetto nè legge di Agnes Vardà non
raccontano la forza e l'intrigo anche erotico delle relazioni fra
donne, scommettendo molto sull'oppressione e la situazione vittimistica
delle donne, oltre che sul protagonismo della donna sola a volte disperata
o sulla relazione madre e figlia. Anche il bellissimo Sorelle
della regista femminista Margarethe Von Trotta porta in scena la solitudine
di una relazione fra due sorelle, isolate e quasi innamorate l'una
dell'altra.
Quando una regista
fa parlare il femminismo e dice la sua ecco che salta fuori il vetero
femminismo, anche se una non ha ancora 30 anni. Quello nuovo sarebbero
le pari opportunità, invece. Il femminismo è comunque:
la libertà femminile e le relazioni che le donne costruiscono
e che determinano la loro esistenza. Si mettano il cuore in pace quelle
che non amano le giovani registe che parlano delle donne, senza avere
prima chiesto il permesso, perchè inventarsi presenze maschili
educate al meglio, aggiunge e cambia poco la storia. A me colpisce
l'indagine sulle relazioni femminili e a questo Louise Archambault
arriva con un'ironia affatto scontata. E se si smarrisce la filosofia
non eccelsa delle pari opportunità -perchè gli uomini
fanno una pessima figura- altre registe altrettanto brave come Gaby
Dellal in On Clear day, GB, 2005 hanno invece trovato il loro
modo di esprimersi mettendo in primo piano gli uomini. Siamo in On
Clear Day su un versante della storia decisamente diverso, perchè
la vicenda di Familia affonda negli ambienti più che
benestanti e occupati del ricco Canada e qui siamo nella Glasgow del
lavoro operaio facile a essere licenziato, dove gli uomini sono capaci
di costruire relazioni fra loro così forti che tanto fanno
pensare alla coscienza di classe e alla classe operaia, quella inglese
che già, a suo tempo, Karl Marx era andato a studiare. Non
è che magari l'Archambault ce l'ha anche con un ambiente upper
class della sua terra d'origine, e che avesse in mente qualche
caso conosciuto ? Che ci pensi Woody Allen a decostruire i difetti
degli uomini newyorkesi manda per lo più in estasi, ma se lo
stesso fa una giovane regista canadese allora i personaggi sono sterotipati
e via dicendo.
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