Donne e conoscenza storica
         

Link:
Je est un autre di Nelly Kaplan in Magazine littéreraire

Il male, la mancanza d'essere, le donne in
L'avversario
di Nicole Garcia
, Francia, 2002

di Donatella Massara


L'avversario di Nicole Garcia, regia e partecipazione all'adattamento dei dialoghi e alla sceneggiatura della regista. E' un film importante, tratto dal romanzo di Emanuele Carrère L'avversario (Einaudi, 2000) dedicato a Romand, l'uomo che nascose per anni e anni di non essere medico della OMS, a Ginevra, e che, scoperto, uccise la moglie, la figlia, il figlio e i genitori. Il film esce in Italia in un momento in cui avversario evoca immediatamente l'altro, il nemico fuori di noi e in guerra. Nella soggettività contemporanea, maschile e femminile, è ancora possibile distinguere fra ciò che è in noi, e ciò che è fuori ? Perché di questo parla il film di Nicole Garcia.

L'ombra junghiana, o il diavolo che nomina Jung, riferendo a Freud sul suo rapporto extra-medico con Sabina Spielrein, è sempre e solamente una parte di noi? Oppure è possibile accusare il padre, il figlio, il marito l'onnipotente maschio salvando desideri femminili che l'hanno evidentemente spinto a simulare ? In questo caso l'avversario, il folle, è fuori di noi, collocato in una quotidianità certamente distratta, anche egocentrica e soprattutto avvolta in una routine opaca. Nessuno e nessuna per anni, quindi, vedono l'amico-nemico perché ogni personaggio fa esattamente sempre le stesse cose, apparentemente. Il piano salta perchè il suocero comincia a avere i suoi desideri, e li dice, decide di spendere i soldi che ha in banca e aveva affidati al genero, anni addietro. Finchè ha a disposizione i soldi l'avversario gioca la sua parte, credendo di fare felice chi gli sta intorno. La mancanza di soldi, il pericolo di essere scoperto mette in pericolo la compattezza di un mondo falso, però non del tutto. La falsità è visibile solo sotto un punto di vista convenzionale. Perché il protagonista va a Ginevra, segue le conferenze pubbliche alla Organizzazione Mondiale per la Sanità, legge e si informa come se fosse veramente medico. L'amico di sempre con cui ha condiviso l'università, interrogato dice che avevano preparato gli esami insieme e l'altro era pure più bravo di lui. Conferma di non avere sospettato mai nulla.
Daniele Auteuil il bravissimo interprete che Nicole Garcia si è scelta con giudizio, porta in scena la posizione della regia risulta distaccata, non colpevolizza, mostra i fatti senza suggerire né le cause sociali né quelle psicologiche. E' la stessa regista a dire:<< Ho voluto scrivere la tragedia di una normalità smarrita, allo stesso tempo famigliare e incredibile. La storia di un uomo che non ha voluto dispiacere a nessuno e che ha preferito uccidere che provocare dolore agli altri>>.

L'avversario è l'incarnazione dell'idea del male come l'ha pensata la filosofia. Male come assenza, mancanza di essere, così è stato detto in Platone e anche in Agostino, e a lui manca proprio quello che vorrebbe essere.
Nella nostra società tuttavia chi possiede l'oro, equivalente universale, riesce a colmare la mancanza e a volte alimenta anche il bene, è l'esaurimento del filone aureo che fa vedere l'assenza di essere, a volte, diventando male; in questo caso l'amico fidato, il padre affettuoso, il marito innamorato, il figlio solerte, il genero responsabile diventano il nemico, l'assassino.
Mi domando se anche per una donna il male sia assenza di essere o se nella storia di una donna si metta in evidenza l'opposto della mancanza, vale a dire la perseveranza della fedeltà a se stessa. Anche dove le condizioni reali sono terribilmente mancanti, le donne perseverano a tenersi i pezzi di una società arrangiandosi a fare diventare oro non quello che luccica ma tenendosi quello che non è oro, non luccica e che la propria esperienza, però, fa risaltare. E' quello che mette allo scoperto la moglie dell'avversario; lei, senza rendersene conto approfitta dell'assenza, garantita la continuità di una follia salva fino ai limiti del possibile la sostanzialità della pura apparenza, quindi la bellezza immanente in una vita così come è, una scelta di conservazione sparita con lei.

Il problema della cosmetica del nemico, come dice il felice titolo del romanzo di Amélie Nothomb (A.N. Cosmetica del nemico, Voland, Roma, 2003), mette fuori di sé la domanda sul senso dell'essere, sposta sul manichino interno l'esternazione delle nostre malefatte, adornandole di buone ragioni. Nel romanzo di Nothomb l'avversario è un altro fino alla fine del testo come scissione della psiche.
C'è un nemico che per conoscerlo bisogna "andare dietro allo specchio". E' questa la formulazione della congolese di Contes cruel sur la guerre (Congo, 2002) quando, all'inizio del documentario ci avverte che incontrerà i guerrieri della armata Cobra. Ibea Atondi, la regista, sa che dovrà spostare il proprio baricentro per accettare una diversità irriducibile a sé, non può che guardare senza avere alcuna immagine di sé per comunicare con i guerrieri, impenitenti macchine assassine, drogati fino ai limiti della coscienza.

Ricostruzione storica però anche finzione ha definito lo sceneggiatore Marcello Fois
Ilaria Alpi. Il giorno più crudele, Italia, 2003 (regia di Ferdinando Vicentini Orgnani, attrice protagonista: Giovanna Mezzogiorno). Il film racconta la scoperta dei traffici di rifiuti tossici e di armi che ha portato all'assassinio della giornalista di RAI 3 e di Miran Hrovatin, il cameraman freelance che girava i suoi reportage in Somalia. Il regista mantiene nel film i nomi veri e i fatti narrati della storia ricostruita in tre libri. (Barbara Carazzolo, Alberto Chiara, Luciano Scalettari, Ilaria Alpi. Un omicidio al crocevia dei traffici, Postfazione di Luciana e Giorgio Alpi, Baldini & Castaldi, Milano, 2002, Giorgio e Luciana Alpi ... et al., L' esecuzione: inchiesta sull'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Milano, Kaos, 1999, Roberto Cavagnaro, Franco Fracassi, Gabriella Grasso, Ilaria Alpi: vita e morte di una giornalista; con contributi di Alessandro Curzi e Maurizio, Roma, I libri dell'Altritalia, 1995).

Il film di Nicole Garcia invece non è un documentario, non è una trascrizione letterale, neppure una ricostruzione storica, è un film ispirato a un romanzo e racconta una storia reale. Attraverso l'immaginario questa storia produce riflessione sotto un velo di lucida pietà. Oltre questo sentimento che il film sollecita ci sono le domande: per il protagonista c'era piacere nella vita che conduceva ? L' onnipotenza di voler essere la copia simulata di altri, condizione artefatta del potere fa pensare che fosse proprio questo il godimento.