Donne e conoscenza storica
         

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Il segreto di Esma (Grbavica) regia di Jasmila Zbanic, Austria, Bosnia Erzegovina, 2006, 90'

di Donatella Massara

Questo film veramente eccezionale per onestà, politica, profondità raccontato in poche parole suonerebbe così: storia di una donna bosniaca e di sua figlia adolescente, avuta dopo avere subito le continue violenze sessuali durante la prigionia nei campi profughi dei serbi in guerra nel 1992.
Per andare a vederlo occorrerebbe anzitutto un impegno forte a volere conoscere cosa è avvenuto alle cosidette porte di casa. Invece questo film ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino. Meritato non solo per il tema. Viene voglia di capire come ha fatto la regista e sceneggiatrice a raccontarlo con tanta ricchezza di umori, di sentimenti, di problemi oltre che di interpretazione. Si esce con le facce di questa madre e di sua figlia stampate sulla faccia, perchè sono stati tantissimi i primissimi piani che ce le hanno così impresse. Scatta, nonostante tutto, l'identificazione, dopo la commozione, la partecipazione emotiva, l'angoscia. Non è giusto allora, se stiamo al giudizio che nasce dalle emozioni e dalla bellezza di tanta intelligenza all'opera, farne solo un film sulla violenza sessuale. E' un film magari sulla maternità, come dicono alcune, molto più che sulla relazione madre-figlia, un discorso quindi sulla sessualità femminile, sul desiderio di nutrire, sull'amore materno che supera l'odio e che contrasta al di là di tutto ogni forza contraria e distruttrice. E' un film dunque che serve alla storia delle donne perchè non ci sta a subire le cose avvenute vedendole solo nel senso terrificante che hanno ed è già sotto gli occhi di tutte. Va a guardare le cose dal di dentro, dove sono avvenute, non si ferma davanti all'orrore. Mostra invece quello che è stato un conflitto armato dalla violenza della fallocrazia, degli eserciti nazionalisti e non statali, dalle lotte interetniche, combattute fra i vicini di casa, dove le donne hanno subito ma allo stesso tempo accolto, come Esma, il tracollo finale della famiglia e della sua idealità di protezione della società. La protagonista del film risponde affermando la sua sessualità, sfidando la vendetta maschile, portando avanti la nascita della figlia e continuando se stessa in una 'famiglia'.
Il film non stigmatizza, non fa del male un significato reificato, un obbiettivo da colpire come quando ci si esercita al poligono di tiro. Non spera che attraverso le parole le cose svaporino, siano esorcizzate e tenute lontano, piuttosto le fa scorrere nel tempo presentando - in questo caso - il senso che hanno dato alla vita di una donna.

Come dice la stessa regista protestando per come è stato interpretato:<<La storia di Esma non parla solo della guerra. Parla prima di tutto d'amore, in particolare di un amore che non è puro perchè è mischiato con l'odio, il disgusto, la disperazione. Parla di vittime che non hanno commesso crimini e non sono del tutto innocenti, almeno di fronte alle generazioni future. E parla di verità, qualcosa che serve al progresso e che in particolare serve nella Bosnia di oggi>> (L'amore, la violenza, la verità in Bosnia, intervista a Jasmila Zbanic di Alessandra Baduel in "D, La repubblica delle donne", 28,10,2006)

L' andare oltre lo vediamo anche nel contesto. Sarajevo è una città che tenta di rinascere. Ma per chi ha fatto la guerra, gli ex studenti universitari, ex soldati, ex occupati come prospettiva c'è fare i killers per l'ex-comandante diventato capo di una banda criminale. Niente torna a prima della guerra. I giovani e le giovani sono continuamente in pericolo, rifugiati, per incontrarsi, in edifici fatiscenti dove possono scoprire l'amore ma anche le armi forse la droga. Il pericolo continua a incombere in ogni scena, perchè dietro ogni parola detta c'è una bugia. Esma mente alla figlia a ogni attimo facendole credere che il padre è un martire morto in battaglia. Ma quando davanti alla bella trota che la madre ha cucinato tutta per lei Sara la rifiuta, - dice:<<perchè è fredda>>, in realtà reagisce, ancora questa volta, al mistero che nasconde la sua nascita. In quel momento sappiamo che la madre non può accontentarsi di dare amore alla figlia tenendole nascosta la verità. E a poco a poco il film va verso la scena della rivelazione che stavamo aspettando. La ragazzina si rasa capelli e li copre per metà con una fascia azzurra, pronta a ripartire, però, a riprendere con il suo piglio di 'piccola vipera' maschiaccia, la vita, separata ma protetta sempre da una madre.

E l'immagine storia nel film mi colpisce con i volti delle donne e le loro mani ripresi nella prima scena. Sono donne raccolte insieme, a occhi chiusi, abbandonate l'una contro l'altra, che riposano, la testa appoggiata una sull'altra, alcune sdraiate, altre sedute, pregano, pensano, guardano. Sono donne di ogni età, e non tutte avrebbero potuto restare gravide, sono le compagne di Esma del Centro per le donne. Le vediamo ancora in un'altra scena simile, nella parte finale, i volti ripresi in primo piano di una per una, quando dopo avere rivelato a Sara la verità sulla sua nascita, Esma deciderà di raccontare, di parlare e di piangere su se stessa e le altre.

La guerra in Bosnia fra popolazione serba e bosniaca conta 20.000 donne sistematicamente stuprate, 100.000 persone sono morte e 1.000.000 sono state espulse dalla loro terra.