Donne e conoscenza storica
     

Il sito di Chaos e di Coline Serreau

Rachida Brakni e Catherine Frot

Chaos
di Coline Serreau (scenggiatura e regia), Francia, 2003

Interpreti: Rachida Brakni, Vincent Lindon, Catherine Frot, Line Renaud
di Donatella Massara


Coline Serreau
, Rachida Brakni e Line Renaud

 


The Hours è il film più visto in queste settimane e a molte donne è piaciuto; non sono ancora riuscita a capire perché. Voglio dire che secondo me non basta dire: ah che bello, questo film è perfetto perché funzionano tempi, musica, recitazione, dialoghi, scenografia; mi piacerebbe che chi apprezza un film mi spiegasse proprio perché lo giudica così eccezionale. Quindi voglio spiegare perché a me è piaciuto Chaos di Coline Serreau, vorrei spiegarlo perché non è affatto scontato.
Chaos
è un film originale e interessante, è femminista però non ideologico, tocca nel vivo un problema su cui tutte le donne sono sensibili e che non si sa come affrontarlo: è la violenza che subiscono le donne. E' un film politico, non però perché parla dello sfruttamento delle donne o di altre nazionalità non europee; è politico perché fa vedere come possono realizzarsi le relazioni fra donne anche in maniera eroica. Considerata Serreau una regista del genere brillante, nel film drammatico si sente la vena ironica e una mescolanza di generi che mantiene al film una tonalità speciale e coinvolgente.

La storia in sintesi: una giovane prostituta algerina è massacrata di botte di notte in una strada di Parigi, passano in macchina un uomo e una donna e vista la scena, per volere di lui, chiudono la macchina con la sicura e tirano dritto. Lei però affatto convinta che il desiderio del marito sia anche il suo, cerca la ragazza in ospedale, la cura, si trasferisce nella sua stanza e lascia il marito infingardo. Il film incolla scene una via l'altra con un ritmo incalzante e una naturalezza squisita e divertente come sa gestire questa regista, nata nel 1947. C. Serreau è stata infatti la regista di Romuald e Juliette che racconta l'inedito matrimonio fra una nera con un sacco di figli, non particolarmente attraente e che pulisce i pavimenti di una grande azienda e il megadirigente della stessa.
La regista in una intervista ha esplicitato il suo punto di vista e dice di volere parlare, nei suoi film, non della realtà ma di quello che il pubblico desidererebbe vedere. Perché è così che ognuno/a può prendere coscienza di come le situazioni possono cambiare, possono essere rinnovate e rovesciate. Per le donne di Chaos Serreau, che scrive la sceneggiatura e i dialoghi, non inventa la relazione femminile forte e già data, ma la costruisce. E il finale ci mostra quattro donne di età diverse riunite su una panchina in mezzo a una distesa di verde. Per arrivare a questo finale sono successe molte cose. La regista avvalendosi dell'ottima recitazione delle attrici (Rachida che impersona la prostituta algerina ha vinto il Cèsar per questa parte) e del marito cinico e menefreghista, racconta una storia verosimile. Perché se è vero che non ce ne sono tanti padri arabi che vendono le figlie a anziani mariti della patria d'origine, qualcuno c'è e di questi vuole parlare il film, mettendoli a fianco allo spregevole marito occidentale e al figlio adolescente maleducato e privo di sentimento. Il film quindi sta pienamente nella realtà dello sfruttamento della prostituzione femminile però affronta l'argomento badando anzitutto a riorganizzare le relazioni fra le donne seguendo l'asse determinante delle presenze/assenze materne. Il film è un'accusa al mondo maschile che non si vergogna di essere politically uncorrect: accusa figli adolescenti e le famiglie extracomunitarie, comprese le madri islamiche che della cultura per le donne non saprebbero cosa farsene.

Quanto The Hours è un film ipertestuale che salta contemporaneamente sui piani temporali diversi spiegando l'incastro e l'incidenza delle relazioni non sequenziali così Chaos è un film appunto sequenziale che procede per aggiunta di pezzi, come il corpo paralizzato di M. che con la cura riprende le sue funzioni. Il film allora si spezza in due tempi molto diversi; e il primo tempo è la riparazione dei corpi femminili feriti nel corpo e nella libertà, il secondo tempo è la storia della giovane e dello sfruttamento e procede come se la regista non avesse alcuna voglia di raccontarcelo, come una parabola evangelica, di bene in meglio ci fa vedere la realtà e in quale modo non è escluso che sia.