La
politica delle donne a Creteil:
la guerra contro l'Irak
Centrale
nell'apertura di quest'anno di Films de Femmes è
la guerra in Irak. Una intera rubrica è dedicata all'impegno
del cinema contro la guerra e raccoglie i film, gli interventi, una
tavola rotonda che dibatte su come le donne guardano alla guerra,
gli aggiornamenti giorno per giorno delle posizioni prese e degli
avvenimenti che riguardano l'impegno di chi fa arte affermando una
posizione pacifista.
(http://www.cfd-emi.com/toilesdefemmes/article.php3?id_article=67).
Debra Zimmerman giurata, regista e dirigente della storica
impresa di distribuzione di film delle donne Women makes films non
ha esitato a testimoniare in una intervista
(v. tr.italiana) come la sua organizzazione ha reagito contro
la guerra in Irak.
La
politica delle donne a Creteil:
ha ancora senso un Festival delle donne?
Come dicevo all'inizio di articolo l'autocoscienza storica porta con
sé l'interrogativo 'politico': ha ancora senso un festival
di film di donne? A questa domanda se ne accompagna un'altra:
esistono ancora barriere del sessismo che impedirebbe alle
donne di esprimersi nel cinema come vorrebbero ?
(http://www.cfd-emi.com/toilesdefemmes/article.php3?id_article=39)
E' questo il clou del dibattito trentennale della politica
delle donne alla quale Creteil non è estraneo. In altre parole
la motivazione che giustifica l'impegno femminile nei 25 anni di lavoro
del Festival sarebbe rispondere alla difficoltà di inserimento
delle donne nelle strutture del cinema.
Anche il Forum dibatte la ragione d'essere del festival però
si rivolge alle donne con interrogativi di questo tipo:<< I
film delle donne rappresentano una "categoria" ? Il cinema
ha un genere, oltre alla declinazione grammaticale? Le opere delle
registe hanno bisogno di un festival proprio per avere visibilità
?>>.
E' interessante la risposta all' interrogativo che rilascia Geneviève
Fraisse, deputata europea, in un'apposita intervista (v.
tr.italiana).
E' una risposta che condivido. Penso che un festival dei film delle
donne apra la porta alla produttività femminile e alla sua
creatività, manifestazioni di sè depresse fin dall'inizio
se cercassero l'uguaglianza, non solo con l'altro sesso ma con situazioni,
esseri umani, geografie di qualsiasi tipo. La bellezza e la soddisfazione
che mi dà la produzione femminile di film è per me il
segno della forza politica delle donne, se corrisponde a una battaglia
per l'uguaglianza posso dire che non mi riguarda. E' però attraverso
il sito che avverto la possibilità di fruire la ricchezza dei
risultati di Creteil senza ignorarne la politica perchè vedo
il modo critico, forse conciliato, con la politica dei diritti delle
donne.
Un
interrogativo non istituzionale
Al primo impatto sconcerta che a Parigi, metropoli europea le donne
siano contemporaneamente al centro di una manifestazione così
imponente (e ben retribuita) e dubbiose di senso
sulla propria politica esistenza.
Invece, dopo averci riflettuto, mi sono accorta che è straordinario
questo dubbio. Sono solo le donne che riescono a stare nelle istituzioni
e allo stesso tempo chiedersene il senso, questa politica è
esattamente il rovescio del comune senso dello stato. Nonostante che
le organizzatrici del festival di Creteil abbiano una struttura organizzativa
più simile all'impresa con compiti precisi e gerarchci che
alla maniera politica dei movimenti femministi, nonostante che un
partneriato istituzionale ampio le sovvenzioni e sostenga le organizzatrici
si interrogano sul senso di quello che stanno facendo offrendo alle
altre donne anche la propria disponibilità a cambiare.
Interviste
Traduzioni di Donatella Massara. Ringrazio Pinuccia Virgilio per la
supervisione di alcuni momenti delle interviste.
La regista americana Debra Zimmermam è
doppiamente soddisfatta. Fa parte della giuria della 25a ed. del più
importante festival dei film delle donne. Inoltre ha celebrato il
30 esimo anniversario di Women Makes movies (WMM), casa di
distribuzione di cui lei è la direttrice. La sua presenza a
Creteil è anche occasione per mostrare come le WMM hanno reagito
alla guerra in Irak.
Come avete
reagito voi donne alla guerra in Irak ?
Io penso che siano le donne a essere le più profondamente colpite
attraverso la guerra. Questo avviene sotto il profilo economico e
anche umanamente soffrono maggiormente. E' soprattutto attraverso
le organizzazioni femministe che le donne si sono sempre opposte alla
guerra. Talvolta le donne si interrogano troppo sulla guerra, anche
se non partecipano alle decisioni politiche.
Quali sono le forme di resistenza e di opposizione che la vostra
organizzazione Women makes Movies ha praticato negli USA ?
Dopo gli avvenimenti dell'11 settembre noi abbiamo deciso di distribuire
gratuitamente dei film di donne dedicati al Medio Oriente, e questa
distribuzione è avvenuta in vari cinema, centri di documentazione,
biblioteche e università. Per ogni proiezione è stato
organizzato un dibattito. Così abbiamo girato per più
di 200 città americane in meno di 4 mesi. Il nostro impegno
dopo di allora è proseguito prendendo in considerazione l'attualità.
Abbiamo così prodotto e distribuito film di donne che apportano
alla nazione americana un altro sguardo sull'Irak poiché è
fondamentale mostrare ai miei connazionali che il mondo non è
quello che vogliono fargli vedere i grossi media americani. La nostra
azione non è l'unica, qualsiasi forma di resistenza va bene
!!
Quale è la posizione delle registe davanti alla guerra ?
Le registe desiderano comunicare un messaggio pacifista. Per esempio
i 25 film delle registe mediorientali che distribuiamo sono contro
la guerra.
Un film in particolare ?
Il documentario di Yulie Cohen Gerstel, israeliana e vittima nel 1978
di un attentato del Fronte di Liberazione della Palestina. Dopo vent'anni
la regista ha deciso di rincontrare e aiutare il " suo terrorista"
(n.d.r il titolo del film in versione italiana è Il mio
terrorista), Fahad Mihyi. Questo atto di riconciliazione basato
sul perdono è estremamente emozionante e porta uno sguardo
differente sul conflitto israeliano-palestinese.
Anne-Lise Schmitt, Mathieu Vallet (
http://www.cfd-emi.com/toilesdefemmes/article.php3?id_article=72)
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Geneviève Fraisse, filosofa, è
direttrice di ricerca al CNRS. Membra del comitato d'onore sarà
presente alla serata di gala dei 25 anni del Festival.
Un festival necessario ?
Lei pensa che un festival di film di donne sia ancora utile ?
Se un festival di film di donne ha per obiettivo mettere in evidenza
la creazione femminile nello spazio indifferenziato del cinema e fare
la scelta della qualità, non c'è da domandarsi se è
pionieristico o ritardatario. Qui il primo effetto è sostenere
la creazione delle future registe. La ricchezza del festival di Creteil
è mostrare oltre le gerarchie e nello spettacolo medesimo tutti
gli aspetti della produttività femminile.
Perchè
avete scelto un film come " Les Silences du palais "
di Moufida Tlatli ?
Non si saprà mai di quale silenzio si tratta se della mancanza
di suono o del non detto delle donne; occorre piuttosto parlare del
palazzo di cui noi non conosciamo i contorni e non vediamo la recinzione,
come un labirinto questo palazzo non dà l'immagine dell'imprigionamento,
ne presenta il sentimento visto interiormente; discorsi intimi che
risuonano. Durante il film ho cercato di mettermi dentro allo sguardo
dell'uno e dell'altro dei personaggi femminili, donna adulta o adolescente,
alla ricerca dello sguardo dell'autrice.
Cécile Prats (http://www.cfd-emi.com/toilesdefemmes/article.php3?id_article=48).
n.d. r.: Les silences du Palais è il primo film girato
nel 1994 della regista tunisina Moufida Tlatli
http://www.filmsdefemmes.com/festi-2003/filmscomite.htm#silence
è stato proiettato nella sezione del Comitato d'onore, rassegna
di film noti, francesi come India Song di Margherite Duras, Chocolat
di Claire Denis, o esteri come Lavagne della iraniana Samira Mackmalbaf
e Un angelo alla mia tavola di Jane Campion
http://www.filmsdefemmes.com/festi-2003/filmscomite.htm
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