Donne e conoscenza storica
     

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Familia di Louise Archambault, Canada, 2005

di Donatella Massara

 

 

 

La storia si fa presto a raccontarla. Una donna accanita giocatrice gira per il Canada con la figlia 14enne, la perseguitano i debiti. Di mestiere fa l'insegnante di aereobica. Non è particolarmente bella, però è ricca di sexappeal e di inventiva. I più giovani l'hanno soprannominata Miss Energia. Diciamo che Michèle si barcamena. Dopo avere spennato un nuovo amante, cambia città. Vorrebbe andare in California invece non va molto lontano e approda con la figlia alla casa di Janine, la sorella dell'uomo che l'ha ingravidata e mai sposata, essendo che aveva già una moglie. E' molto tempo che le due sono amiche e anche l'altra ha una figlia, più giovane della figlia di Michèle , Marguerite. Trovano un menage a quattro e le ragazzine diventano amiche. Intanto Janine scopre che il marito ha un'altra famiglia e anche una bimba di pochi mesi. Soprannominata "hitler", Janine è tutta ordine e purezza e anche fisicamente è l'opposto di Michèle. Le due attrici sono molto brave e scelte con grande perspicacia. Dopo qualche mese il difficile menage però precipita nel nulla. Quando madre e figlia sono invitate a andarsene, vediamo che nella sua strampalata maniera di arrangiarsi Michèle riusciva a dare felicità a Janine. Michèle quindi se ne va fra accuse vere e altre sbagliate: perchè è sì riuscita a giocarsi la bella somma che Janine le aveva affidato, ma sia lei che Marguerite non sono colpevoli di corruzione verso la più piccola del gruppo.

Alla fine tutte le donne ritroveranno una risposta nell'essere diverse, condizione che le rimette in gioco: la giovanissima abortisce (era rimasta incinta di un amico 'astuto' che l'aveva addormentata con l'ecstasy, belle le scene quando attraverso Internet, con l'amica più giovane e più esperta navigatrice fa ricerca sul mistero di Maria Vergine), la giocatrice si metterà a lavorare seriamente, la donna d'ordine deciderà di andare in Europa - magari a farsi gli spinelli - dopo che avrà riunito in casa anche la nuova famiglia del marito, ovviamente a sua completa insaputa.

Dopo la decisiva rottura continuano a rincorrersi gli avvenimenti che la regista racconta con bravura e incalzante ritmo. La si segue volentieri e queste donne protagoniste piacciono mentre riempiono lo schermo con una coralità avventurosa tutt'altro che deja vù.

Alcune donne infatti non hanno gradito Familia di Louise Archambault, presentato al Festival di Locarno e visto in questi giorni a Milano per la Panoramica del cinema. Queste critiche non ci stanno a riconoscere la lezione femminista arrivata alle giovani donne.
Familia a me e a altre donne è piaciuto, invece, molto. Conforta sapere il consenso che ha ricevuto nella critica e anche la votazione alta, quasi 8 in Internet Movie Database il cui pubblico di votanti è di solito piuttosto basso di consensi. Se poi le soluzioni formali del film non sono molto originali, varrebbe la pena chiedersi se lo sono in quei film che tanto ci stanno nel cuore !!

In Italia terra di origine di uno dei femminismi più innovativi e originali dell'occidente, Familia suscita reazioni ostili, basti citare che cosa ha scritto Donata Ferrario che lo racconta, gli riconosce i meriti di regia e però non sopporta che nel film gli uomini - dice - siano: (http://www.cineclick.it/recensioni/archiv/familia.asp) <<Un'accozzaglia di mascalzoni della peggior specie in cui le donne inevitabilmente incappano, restando incinte. Una ventata di vetero femminismo della peggior specie, quello estremo, che non porta a nulla, se non a sterili schematismi. Irritante, già visto, già sentito, convenzionale come non mai, un film che non fa nessun passo avanti ma molti indietro.>>

La regista, al suo primo lungometraggio, riesce a fare vedere che due donne relazionandosi, con tutti i loro difetti, amministrano una combinazione eterogenea di elementi che salva l'economia delle vite di entrambe. L'interazione dei difetti tantissimi e delle virtù pochissime viene spezzata perchè le convenzioni sociali hanno la meglio, spingendo di nuovo nella solitudine; quel fragile equilibrio, fatto in cocci, riprecipita ognuna nella disperazione. Il fallimento mostra la verità del rapporto con la generazione più giovane e le madri, sole, l'una senza l'altra, affronteranno il rifiuto aperto e trasparente delle figlie che non vedendo più in azione l'alleanza fra le donne 'grandi', non ci capiscono più niente se non che non desiderano essere come le loro madri.

Chi lo afferma ha visto i film delle registe degli anni '70 !! Film come Sotto il selciato c'è la spiaggia e Germania pallida madre di Helma Sander Brahms, Il caso Katharina Blum di M.Von Trotta, fino a Senza tetto nè legge di Agnes Vardà non raccontano la forza e l'intrigo anche erotico delle relazioni fra donne, scommettendo molto sull'oppressione e la situazione vittimistica delle donne, oltre che sul protagonismo della donna sola a volte disperata o sulla relazione madre e figlia. Anche il bellissimo Sorelle della regista femminista Margarethe Von Trotta porta in scena la solitudine di una relazione fra due sorelle, isolate e quasi innamorate l'una dell'altra.

Quando una regista fa parlare il femminismo e dice la sua ecco che salta fuori il vetero femminismo, anche se una non ha ancora 30 anni. Quello nuovo sarebbero le pari opportunità, invece. Il femminismo è comunque: la libertà femminile e le relazioni che le donne costruiscono e che determinano la loro esistenza. Si mettano il cuore in pace quelle che non amano le giovani registe che parlano delle donne, senza avere prima chiesto il permesso, perchè inventarsi presenze maschili educate al meglio, aggiunge e cambia poco la storia. A me colpisce l'indagine sulle relazioni femminili e a questo Louise Archambault arriva con un'ironia affatto scontata. E se si smarrisce la filosofia non eccelsa delle pari opportunità -perchè gli uomini fanno una pessima figura- altre registe altrettanto brave come Gaby Dellal in On Clear day, GB, 2005 hanno invece trovato il loro modo di esprimersi mettendo in primo piano gli uomini. Siamo in On Clear Day su un versante della storia decisamente diverso, perchè la vicenda di Familia affonda negli ambienti più che benestanti e occupati del ricco Canada e qui siamo nella Glasgow del lavoro operaio facile a essere licenziato, dove gli uomini sono capaci di costruire relazioni fra loro così forti che tanto fanno pensare alla coscienza di classe e alla classe operaia, quella inglese che già, a suo tempo, Karl Marx era andato a studiare. Non è che magari l'Archambault ce l'ha anche con un ambiente upper class della sua terra d'origine, e che avesse in mente qualche caso conosciuto ? Che ci pensi Woody Allen a decostruire i difetti degli uomini newyorkesi manda per lo più in estasi, ma se lo stesso fa una giovane regista canadese allora i personaggi sono sterotipati e via dicendo.

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