Burning
Times - National Film Board, Canada 1990
regia di Donna Read, v.o
inglese Sottotitoli italiani a cura dell'associazione "Armonia" di Bologna.
di
Monica Di Bernardo
Il
documentario "Burning times" ("I tempi dei roghi") ha inizio
tra le note di un tema musicale che conduce lo spettatore, quasi come in un rito
di iniziazione, attraverso i vapori di un'antica sorgente dalle acque prodigiose,
verso il recupero di storie dimenticate il cui ricordo si perde nell'oblio: vite
di donne tacciate di stregoneria. Una coinvolgente colonna sonora percorre l'intera
narrazione cinematografica, come un filo rosso, un trait d'union che collega episodi
e storie di vita, ogni volta che la voce narrante interviene a commentare e descrivere
sequenze tratte da dipinti o stampe d'epoca.
L'autrice, infatti, analizza
il fenomeno della caccia alle streghe proponendo tre diversi percorsi di indagine
che si intrecciano attraverso il dipanarsi della narrazione cinematografica. Pertanto
accanto alle interviste a storiche/i, giornaliste e scrittrici femministe, troviamo
un vasto apparato iconografico e alcune fonti scritte estrapolate da trattati
di demonologia. Difficile riassumere in breve i numerosi argomenti toccati dall'autrice-regista
e rendere a parole le emozioni che suscita la visione; nuovo e diverso è
il suo lavoro e, anche se le tematiche affrontate sono quelle proprie della storia
della stregoneria, il fatto di averle esposte attraverso una narrazione filmica
le rende fruibili per un vasto pubblico più di quanto non riesca a fare
un saggio storico diretto, necessariamente, a specialisti. Il fine dell'autrice,
quindi, è di tipo divulgativo e l'obiettivo è quello di riabilitare
il ricordo di tante donne finite sui roghi nel corso dell'età moderna.
Il documentario ricostruisce fedelmente, secondo un rigoroso metodo storiografico,
le tappe salienti del percorso che, nel corso dei secoli, ha condotto alla demonizzazione
del sapere femminile di cui le donne sono state progressivamente espropriate,
in modo violento e persecutorio.
All'interno di tale itinerario l'autrice
focalizza l'attenzione su alcune tematiche ritenute di particolare interesse.
Nel corso della prima parte ci si sofferma sull'idea che abbiamo oggi della stregoneria
mentre, sullo schermo, scorrono le immagini di una festa di Halloween, cui siamo
soliti associare la figura della strega. Una voce narrante illustra le immagini
mettendo in evidenza come la stregoneria sia oggi collegata all'oscurità,
alle tenebre e alla morte. In verità - sottolinea la voce narrante - tale
idea risale al Rinascimento, periodo in cui il potere esercitato dalle donne all'interno
delle comunità di appartenenza è stato progressivamente identificato
come la causa di ogni male. Così facendo la funzione svolta dalle donne
nel mondo antico come sacerdotesse dell'antica religione popolare, legata alla
natura e alle sue manifestazioni, è stata loro sottratta.
Nel Rinascimento,
inoltre, le donne guaritrici, "dottori del popolo", fino ad allora presenti
in momenti cruciali dell'esistenza umana come il parto, la morte, la cura, vengono
espropriate con la forza di quel loro sapere empirico fatto di conoscenze su erbe
curative e filtri magici che si tramandavano di generazione in generazione, per
permettere l'affermarsi della professione medica che, da quel momento, diverrà
appannaggio esclusivo di maschi.
Quel che ne è seguito è stata
l'appropriazione da parte dell'elemento maschile di un rigido controllo sul potere
riproduttivo femminile e sulla gestione della sessualità, della contraccezione
e dell'aborto. Chiaro è, quindi, il passaggio dalla medicina popolare a
quella dotta, del tutto trascurato risulta, invece, il tema piuttosto importante
della contrapposizione, in età rinascimentale, tra una magia popolare,
estirpata attraverso i roghi e le delazioni e una magia colta che, al contrario,
si afferma nelle corti e nei trattati filosofici degli umanisti.
Altro argomento
messo in evidenza dal documentario è il fatto che la persecuzione della
stregoneria non è fenomeno da sottovalutare, dal momento che ha avuto conseguenze
storiche importanti: in particolare ha prodotto la distruzione di uno stile di
vita nelle campagne europee. L'autrice ricostruisce le caratteristiche dell'Europa
nell'epoca moderna: un periodo di grandi trasformazioni e capovolgimenti sociali,
in cui le donne sono state utilizzate dall'establishment come capri espiatori
di un comunità vittima di epidemie (la peste nera del 1300) e di guerre.
In tal modo hanno permesso di distogliere la pressione dalle istituzioni, catalizzandola
su di sé. Non a caso la persecuzione antistregonica fu ampiamente sostenuta
e incentivata tanto da istituzioni religiose che laiche e fu spesso utilizzata
come escamotage per punire intere comunità contadine in rivolta contro
le innovazioni introdotte dal sistema capitalista, che cominciava allora ad affermarsi
in Europa.
Nella seconda parte l'autrice ricostruisce le diverse componenti
che hanno contribuito alla cristallizzazione, nell'immaginario collettivo, dello
stereotipo della strega: vecchia megera, che vola di notte, che copula con i diavoli
ed è capace di uccidere con il tocco o lo sguardo ammaliatore. Le immagini,
tratte da dipinti e da trattati di demonologia illustrano con la brutale immediatezza
che solo il mezzo visivo può dare, le tragiche tappe di quel percorso.
Grande pregio dell'autrice è poi quello di aver arricchito le immagini
con l'aggiunta del sonoro dell'epoca; in tal modo l'audio riesce ad animare i
dipinti che sembrano così prendere vita, in modo da far rivivere nel pubblico
le terribili emozioni e le atroci sofferenze che quelle donne devono aver vissuto
a causa delle persecuzioni subite. Tale aspetto risulta ancor più importante
dal momento che non è giunta fino a noi alcuna testimonianza diretta riguardante
le streghe, condannate dalla storia al silenzio. Infatti le uniche fonti scritte,
come sottolinea subito dopo una storica intervistata, sono costituite dai verbali
dei processi, redatti da inquisitori, esponenti della cultura colta, che si occupavano
di "tradurre" le confessioni delle imputate. Tuttavia tali dichiarazioni
risultavano per loro quasi del tutto incomprensibili dal momento che le streghe,
illetterate, si esprimevano attraverso il linguaggio dei rustici.
I trattati
di demonologia, poi, in primis il famigerato Malleus Maleficarum, non hanno fatto
altro che raccogliere e diffondere quanto di più terribile la cultura popolare
da una parte e quella dotta dall'altra narravano intorno alle streghe. Si è
trattato, infatti, di una sorta di coacervo di tradizioni culturali diverse, tramandate
per generazioni, che ha prodotto una serie di accuse che diverranno topoi e saranno
rivolte a tutte le presunte streghe che si troveranno a comparire di fronte ai
tribunali, laici o ecclesiastici. Tali credenze, poi, già diffuse tra il
popolo dai predicatori itineranti (il film trascura del tutto tale argomento a
mio avviso, invece, piuttosto significativo), si cristallizzano negli scritti
degli esperti in demonologia.
Non a caso, sottolinea uno storico intervistato,
le confessioni estorte con la tortura alle condannate risultano molto spesso identiche
le une alle altre, nonostante si faccia riferimento a processi svoltisi in luoghi
diversi e lontani tra loro. Uno soltanto, infatti, doveva essere il modo di interpretare
le confessioni che gli inquisitori, tutti figli di una stessa cultura misogina,
utilizzavano come riferimento: quello descritto nei testi di demonologia da loro
accuratamente consultati nel corso dei processi.
Tuttavia un'importante eccezione,
evidenzia l'autrice, è quella di un demonologo F. Von Spee il quale sottolineava
come la stregoneria fosse figlia della tortura; chiunque infatti - sosteneva in
un suo scritto - avrebbe confessato qualsiasi cosa se sottoposto ad atroci tormenti,
come quelli cui furono costrette le imputate per stregoneria. Spesso le immagini
indugiano sulla descrizione degli orribili strumenti di tortura utilizzati dagli
aguzzini proprio a voler sottolineare tale macabro aspetto, causa spesso di un
circolo vizioso di accuse cui le streghe ricorrevano pur di sfuggire ai supplizi.
Così quella che noi oggi immaginiamo come strega, che anche i bambini -
intervistati alla fine del film - riconoscono, non è altri che uno stereotipo
che la cultura egemone ha accuratamente elaborato e ha poi voluto che si consolidasse
nel tempo. Dunque la vecchia fattucchiera protagonista di tante fiabe o piece
teatrali era in realtà la donna custode di un'antica saggezza e della religione
della grande Madre, la guaritrice che ancora oggi si conserva solo in alcune culture
africane o tra le curandere dell'America latina di cui l'autrice riporta alcune
interviste.
Perché, dunque, non recuperare l'immagine vera che a quelle
donne apparteneva e per cui dovrebbero essere ricordate?
Tanto più
che, nonostante l'oblio del ricordo, nuove generazioni di donne, impegnate nel
sociale e nella vita politica, rivendicano la discendenza da quelle antiche madri
e la riabilitazione della loro arcaica saggezza, quelle stesse donne che chiudono
il film danzando insieme al cospetto del sole.
La mia recensione vuole essere
un invito a vedere e diffondere il film.
Un documentario che emoziona e che,
utilizzando il linguaggio cinematografico che, in quanto visivo, risulta più
immediato ed efficace di un testo scritto, si presta ad essere utilizzato per
un vasto pubblico. Potrebbe, a mio parere, essere validamente proiettato nelle
scuole come documento che illustri la persecuzione che le donne hanno subito in
età moderna ("l'olocausto delle donne" come l'autrice lo definisce,
che ha prodotto nove milioni di vittime). Un modo per ricordare e far ricordare,
anche perché nelle scuole la storia delle donne, a parte i percorsi organizzati
da qualche volenteroso/a insegnante, è spesso espunta dai manuali di storia
e al limite, fa riferimento solo agli episodi simbolici dell'emancipazione femminile,
cancellando le donne dalla storia per i restanti periodi.
Il film risulta
meno rilevante per un pubblico di addetti ai lavori dal momento che riporta una
serie di informazioni già validamente affrontate in numerosi saggi storici
che si occupano dell'argomento (già recensiti su questo sito), tuttavia
potrebbe essere un valido supporto visivo da affiancare ai tanti studi sul tema
per illustrare in una prospettiva storico-antropologica sia l'origine delle persecuzioni
che la concezione attuale della stregoneria.
Personaggi
intervistati nel documentario:
Margo Adler (giornalista)
Starhawk (autrice
femminista - strega moderna)
Matthew Fox (frate domenicano)
Barbara Roberts
(storica)
Irving Smith (storico)
Thea Jensen (scrittrice femminista)