Donne e conoscenza storica
       

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Vetrina Mediorientale i film di Sguardi Altrove 2003

Articoli in Notiziario
Donne in movimento

 

(schede e commenti di Donatella Massara)

Il mio terrorista
di Julie Gerstel, Israele, 2002
vincitore del Premio Gerusalemme

Figlie della terra di Canaan
di Nella Condorelli, Italia, 2002

Il documentario di produzione della SPI - CGIL (Società Pensionati Italiani - CGIL) fa parlare donne israeliane e palestinesi. Alcune vivono nei Kibbutz e nei campi profughi altre in città, alcune vivono in città e altre ai limiti del deserto; molte di queste donne sono direttamente coinvolte nella politica come la prima intervistata, un'anziana fondatrice di Kibbutz e ex-parlamentare alla Knessett, come un'altra donna palestinese cristiana che fa parte degli organismi direttivi dell'Autorità palestinese; altre lavorano in luoghi sociali, come una mestra di asilo di un kibbutz, italiana emigrata in Israele o la femminista araba che lavora con le donne nomadi del deserto, altre fanno parte di gruppi di opposizione e pacifisti, come la madre di un giovane morto in un'azione di guerra dell'esercito israeliano che ha fondato - dopo un periodo di prostrazione totale - un gruppo pacifista. Fra le tante interviste alcune spiccano per l'importanza che hanno a farci capire la politica contemporanea; è possibile dedurre che solo al terrorismo e al martirio maschile c'è autorizzazione materna infatti nelle parole di madre della kamikaze morta in un attentato dove, fra gli altri, con lei morì una ebrea sua coetanea sentiamo affermare di non avere mai desiderato e pensato che sua figlia sacrificasse la vita. Molto interessanti benchè brevissime sono le interviste alle donne israeliane che controllano i check point, referenti di Coalition of Women for Peace; inaspettate sono le parole di una giovane assistente sociale di un campo profughi che invoca la tolleranza e la pace, come la necessità che ci siano persone che vadano a lavorare dentro ai campi per creare inziative, solidarietà, nuove pratiche che tolgano i bambini ai giochi di guerra e che si oppongano all'occupazione isrealiana con l'invenzione sociale.

Il limite del documentario - nonstante l'indubbio originale valore di testimonianza - è di non avere scelto e approfondito le interviste più urgenti, quindi di essersi assunto un compito sociologico, e rivolto a una spiegazione di base che comprende anche una sintetica storia dello stato d'Israele. Il film è datato perchè risente di essere stato girato prima dell'11 settembre. C'è poi - a mio parere - una impostazione teorica che va alla ricerca dell'identità e su di essa guida soprattutto le donne ebree; in realtà si sente che c'è identificazione più che identità, che è il dettato di scelte consapevoli. L'identità è posizione soggettiva superata in ogni settore della vita civile e 'naturale', tanto più se essa parla attraverso pratiche rituali, che oltretutto hanno poco a che vedere con la soggettiva consapevolezza femminile di essere parte fondante della storia del proprio paese e non solamente una scelta, essa corrisponde a una posizione molto più articolata e molteplice di quanto non permetta di spiegare la cosidetta ''identità''.

Il mio terrorista
di Julie Gerstel, Israele, 2002
vincitore del Premio Gerusalemme

Il film ha come interprete la stessa regista che racconta la storia di cui è stata ed è protagonista. E' lei che nel 1973 si è trovata al centro di un attentato a Londra di cui era stato autore un palestinese. Hostess delle linee israeliane si era salvata. Non così una sua collega e altre persone. Julie aveva identificato l'attentatore che era stato processato e condannato in Gran Bretagna. Dopo vent'anni leggendo il giornale scopre che questi era ancora in carcere, senza più contatti con la famiglia nè con i partiti. Decide di battersi per la sua liberazione. Decide di farne un simbolo con la sua battaglia di una scelta politica pacifista, ostile al governo israeliano che non riconosce come solo l'assunzione di una posizione di superiorità farebbe cessare la guerra e aprire la possibilità della pace. La scelta di questa giovane che appartiene alla terza generazione di coloni ebrei, già militare convinta dell'esercito israeliano - con il grado di capitano - ha destato molti contrasti in patria. Julie aveva abbandonato l'esercito dopo l'82, l'invasione del Libano e Shabra e Chatyla, e aveva allora cominciato a fare parte delle associazioni pacifiste. Questo film è un documentario straordinario che racconta la storia di una donna; lei attraverso se stessa e i suoi predecessori racconta la storia di Israele e la propria. Girato, in parte, anche dopo l'11 settembre, ci fa vedere come Julie dopo la tragedia non ha più nessuna voglia di fare uscire 'il suo terrorista' e però riprende la battaglia che farà migliorare la condizione di prigionia dell'uomo: aveva ritrovate dentro di sè delle vie di mediazioni. E' una storia questa che rimanda a altre donne ancora più gravemente colpite e che hanno scelto di percorrere la strada della pace. Mi riferisco a Nurit Peled - madre di una bambina morta in un attentato. Alcuni suoi scritti ( e Voci alle madri o tutto sarà morte!) si trovano sul sito della Libreria delle donne.