Donne e conoscenza storica 

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Casa Hontvet prima che bruciasse in un incendio.

 

 

 

 

Il Cottage "Island Garden" di Celia Thaxther a Appledore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Il Mistero dell'acqua "
di Kathryn Bigelow


di Donatella Massara

Il film è tratto da un racconto breve di Anita Shreve (v. Anita Shreve in traduzione italiana di Silvana Ferrari) pubblicato nel 1970 e quindi riorganizzato in un romanzo best seller The weight of water nel 1990. Sull'assassinio di Smuttynose Island sono state girate altre pellicole e scritti saggi e ricerche. Attualmente - come avverte il sito - l'isola di Smuttynose è di proprietà privata, non raggiungibile dai mezzi pubblici e si può approdare alla costa solo con l'autorizzazione e in visite guidate.

Il romanzo rielabora l'assassinio di due donne avvenuto nel XIX secolo riimmaginandone il racconto. Il contesto è una vicenda a noi contemporanea di altre due donne e due uomini. Una viaggio in barca alle Isole Shoals per fotografare i luoghi del celebre omicidio si concluderà in una tempesta tragicamente.
L'ipotesi della scrittrice americana è rovesciata rispetto alla versione storica. Anita Shreve oltre alle fonti dirette ha utilizzato un'altra versione e gli articoli pubblicati nel periodo del processo. Il direttore di un giornale di New York e altri giornalisti avevano avanzato diverse soluzioni dell'omicidio. Il motivo di tali prese di posizione puo' essere spiegato da due circostanze.
L'imputato non si riconobbe mai colpevole e sempre con molta determinatezza si difese adducendo altre ipotesi sull'omicidio, accusando anche Maren, unica superstite.
La popolazione del Maine e del New Hampshire avevano partecipato con molta passione all'inchiesta sul delitto. I due stati si vede dalla cartina si suddividono la giurisdizione delle isole Shoals; l'accusato era stato spostato di prigione, fino a quando fu deciso che Smuttynose era nel Maine. L'imputato additato dalla gente come lo straniero diabolico e colpevole aveva rischiato di essere linciato. Può darsi che la stampa intendesse provocare dubbi nel fervore popolare sostenendo ipotesi altrettanto verosimili benchè impopolari.
Nella notte del 6 marzo nel 1873 due donne sono barbaramente uccise con una scure. Le donne erano emigrate dalla Norvegia e sono la sorella e la cognata di Maren. Lei si salva nascondendosi sotto una grande roccia. L'uomo l'avrebbe cercata affannosamente dopo l'assassinio. Una prova schiacciante della sua colpevolezza furono le orme di stivali macchiati di sangue rintracciate intorno alla casa, oltre alla testimonianza di Maren, che lo avrebbe riconosciuto benchè nel buio.
L
a versione cinematografica e il romanzo vedono in Maren la vera colpevole. Spinta da un raptus omicida contro la sorella Karen che la accusa della doppia colpa di avere amato il fratello e ingiustamente la giovane e bella cognata.
Maren nella realtà e nel film riconobbe l'assassino nel prussiano che era stato alle loro dipendenze l'estate precedente; curato dalle donne per una malattia reumatica, Luis Wagner aveva un'attrazione, non ricambiata, per Maren e Anethe. Nel film Maren si autodenuncia ma la confessione viene insabbiata dal giudice che condanna l'uomo.

Il processo a Luis Wagner si concluse con la condanna alla pena di morte sotto l'accusa di Maren Hontvet di avere ucciso nella notte di tempesta la sorella e la cognata di lei. L'uomo si era sempre dichiarato innocente
Il film segue la controstoria raccontata da Anita Shreve nel romanzo.
La realtà storica si ferma alle accuse di Maren mentre la seconda versione - nel film confermata dal ritrovamento di un documento - sarebbe emersa dalla confessione di Maren, assassina, rilasciata al suo ritorno in Norvegia sul letto di morte.
Questa storia circolata negli anni successivi al processo non è stata mai suffragata da prove.
L'accusa a Maren era stata lanciata dallo stesso Wagner. I motivi a sfavore di Maren dicono che solo una persona che conosceva molto bene la zona avrebbe potuto orientarsi nel buio, inoltre che i colpi inferti alle vittime con l'ascia erano molti ma non profondi come sferrati senza troppa forza, poi che era impossibile sopravvivere nella notte gelida camminando a piedi scalzi.
Esiste la trascrizione della confessione rilasciata da Maren Hontvet al processo. Non molto attendibile perchè non sappiamo cosa è stato alterato dalla traduzione resa necessaria dalla sua scarsa conoscenza della lingua inglese.

. Maren Hontvet

CeliaThaxter

La poeta islandese visse molti anni nelle Isole Shoals. Infatti i suoi scritti descrivono scene pastorali ambientate a White, Smuttynose e Appledore. Le isole si trovano a dieci miglia dalle coste del New Hampshire e del Maine. Celia Tahxter aveva con la sua famiglia un hotel a Appledore dove accoglieva fuori dal turismo regionale la Boston letteraria, artisti e scrittori del New England. Celia aveva abitato vicino alla casa di Maren e il suo hotel era a Appledore vicino a Smuttynose Island.
Conosceva la famiglia di Maren e le vittime, la sorella Karen Cristhensen che aveva lavorato al suo hotel e la giovane cognata Anethe. Aveva dedicato un poema a Karen. ( v. Karen in traduzione italiana di Mara Montesano)
Celia Thaxter difese sempre la famiglia norvegese. Nei suoi scritti parla con turbamento di persone gentili e disponibili. Questi pescatori norvegesi erano sopravvissuti a un sistema di vita che risaliva alle emigrazioni di due secoli prima.
La poeta aveva avuto notizie immediate e certo aveva parlato con Maren il giorno dopo il fatto. Era rimasta molto colpita dalla violenza scatenatasi contro queste donne che aveva conosciuto bene. Mai la sua descrizione è colta dal dubbio.
In una lettera all'amica Elizabeth D. Pierce. Shoals, March 11,1873, scritta due giorni dopo Celia aveva ricostruito per la prima volta l'avvenimento.
Due anni dopo il fatto nel 1875 la poeta pubblicò un saggio A memorable murder sull'Atlantic Monthly e raccontò il terribile fatto. E' stato definito un melodrammatico ma anche dettagliato resoconto degli eventi.

 

E' un film gelido mi è stato detto da altre donne, concordo.
Nonostante questo è girato benissimo. E rimane nella memoria l'evocazione di una storia di violenza femminile nell'America di fine ottocento. Il romanzo inserisce il fatto di cronaca in una storia contemporanea. La regista si sposta sui due piani temporali, del presente e del passato.
Il doppio piano è difficile e induce a collegare le vicende con deduzioni semplificate, ma Katryn Bigelow riesce a tenere il discorso vivo sulla ricerca di una donna - la fotografa - che per scoprire il passato di altre donne - Maren - deve afferrare qualcosa che appartiene a sè e solo così la storia e le sue rappresentazioni si scrollano di dosso quello che nascondono. Le emozioni è vero sono poche invece prevale un gusto della scena e della ricerca fotografica che vorrebbe svelare cosa c'è sotto al mondo patinato delle immagini di superficie.

E' un film che si rivolge alle donne e che non si sottomette tanto facilmente a schemi classici e vincenti. Allo stesso tempo i maschi vivono svuotati in un protagonismo che supera sè stesso. Così dirà il fratello dell' intellettuale in crisi vocazionale ubriacone e seduttore, marito della fotografa che ricerca sul passato di donne lontane.

Il mistero dell'acqua al sapore sensuale dei corpi sotto il sole concede pochissimo, il film afferra nei giochi della mente e negli intrecci fra i personaggi sdoppiati: in un passato che diventa presente, per le donne, e un presente che non diventa futuro, per gli uomini.
Katryn Bigelow ritorna all'acqua in un film ricchissimo di suggestioni femminili come Il pranzo di Babette, o Lezioni di piano.
Anche questo film ambientato su una piccola isola o in mezzo al mare come Point Break della stessa regista.

C'è anche qui un punto di rottura fra i due sessi ed è la passione per la storia femminile che unisce le due donne, così differenti. La fotografa viene coinvolta profondamente dalla ricerca che deve svolgere ma anche l'altra donna che come interesse prevalente ha il marito di questa, cerca inconsciamente di rivivere la storia passata di quest'uomo immedesimandosi nella storia di una giovane donna che l'aveva preceduta.

Il cast del film e la recensione di Elisabetta Marino
http://www.tempimoderni.com/2001/aprile/film/mistero/mistero.htm