Comunicato stampa

 

XXV Edizione degli Incontri di Cinema e Donne Eva&Eva

Firenze 8-14 ottobre 2003

Buon compleanno!

La 25 edizione degli Incontri di Cinema e Donne a Firenze è senza dubbio un momento importante nel panorama delle manifestazioni cinematografiche italiane ed europee.

La nascita di questo osservatorio sulle donne e sul cinema e, più largamente su donne e comunicazioni di massa, il suo sviluppo e la sua capacità di durata e radicamento, costituisce un insieme di esperienze particolari per modalità, finalità e aggregazione di energie femminili ma non solo.

 

All’inizio si è trattato di un gruppo di spettatrici competenti, appartenenti alla critica cinematografica o alle strutture di base della cinefilia. Oggi, pur mantenendo, per scelta, il punto di vista del pubblico femminile più curioso ed esigente, Laboratorio Immagine Donna è nodo centrale di una Rete di registe, attrici, sceneggiatrici, studiose di cinema che contribuiscono ad indirizzare le scelte del festival e ne arricchiscono i contenuti con l’apporto diretto  della loro esperienza professionale e artistica.

Registi e attori non sono relegati a giurie e momenti di intrattenimento su scelte culturali già elaborate e stabilite dagli organizzatori. Ma per tutto l’anno propongono  materiali e idee alle “amiche” di Firenze che traducono questa ricchezza in programma.

Lavorare così richiede fatica e una buona capacità di ascoltare, mettere in relazione e rischiare.

Rischiare anche perché questo modo di procedere “alla grande” dispone poi di scarse risorse economiche e deve la qualità dei risultati  alla quantità di energie messe a disposizione del festival dai suoi sostenitori e amici.

Un rapporto approssimativo, ma non lontano dal vero, è certamente di tre ad uno, nel senso di realizzazioni ottenute per un terzo grazie al sostegno economico degli enti pubblici preposti alla cultura e di due terzi di lavoro intellettuale, organizzativo e artistico, spesso di altissima qualità,che ogni anno il festival raccoglie dalla Rete.

 

 

Percorsi interni al Festival

Quest’anno i percorsi fondamentali, attorno al tema Eva&Eva, che continuamente si intersecano, sono due:

 

Omaggio alle registe catalane

Questa regione di lingua antichissima, patria di spiriti liberi e insofferenti di regola e banalità, è ormai, da almeno dieci anni, la punta di diamante della vivacissima cultura spagnola. Il cinema e le arti visive sono la forma d’espressione preferita della post movida barcellonese, molto femminile e molto cosmopolita. A Firenze una selezione di giovani autrici come Susi Marquès e di già affermate come Nuria Olivé Bellès e Laura Mañà, attrice al suo secondo lungometraggio. Irriverenti e dissacratrici, ma capaci di levità e ironia. Ancora una volta il cinema più interessante si produce poco lontano dalla porta di casa, ma non arriva nei nostri cinema. 

Per proporre una maggiore apertura alle cinematografie sorelle e neolatine, in anteprima il film spagnolo che la AB film, farà circolare in sala.: A mi madre le gustan las mujeres. Di Inès Paris e Daniela Fejerman

 

 

 Passing :

Passing è lo slalom tra culture e identità che la globalizzazione ha imposto ai paesi occidentali, dove le grandi migrazioni di popoli non sono più fenomeni che durano secoli ma avvenimenti che, nel giro di qualche anno, variano la composizione della popolazione in una determinata zona del mondo. Accostando nuovi colori, nuovi gesti, nuove parole. Non ci sono scelte. O prevale la capacità di “passare” agilmente da una condizione all’altra, superando steccati tradizionali e ideologici, o prevalgono la violenza e il caos.

La parola inglese definiva in origine le persone provenienti da famiglie di colore che avevano qualche bianco tra gli antenati e risultavano particolarmente chiare di carnagione, così da poter essere considerate bianche dall’ambiente in cui si inserivano.

Negli anni Cinquanta era una condizione spiazzante e causa di fortissimo disagio, veniva definita: “un cuore nero in un corpo bianco” e chi era in questa condizione andava facilmente “fuori casta”.

Oggi uno svedese di origine coreana, con almeno un nonno sudamericano, non è una rarità come, per andare meno lontano, un ragazzino dai tratti cinesi, che parla con l’accento del quartiere di San Frediano, a Firenze, ormai, non stupisce nessuno.

Si direbbe che, a fare surf sulla cresta di queste onde le donne siano particolarmente brave: un po’ per necessità, un po’ per vocazione, per quella innata voglia di “fare casa” ovunque la sorte porti a vivere.

A questa tendenza si unisce il nomadismo culturale che traspare dai molti film a doppia targa: Francia-Usa, Spagna-Usa, Turchia- Germania.

 

 

Qualche esempio: Karamuk di Sulbiye V. Guenar commedia agrodolce ma anche precisa indagine su un ambiente europeo, dove l’impatto delle immigrazioni nord-sud, per non parlare di est-Ovest, è particolarmente forte. Una storia di adolescenti un po’ turchi, un po’ tedeschi, un confronto tra generazioni e una chiave che apre molte porte.

Nikita Kino di Vivian Ostrovsky storia di una famiglia tra Argentina e Unione Sovietica, un ritrovarsi mediato dall’inglese, lingua comune di tante ondate migratorie con un sottotesto di russo e di Yddish . Ma il film che centra in pieno la tendenza passing è Les Passeurs di Hejer Charf, testimonianza vivace, quasi gioiosa, della miglior anima multiculturale canadese.

Una giovane   artista, anche produttrice, di origini tunisine, si rispecchia nelle mille maniere in cui oggi si può essere cittadini del Quebec.

Alcuni temi sono ormai ricorrenti nel nostro festival perché corrispondono ad uno sguardo femminile sul mondo che si è fatto negli anni sempre più impegnato, come se le autrici trovassero il coraggio e la forza di parlare di quelle esperienze di cui, altrimenti, è difficilissimo dare e trovare testimonianza.

 

 

 

 

 

 

 

Punto estremo di questo fenomeno My Terrorist di Yulie Cohen, incredibile incontro tra una donna israeliana ed il palestinese che l’ha ferita in un attentato. Protagonista della vicenda è la stessa autrice, che scrive al suo mancato assassino per capirne  le  ragioni e provare, in qualche modo, a modificare  la storia.

 

In parte autobiografico anche il film di Rosalia Polizzi, Riconciliati, dove, ancora una volta, si pensa e si filma tra due paesi molto lontani geograficamente, ma assai meno sul piano della cultura e della sensibilità. Quanto hanno pesato le tragedie dell’America del Sud , le dittature assassine, i desaparecidos, le diaspore e la clandestinità di massa sulle vicende italiane, su certe scelte folli di lotta armata? Interrogativi che si pone una donna argentina tra due amori e sotto lo sguardo esigente delle figlie adolescenti.

Particolarmente ricca la sezione cortometraggi, come sempre dedicata alle scoperte e alle promesse del giovane cinema internazionale, ma quest’anno molto più sorprendente.

 

 

 

Completano gli Incontri di Firenze omaggi ad autrici e registe, presentazioni di libri e incontri, come da programma ufficiale.

 

 

Laboratorio Immagine Donna

 

 

 

L’Ufficio Stampa Mara Novelli

 

 

Firenze 27.09.03