Donne e conoscenza storica
         

In Rete:

Rebecca Wells, Divine secrets of Ya Ya sisterhood,
(I sublimi segreti delle Ya Ya sisters, tr.it.di Lidia Perria, 1999 e
L' indomabile tribu delle ya-ya sisters tr.it. di Lidia Perria, Milano, 2000)

I sublimi segreti delle Ya ya sisters

regia di Callie Khouri (USA 2002)

 

di Donatella Massara

La regista Calie Khouri (è nata a Sant'Antonio nel 1957) sul set del film

In Rete: recensione di Terry Morocco

 

Callie Khouri la regista di I sublimi segreti delle Ya ya sisters è nota per essere stata la sceneggiatrice di Thelma e Louise. In una recente intervista in rete veniamo a sapere quanto le sarebbe piaciuto dirigere anche il film del 1991. E' con a mente la confessione di Callie Khouri che ho visto il film.
Le yaya sisters sono le protagoniste di un fortunato romanzo di Rebecca Wells; il film è un adattamento di questa storia. Ognuna di noi ha avuto nell'adolescenza un gruppo di amiche fedelissime alle quali raccontare la propria esistenza? Ecco allora che queste amiche intervengono nel momento in cui si sta sfasciando una relazione essenziale, quella madre e figlia. Le amiche-madri rapiscono la figlia perchè l'inconsapevole ingrata ha rinnegato la madre. Quasi come dee del tempo - divinità femminili dei culti sotterranei - costringono la giovane a riflettere. La bambina ha dimenticato il dramma materno. Vivi, la madre, ha vissuto lo scacco: complice una madre bigotta, la fine mortale del primo amore e ormai di ripiego, comunque il matrimonio. La madre, amatissima figlia del padre, ha perduto il desiderio di realizzarsi.

Le amiche riparano le cose attraverso la consapevolezza; raccontano alla figlia la storia della madre, che non sa niente di quest'incontro. La storia della giovinezza delle ya ya sisters sono gli anni prima e dopo il secondo conflitto mondiale.

Questo è il film di Callie Khouri. Come dichiara lei: è un film per le donne girato fra donne, caso strano perché gli studios preferiscono storie adatte a chi ha il week end libero e consente grandi incassi. Per esempio: Spider Man. Questo è un film di donne dove - come si legge in una recensione di Terry Morocco - gli uomini sono solo sullo sfondo. C'è il marito della madre protagonista, Vivi, << relegato a dormire da solo e non perchè russa, ma perchè respira. E che ha sempre amato la moglie, anche se lei non lo voleva. E poi Connor, il fidanzato storico di Sidda, (c.m.la figlia della madre protagonista) preso e lasciato da sette anni. Uomini pazienti, devoti, che guardano all'altra metà del cielo con un misto di invidia e ammirazione.
E mentre le donne piangono, ridono, ricompongono vite, sfogliano album di ricordi, si amano, fanno patti di sangue, si perdonano, loro sospirano adoranti con un bourbon in mano. Ma esistono uomini così?>>.

Il film come nella maggior parte delle recensioni potrebbe essere relegato nel genere zuccheroso, prendersi una sufficienza e non creare più problemi. Invece le recensioni che pure non gli risparmiano le critiche e sembrano non avere abitudine per regia e mondo femminile, intuiscono che qualcos'altro c'è. Nonostante scene fredde, finte, assemblate con una spinta narrativa certo per niente noiosa eppure non soddisfacente, questa specie di Pomodori verdi fritti, come è stato detto, di taglio decisamente più piatto e disincarnato, tuttavia parla delle donne.

Il film mette in movimento più generazioni e tenta di spiegare il superamento di chi ci precede - in compagnia delle loro conquiste. Le donne restano parti di un cerchio di carne femminile che, a volte, secondo l'ordine sociale maschile, non fa progredire.

E' riconoscibile il tentativo del film di raccontare, attraverso il dramma, atti sparsi nella storia di più generazioni. Ci dice che la maternità di una donna riguarda anche tutte le altre. La maternità non più come un luogo appiccicato a due corpi ma come fatto comune è scritto in una storia che cammina non sappiamo in che direzione. Tuttavia la chiave della relazione, e del perché il suo esito sia stato, per Vivi e sua figlia, catastrofico, è in una frase pronunciata negli ultimi dieci minuti. La madre si è <<tirata indietro>> perché aveva paura di <<fare del male>> e <<di non essere all'altezza dei suoi figli>>. E solo questo conta perché il resto non è che teatro.
Il dramma femminile è la perdita di memoria fra le generazioni; lo stare consapevolmente fuori scena, in una specie di visibilità di retroscena dove salta il desiderio di regia femminile .