A casa nostra
di Francesca Comencini con Valeria Golino, Luca Zingaretti, Laura
Chiatti, Italia, 2006, soggetto di Francesca Comencini, con la consulenza
di Gianni Barbacetto, sceneggiatura di Francesca Comencini e Franco
Bernini
di Donatella Massara
Alcune amiche
esperte di cinema delle donne navigate conoscitrici dei film di Francesca
Comencini mi avevano parlato negativamente di questo.
Sono andata a vederlo con Silvana Ferrari aspettandomi che non mi
sarebbe piaciuto. Già le prime immagini e battute ci hanno
messo favorevolmente in rapporto con il film. Uomini a tavola in un
ristorante di lusso, primo piano su quello che conta, il presidente.
Tutti in ascolto delle sue battute non particolarmente divertenti
(non gli piacciono i cibi raffinati) che pure fanno scompisciare dal
ridere. Sconfinamento nella parlata milanese, citazione della ormai
dimenticata cassoela. L'interlocutore del 'potente' è
il banchiere d'assalto, Zingaretti. La scena ricorda massicciamente
un'altra. In C'era una volta in America di Sergio Leone il
mafioso italiano incontra i rampanti ebrei nel ristorante di Fat e
anche lì il potente di turno dice: ma come si fa a mangiare
questa m
? e tutti ridono. Quelli erano assassini di mestiere,
questi non si sporcano mai le mani, neanche in prima persona con i
soldi. In comune con quei simpatici lazzaroni questi qui non hanno
niente.
E' un film che ha diviso i giudizi. Come un sudoku non dei più
facili dove non è semplicissimo fare rientrare i numeri-personaggi
nelle linee tracciate. Le linee del quadrato sono quelle di Milano:
il capitalismo senza scrupoli e il garbuglio di sesso-denaro a cui
si accompagna il binomio prostituzione-droga. Saltando il discorso
etico che la stessa Francesca Comencini ha più volte spiegato
nelle interviste rilasciate, ci si potrebbe provare a incrociare i
dati e vedere quale risultato otteniamo.
Dominante è la figura del banchiere Ugo che dà la scalata
a una banca grazie ai soldi dell'oligarca, russo, e agli appoggi di
magistrati corrotti e alti funzionari. Le donne che lo affiancano
sono la moglie e l'amante, l'una che si distrugge dal dolore per avere
perso un figlio di pochi anni, l'altra per l'ossessione amorosa verso
di lui sniffando cocaina. Lo seguono i suoi alterego, tutti gli uomini
del potere, in fila fino a finire nel pappone rumeno (somigliante
a Werner Fassbinder) che tallona la prostituta romena, bella e infelice,
una figura molto tragica che muore per colpa di un ragazzino di 17
anni che le scippa la borsetta.
C'è un ragazzo più grande, capelli scolpiti, bello,
povero e sposato che viene accalappiato per fare il prestanome alla
grossa operazione commerciale ordita dai veri banchieri, lui fa anche
il galoppino, e tutto perché è finito a letto con la
modella amante del banchiere, lasciata spesso sola in compagnia dell'autista.
Alla fine è l'unico a essere arrestato. Ma non è come
lui sua moglie che fa l'infermiera, ama il suo lavoro e gli piace
quello che ha e dove sta. Una figura positiva coinvolta nella società
più che nel gioco sociale. Positivi sono anche i due anziani,
lei traduttrice e lui ex-professore che si divertono insieme e si
vogliono bene; hanno un figlio, chiaramente di sinistra che è
il compagno della capitana Rita della guardia di finanza, una sempre
energetica Valeria Golino che sulle tracce delle intercettazioni telefoniche
tenta di smascherare il banchiere con i suoi compagni di cordata.
Infine arrivano i familiari, la sorella della prostituta Bianca, che
convive con lei e le vuole bene. Lavora regolarmente e ha un figlio.
Intorno a un figlio che potrebbe esserci che non c'è ancora,
non c'è più, forse non ci sarà mai sono collegate
più figure, la capitana vorrebbe avere un figlio, in realtà
il ragazzo con cui sta è più giovane e non è
convinto di volersi impegnare con lei. Anche il banchiere lo vorrebbe
con l'acquisto di un bambino, non si accontenta di adottare un ragazzino
qualsiasi lo vuole appena nato e per averlo mette di mezzo il giovane
prestanome che lo dovrebbe ricevere dal pappone prelevandolo a Bianca
in coma irreversibile, che viene fatta partorire. Le figure maschili
positive che non vogliono solo i soldi e il potere, assomigliano a
Otello ex-pregiudicato benzinaio innamorato di Bianca che vorrebbe
allevare il neonato insieme alla sorella di lei.
Un personaggio che rovescia l'azione del padre di L'Enfant dei
Dardenne che il figlio neonato l'aveva venduto. Ne risulta che i maschi
'a posto' sono appunto innamorati di una donna, come anche il padre
del ragazzo che va a letto con la capitana. I maschi 'fuori posto'
sono invece convinti che con i soldi si aggiusta tutto. Così
i soldi comprano i servitori dello stato per niente fedeli, giustificano
la prostituzione coatta, fanno pensare che un figlio si può
sostituire con un neonato di un'altra, che le persone si possano usare
e poi buttare via se non ci sono fedeli come animali domestici, anche
le mogli tradite dovrebbero starsene buone con i regali e una casa
migliore. Se i soldi proprio non arrivano a coprire tutto, le persone
che non si fanno comprare possono essere disprezzate.
Sullo sfondo della
città, dove viene raccontata una storia giustamente abbandonata
a se stessa per ciò che riguarda le conseguenze a cui porta,
in ogni scena dove questi personaggi si intrecciano e parlano della
vita che fanno, c'è un punto di vista non banale che dice qualcosa
di vero. Nelle immagini e nei dialoghi c'è come una voce ideale
e sottotraccia che parla di una verità della nostra storia
che non è semplice afferrare; parla non proprio urlando ma
neppure a voce troppo bassa da non poterla sentire. E' una storia
dove necessariamente siamo dentro tutte e tutti anche se al tavolo
del banchetto di questi anni non ci siamo sedute/i. Il risultato del
film è l'identificazione di una razza -chiamiamola "padana"
ma che potrebbe essere di qualsiasi paese, di ambiziosi di ricchezza
che fanno i buoni matrimoni.
La narrazione lavora però molto guardando allo scambio fra
i sessi e mescola donne affatto ingenue ma neppure complici a uomini
che hanno uno smodato desiderio di soldi e di potere. Ne deriva che
le donne non sono mai coinvolte in questo esercizio di imperio maschio-capitalista,
e che qualche uomo è d'accordo a sostenerle imbracciando la
volontà di restare fedeli alle proprie idee, forse anche con
la macchina da presa, certo più che con il mitra. E come dichiara
la capitana al banchiere, che la deride perché non è
altro che una donna sola, il suo lavoro - è vero - le prenderà
"notte e giorno" fino a che non riuscirà a incastrarlo.
Se Chantal Ackerman usava Notte e giorno, nel 1993 per fare
vivere a una donna una relazione a tre, qui il tempo femminile è
invece speso nell'azione della vicenda storica. Una donna taglia la
materia sociale con il suo scomodo desiderio di essere, rigenerato
da qualcosa che è una maternità mancata, per la Golino
di A casa nostra o una maternità solitaria per la Brasi
di Mi piace lavorare (2004), o una maternità lacerata
come quella di Heidi Giuliani in Carlo Giuliani, ragazzo
(2002), o un'estraniazione drammatica, romantica, sospesa come nel
film d'esordio di Francesca Comencini Pianoforte (1983).
Spiega Francesca Comencini nel press book del film:<<La scelta
narrativa, operata da Franco Bernini e da me, di raccontare una storia
circolare e frammentaria parte dal tema: il denaro. Il denaro circola,
unisce e divide ma comunque circola tra le persone>>
<<La fotografia di Luca Bigazzi in questo film risponde alla
doppia anima del film stesso: una città fredda, un sistema
spietato, una constatazione amara, e delle persone singole piene di
umanità, che tentato di continuare a credere e a costruire
speranza. L'altra scelta importante che presiede la forma del film
è quella di fare tutto il film con la macchina tenuta a mano,
però molto ferma.>> <<I
miei film precedenti erano a piccolissimo budget, questo film è
più caro, e anche più costruito, più corposo,
ma non è assolutamente una scelta di non ritorno. Amo fare
film "piccoli" e amo lavorare con piccole troupe. Amo filmare
l'imprevisto, avere la libertà di cambiare, di cogliere al
volo le situazioni, le diversità, ciò che gli attori
hanno da proporre anche se non era scritto. Per fare questo bisogna
essere leggeri, per me è una necessità assoluta, e comunque
anche in questo film è stato così, anche se un po' meno
che in MOBBING, che era davvero estremo in questo senso. Poi mi piace
molto fare documentari, anche questa per me è una necessità.>>