In rete:
Presentazione della
regia femminile al MIFED
(Laura
Modini
Associazione Lucrezia Marinelli)
Intervista
a Danielle Thompson
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Il MIFED (Mercato
Internazionale del Cinema e dell'Audiovisivo): 487 film presentati in
pochi giorni alla Fiera campionaria di Milano dei quali 266 anteprime
di Mercato. Abbiamo cercato la regia femminile i film presentati sono
46. E' un ambiente il MIFED poco invitante per chi non fa girare grossi
capitali. Fortunatamente chi gestisce le pubblic relations delle
aziende di distribuzione sono soprattutto donne. Sono loro che gentilmente
ascoltano dietro al banco dello stand la richiesta di documentazione
dei film delle women directors su richiesta dell'Associazione
Lucrezia Marinelli invitata alla Fiera. Così, nonostante l'ambiente
'claustrofobico', pieno di luci e di insegne gigantesche, stancante
- passata la prima mezz'ora di curiosità - abbiamo resistito
e portato a casa i documenti a disposizione. Possiamo presentare i film
delle registe al MIFED 2002, anche se non tutti saranno stati acquistati
per circuitare nelle sale italiane, tradotti e doppiati.
In altissima maggioranza i film delle donne sono d'autrice. Questo
è il primo importante fatto che va rilevato. Sono film il cui
soggetto è stato pensato, scritto e poi diretto dalle donne.
E' una constatazione
già rilevabile in altre sedi come la Mostra del Cinema.
Le donne che fanno regia si scrivono tutte (o quasi) il soggetto e la
sceneggiatura e con questa proposta si presentano sul mercato dell'industria
cinematografica.
Le donne sono autrici - quelle presenti al MIFED - quindi di prodotti
di mercato. In questa fiera degli scambi internazionali, forse la più
grande esposizione mondiale, ovviamente non arrivano i film sperimentali
e completamente indipendenti. Facciamo un esempio: i film di Ulrike
Ottinger. Sappiamo che è stata una grandissima regista: una delle
prime esponenti della ricerca femminista nel cinema eppure non ha mai
avuto un film ufficialmente venduto in videocassetta. Ulrike ha fatto
film curiosi, liberi, colti negli anni '70 e '80 inventando personaggi
come l'androgina Freak Orlando. Continua a fare film,
l'ultimo ha una sceneggiatura scritta insieme a Elfriede Jelinek, la
scrittrice austriaca che ha ispirato La pianista. Nonostante
questa attività i suoi film nei circuiti cinematografici non
arrivano, né sono mai arrivati.
I film del MIFED sono prodotti commerciali che - se li acquista qualche
distributore italiano - possono arrivare tradotti e doppiati nelle sale
poi dopo qualche mese possono arrivare al mercato dell'homevideo e essere
riversati in DVD e in videocassetta. Nonostante questo aspetto commerciale
mirato alla distribuzione, le autrici hanno in mente una idea e la realizzano.
E' un modo proprio alle donne di interloquire nell'industria dello spettacolo.
Nel cinema gli scambi sono condotti fra uomini e donne secondo una suddivisione
che ha una tradizione. La divisione del lavoro non è accattivante
per le donne. Infatti a guardare questi film di registe vediamo che
la professionalità circoscritta e specializzata lascia posto
a una necessità primaria, forse, di fare passare il proprio prodotto
senza aspettare che si costituisca un set. Forse le donne sanno anche
offrire di più degli uomini, accorciano i percorsi delle competenze
altamente professionali, mettono più in gioco la comunicazione,
assommando su di sè in maniera versatile i compiti che sono stati
tradizionalmente divisi. Non aspettano di trovare chi gli dà
l'idea, gli scrive il testo, non aspettano la chiamata a dirigere un
film, se lo fanno e se avessero i soldi se lo produrrebbero, probabilmente.
Che cosa hanno dunque comunicato le donne quest'anno attraverso i loro
soggetti, le loro sceneggiature? Il tema che prevale sugli altri sembra
ancora una volta: la libertà, la decisione o la fatalità
che cambia l'esistenza.
Alcuni film li conosciamo;
abbiamo visto per la Mostra di Venezia a Milano: Frida di
Julie Taymor, Naked di Doris Dorrie, The nearest
to heaven di Tonie Marshall, in un'altra rassegna Personal
Velocity di Rebecca Miller, Giorni di Laura Muscardin,
Laurel Canyon di Lisa Chodolenko, La notte che si
sposta sul pittore Gianfranco Ferroni di Elisabetta Sgarbi.
Sono di ordinaria programmazione nei cinema Angela di
Roberta Torre, Il più bel giorno della mia vita di
Cristina Comencini, diretto e scritto con altri, miglior film al Festival
di Montreal. Presentato al MIFED con proiezione chiusa è invece
Jet Lag di Danielle Thompson. Soggetto e sceneggiatura
della regista, si spera sarà un grande successo come il precedente
(La Buche) Pranzo di Natale. In un'intervista, la regista
ci spiega come è arrivata a dirigere il film, dopo avere riscritto
una sceneggiatura già proposta agli USA dieci anni fa. La prima
stesura era stata talmente cambiata dai revisori che Danielle ha deciso
di girare il film per conto proprio; la sceneggiatura è stata
sì rivista ma come voleva lei e la riscrittura è stata
fatta con suo figlio Christopher, attore e ora scrittore. Con sua madre
ha già lavorato per Pranzo di Natale.
Jet Lag racconta l'incontro in aereoporto fra un uomo
che viaggia in firstclass e una donna che viaggia su un last
minute, le direzioni sono diverse così le classi di viaggio
però si ritrovano nella storia d'amore.
Frida è sceneggiato sulla biografia di Frida Kahlo
di Hayden Herrera.
The nearest to heaven è una storia costruita su Catherine
Deneuve. La sceneggiatura è della regista insieme a Anne-Louise
Trividic.
Personal Velocity, Rebecca Miller, scritto e diretto.
E' la traduzione cinematografica di racconti che la regista ha pubblicato
(Rebecca Miller, Personal velocity, Grove Atlantic, 2001). Rebecca,
figlia di Arthur Miller, ha spiegato il film: è una trilogia
di decisioni cruciali; donne di differenti età e condizione sociale
cambiano la propria esistenza in un cocktail di scelta personale e destino,
combinazione di decisione personale - dice la regista - storia, famiglia
e ciò che c'è di mistico nella vita, la mano invisibile
che ci spinge a guardarci intorno e a muoverci. Il film ha vinto il
primo premio al Sundance Festival 2002, è stato selezionato al
Festival di Locarno, 2002.
Laurel Canyon di Lisa Chodolenko, scritto e diretto, racconta
la storia di una produttrice di musica, libera e dolce allo stesso tempo,
che ospita il figlio ormai adulto in compagnia di una fidanzata nella
sua bella e ricca villa in mezzo al Laurel Canyon. Nonostante abbia
un sistema di vita spericolato la madre riesce a ricordare al figlio
la dolcezza dell'amore materno.
Giorni di Laura Muscardin, diretto e scritto con David
Osorio e Monica Rametta, è stato presentato al Festival del cinema
gay e lesbico di Torino e di Milano e racconta una relazione omosessuale
fra uomini.
continua
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