Va' dove
ti porta il cuore di Cristina Comencini è tratto dal
romanzo di Susanna Tamaro pubblicato nel 1994
A me non è spiaciuto questo film. Mi è piaciuta la trama
guidata dalle relazioni fra donne: la nonna la nipote e la figlia.
La vicenda si segue bene, c'è un plot che coinvolge. Mi è
piaciuta la scelta delle due attrici per forza differenti: Margherita
Buy è Olga, la nonna giovane e Virna Lisi è la nonna
anziana.
Il film risente di una trama che ricorda i romanzi a grandi tirature
dove la saga famigliare intreccia figlie e agnizioni di padri nascosti
con madri in fuga e eredità.
Infatti la figura di Olga che potrebbe essere come età nostra
madre e la sua storia ambientata fra gli anni '50 e i '70 a me pare
improbabile. Il giudizio di inverosomiglianza non lo ritengo negativo.
E' che una collocazione storica falsata se non è accompagnata
da motivazioni forti rimane identificata in frasi scontate che racchiudono
in sè tutto il significato di una vita e possono funzionare
per ciascuna come non avere alcuna risposta.
Olga è una donna delle classi alte che fa un matrimonio sbagliato;
questa situazione la lascia sola e delusa. E' un matrimonio scontato
con Augusto che piace alla famiglia e ha rilevato la ditta del padre.
E' un uomo che le ispira simpatia ma del quale non è certamente
innamorata.
Trova in vacanza la libertà dell'amore che rimane ovviamente
clandestino. In questa relazione nasce la figlia che solo alla fine
della sua vita saprà di non essere figlia del padre.
La figlia è una figura altrettanto realizzata da una figlia
concepita in una relazione passeggera, ma, sempre insofferente e infelice,
finisce tragicamente. La distanza fra lei e la madre alimenta l'ipocrisia.
La madre tiene nascosti i suoi veri sentimenti mettendo all'esterno
l'immancabile collana di perle. La figlia è invece apertamente
in crisi, manifesta le sue depressioni e incapacità a convivere
con un lavoro e se stessa.
Certamente i grandi segreti si agitano in ogni famiglia e possono
tornare utili nei romanzi, sconvolgendo identità che di generazione
in generazione si depositano sulla visione scontata delle donne che
ci hanno precedute.
Questo procedere che è una conquista delle relazioni fra donne
nel senso più esteso, nel film avviene in poche battute e sta
nella trama. L'enormità del confronto fra le parole che svelano
il senso di una vita, o il lascito di essa, e la vita medesima con
la sua durata, lascia ben poco in mente perchè è come
se le vite femminili si perdessero in tutte le protagoniste dietro
a qualcosa che sfugge lasciandole a tu per tu con l'unica cosa bella
fatta che è la figlia - come dice Ilaria alla madre.
Probabilmente il romanzo non è così essenzialista e
disperatamente attaccato all'evoluzione della specie, ma il film sì,
e nonostante questo è allettante. Perchè le vite delle
donne che sono così distese fra più generazioni sono
straordinariamente avvincenti nella realtà e nella finzione