POCAHONTAS
e il culto della madre in The New World di Terrence Malik,
USA, 2005
di Donatella Massara
Mai nominata come
Pocahontas, perchè il nome è troppo inflazionato, eccezionalmente
interpretata da Q'Orianka Kilcher, una giovanissima attrice nata nel
1990, la principessa figlia del capotribù dei Powtan, come
gli altri personaggi, è continuamente esposta al suo pensiero,
che noi sentiamo mescolarsi ai dialoghi parlati e ai gesti con cui
comunica all'amato, il soldato di ventura Smith. I flussi di coscienza
mescolano i suoi sentimenti interiori con la natura in cui vive immersa.
Madre natura è sua interlocutrice ma anche la madre reale che
appare in tre fotogrammi a farci intendere che la ragazzina, aveva
quando si innamora di John 12 anni, secondo il regista rivolgeva il
pensiero non solo al vento, alle piante, all'acqua che la circondano,
l'accompagnano, la scortano. C'è il rapporto di fusione e di
dialogo con la natura e c'è una madre in carne e ossa che come
sappiamo dalle fonti storiche, era una delle cento mogli del capotribù
poi mandata via, come avveniva, secondo i costumi dei Powhatan. Quindi
c'è nel film una madre intravista in sogno, mai conosciuta,
una madre lontana, una protezione a cui chiedere il senso di sè.
Di questa preghiera
rivolta alla madre, come natura e anche madre biologica, in realtà
i critici che molto hanno amato il film di Malik tacciono. In Cinemasessanta
(n. 287 gennaio/marzo 2006) "Incontro di culture in Virginia
"The New World" "di D.Gigante <<La principessa
indiana è l'incarnazione allo stesso tempo di due miti primitivi:
la madre terra che tutto nutre e lo spirito benigno che abita nei
boschi>>.
In Duellanti (febbraio 2006) "L'America scoperta da Malick"
di Massimo Rota
<< (lei) attraversa la storia spezzando la meschina catena del
tempo, cullandosi nell'immobilità ancestrale della natura dove
l'unico scopo è ricalcare le orme immortali dei padri>>.
Va più
a fondo, accettando sì e no, che almeno sotto veste filosofica,
questa madre Pocahontas la preghi e Malick voglia che la vediamo,
Segnocinema (maggio-giugno 2006) in "Un'unica grande anima"
di Matteo Bisato. Dopo averci spiegato come Smith resterà sradicato
ovunque si trovi - perchè lasciata la giovanetta le farà
arrivare il messaggio che è morto, mentre viaggerà per
terre lontane per rivederla dopo anni in Inghilterra una sola volta
- l'articolo commenta: << La cultura di lei permette invece
di essere radicata ovunque si trovi, in quanto figlia prediletta della
natura, invocata dalla giovane all'inizio dell'opera:"Noi sorgiamo
dalla tua anima", per poi chiederle:"Madre dove vivi?nel
cielo, nelle nuvole, nel mare ? Mostrami il tuo volto". (ndr.
e qui appare la prima volta il volto di una donna sbiancata dal trucco
indigeno, la madre). Domande a cui trova la risposta dopo la maternità:"Madre
ora so dove vivi". Lei stessa madre non potrà però
crescere suo figlio perchè una malattia la farà morire
in pochi giorni quando lui è ancora piccolo. Non può
trasmettere quella capacità di vivere il mondo al suo erede
che andrà in tal modo perduta.
"Mia madre morì di polmonite quando ero ancora bambina"
sono le prime parole pronunciate in assoluto in un film di Terrence
Malik all'inizio di La rabbia giovane. Il cerchio si è
chiuso. In futuro negli altri film (ndr. I giorni del cielo,
La sottile linea rossa) che farà, la famiglia sarà
al tempo stesso assenza e doloroso rimpianto. Mancherà quella
figura che aveva visto il volto della Madre (ndr. i protagonisti sono
uomini) . La morte della visione del mondo della nativa americana
è il peccato originale che dobbiamo scontare. Lei sapeva vedere,
ascoltare e vivere in perfetto accordo con una Natura che ama mostrarsi>>
Insomma per
gli uomini riconoscere la nascita da un corpo di donna è -
come sempre: difficile; anche al cinema, benchè i segni siano
corpi visibili e i concetti passino nelle immagini assicurando -in
alcuni casi- una schietta unilateralità; in questo caso, più
ostica a essere identificata, di ben più difficili simboli.
La ricostruzione
storica che il regista ha preteso è stata accuratissima. Il
film costato 30 milioni di dollari era già nella sua testa
trentanni fa. E' il quarto film di un regista molto schivo di cui
si possiede una sola intervista e una sola fotografia. L'ambientazione
è quella originale. Il film è stato girato in Virginia
nei luoghi dove è avvenuto lo storico incontro fra i "naturales"
(così venivano chiamati allora dagli inglesi i nativi) e i
primi colonizzatori inglesi. L'insediamento sul fiume James chiamato
Jamestown avviene 30 anni prima (siamo nel 1607) lo storico arrivo
dei pellegrini a Plymouth Rock. Malick si è attenuto strettamente
alle fonti. Ha cercato di riprodurre un veritiero contesto storico,
avvalendosi della consulenza di archeologi e linguisti. i dialoghi
li ha preparati F.Gleach uno dei maggiori esperti di linguaggio delle
popolazioni orginarie americane. Il villaggio è stato ricostruito
con i soli materiali trovati in loco e basandosi su fonti originali.
Malick gira sempre solo con la luce naturale inoltre i set sono tutti
veramente costruiti, non c'è uso di computer grafica, tutti
gli oggetti sono veri, anche la nave.
In Wikipendia
c'è una dettagliata ricostruzione della vera storia di Pocahontas,
http://en.wikipedia.org/wiki/Pocahontas. Il suo nome era Mataoaka
e Pocahontas era il suo soprannome, che ha il significato inglese
di little wanton, "piccola che vuole sempre giocare".