The
Hours è il film più visto in queste settimane e a molte donne
è piaciuto; non sono ancora riuscita a capire perché. Voglio dire
che secondo me non basta dire: ah che bello, questo film è perfetto perché
funzionano tempi, musica, recitazione, dialoghi, scenografia; mi piacerebbe che
chi apprezza un film mi spiegasse proprio perché lo giudica così
eccezionale. Quindi voglio spiegare perché a me è piaciuto Chaos
di Coline Serreau, vorrei spiegarlo perché non è affatto scontato.
Chaos è un film originale e interessante, è femminista
però non ideologico, tocca nel vivo un problema su cui tutte le donne sono
sensibili e che non si sa come affrontarlo: è la violenza che subiscono
le donne. E' un film politico, non però perché parla dello sfruttamento
delle donne o di altre nazionalità non europee; è politico perché
fa vedere come possono realizzarsi le relazioni fra donne anche in maniera eroica.
Considerata Serreau una regista del genere brillante, nel film drammatico si sente
la vena ironica e una mescolanza di generi che mantiene al film una tonalità
speciale e coinvolgente.
La storia in sintesi: una giovane prostituta
algerina è massacrata di botte di notte in una strada di Parigi, passano
in macchina un uomo e una donna e vista la scena, per volere di lui, chiudono
la macchina con la sicura e tirano dritto. Lei però affatto convinta che
il desiderio del marito sia anche il suo, cerca la ragazza in ospedale, la cura,
si trasferisce nella sua stanza e lascia il marito infingardo. Il film incolla
scene una via l'altra con un ritmo incalzante e una naturalezza squisita e divertente
come sa gestire questa regista, nata nel 1947. C. Serreau è stata infatti
la regista di Romuald e Juliette che racconta l'inedito matrimonio fra
una nera con un sacco di figli, non particolarmente attraente e che pulisce i
pavimenti di una grande azienda e il megadirigente della stessa.
La regista
in una intervista ha esplicitato il suo punto di vista e dice di volere parlare,
nei suoi film, non della realtà ma di quello che il pubblico desidererebbe
vedere. Perché è così che ognuno/a può prendere coscienza
di come le situazioni possono cambiare, possono essere rinnovate e rovesciate.
Per le donne di Chaos Serreau, che scrive la sceneggiatura e i dialoghi,
non inventa la relazione femminile forte e già data, ma la costruisce.
E il finale ci mostra quattro donne di età diverse riunite su una panchina
in mezzo a una distesa di verde. Per arrivare a questo finale sono successe molte
cose. La regista avvalendosi dell'ottima recitazione delle attrici (Rachida che
impersona la prostituta algerina ha vinto il Cèsar per questa parte) e
del marito cinico e menefreghista, racconta una storia verosimile. Perché
se è vero che non ce ne sono tanti padri arabi che vendono le figlie a
anziani mariti della patria d'origine, qualcuno c'è e di questi vuole parlare
il film, mettendoli a fianco allo spregevole marito occidentale e al figlio adolescente
maleducato e privo di sentimento. Il film quindi sta pienamente nella realtà
dello sfruttamento della prostituzione femminile però affronta l'argomento
badando anzitutto a riorganizzare le relazioni fra le donne seguendo l'asse determinante
delle presenze/assenze materne. Il film è un'accusa al mondo maschile che
non si vergogna di essere politically uncorrect: accusa figli adolescenti
e le famiglie extracomunitarie, comprese le madri islamiche che della cultura
per le donne non saprebbero cosa farsene.
Quanto The Hours è
un film ipertestuale che salta contemporaneamente sui piani temporali diversi
spiegando l'incastro e l'incidenza delle relazioni non sequenziali così
Chaos è un film appunto sequenziale che procede per aggiunta di
pezzi, come il corpo paralizzato di M. che con la cura riprende le sue funzioni.
Il film allora si spezza in due tempi molto diversi; e il primo tempo è
la riparazione dei corpi femminili feriti nel corpo e nella libertà, il
secondo tempo è la storia della giovane e dello sfruttamento e procede
come se la regista non avesse alcuna voglia di raccontarcelo, come una parabola
evangelica, di bene in meglio ci fa vedere la realtà e in quale modo non
è escluso che sia.