Donne e conoscenza storica
         

Immagine-storia

LINKS

Ringrazio il Tekfestival che mi ha permesso di visionare il film

Scheda di presentazione di Roska

 

sul sito Amici dell'Islanda ci sono la presentazione e gli articoli pubblicati su un numero di Alias dedicati a lei

 

La proiezione di un suo film su RAI TRE nel 2005

 

Roska di Asthildur Kjartansdottir, Islanda, 2006

di Donatella Massara

Asthildur Kjartansdottir



Roska

Dettaglio di uno dei manifesti disegnati per Lotta Continua

La regista del documentario dedicato a Róska Óskarsdóttir, conosciuta come Roska (1940-1996) si è data il compito non facile di convogliare nelle immagini di un documentario la storia di un' artista, regista indipendente, attivista politica, che ha vissuto 30 anni a Roma. Asthildur Kjartansdottir ha tenuto presente il periodo storico in cui è vissuta, non tanto come elenco di fatti posticci ripresi dai giornali, ma piuttosto andando a visitare nelle pieghe delle sue troppo fresche ferite o rotture, la storia di tante e tanti giovani di quegli anni e che per una strana conversione, complicazione dei linguaggi resistono ancora adesso a farsi parola della storia. Ma se questo documentario è un tentativo è anche un risultato riuscito. Un bellissimo documentario che viene voglia di riguardare perchè la regista (classe 1950) non ha paura di tenere lei, Roska, la bella e coraggiosa protagonista al centro della scena. E i compartecipi, maschi e femmine, ci stanno tutti, si entusiasmano all'idea di parlare di lei. Un'amica che la sta rappresentando a teatro dice che con la sua partner gridano forte prima di entrare in scena <<Roska, Roska, Roska. <<Where is Roska ? >>, si chiede Maria Fadda, che l'ha conosciuta quando aveva 13 anni, <<Per me è stata come una madre>>, e dice <<C'è una scuola di Roska in Italia e l'unica insegnante sono io>>, "perchè quando nel cielo di Roma vedi gli uccelli che volano e ti salutano quella è piazza Paganica, dove c'era la bellissima casa di Roska e Marrico (Pavolettoni)". Roska e Marrico erano comunisti, prima, poi in Lotta Continua, ma soggettivamente lei era più vicina all'anarchia e nel 1977 come dice un'amica si trovò più a suo agio in mezzo a quel movimento creativo, libertario, disordinato, situazionista che non nel '68.

Roska era una sacerdotessa della libertà. Lascia il marito e il figlio di pochi anni in Islanda per ritornare definitivamente in Italia negli anni '60 e raggiungere di nuovo Marrico, poeta, attore, trotzkista, che aveva conosciuto durante il soggiorno di studi romano con il primo marito, nel 1962-63 e dove lei si era diplomata con voti brillantissmi all'Accademia. In seguito dirà che la famiglia è la struttura più repressiva dello stato capitalista e più avanti, parlando in un'intervista del suo film islandese, un fantasy allegorico con gli elfi, i cavalli e i protagonisti in costume, dirà che l'uomo in Solvey rappresenta la lotta per la libertà, la donna l'inconscio. Per lei Marrico era dunque l'amore e la libertà, staranno insieme trentanni in queste case nel centro della Roma barocca, via Giulia, poi piazza Paganica all'ingresso di via Botteghe Oscure, case come centri sociali aperte alle amiche e agli amici, non alla polizia, dove le testimonianze ricordano si succedevano le cene quotidiane per minimo 12 persone, case dove la gente ci viveva, ci risiedeva tutto il giorno, ci si nascondeva. Sono tante le testimonianze che parlano di Roska come una maestra, ne parlano come Platone fa parlare Socrate di Diotima, maestra di pensiero, filosofa, maestra di vita. Era anche una grande artista.

C'è chi ha detto "ma non era femminista". Sì è vero non aveva la tessera del partito femminista, che non è mai esistito in Italia, nè la vediamo con i cartelli, i fiori in testa, le mani a triangolo, nelle manifestazioni romane che starebbero a rappresentare il femminismo nei documentari visti sulla storia delle donne italiane degli anni '70. La regista la definisce invece femminista e così era. In Islanda aveva installato un missile a forma di lavatrice. E' la prima donna regista dell'Islanda. Il percorso di Roska come artista inizia con la pittura figurativa, poi il disegno, molti manifesti di Lotta Continua degli anni '70 sono suoi, e la fotografia. I suoi film, quelli più conosciuti, assolutamente indipendenti, sono stati L'impossibilità di recitare Elettra oggi del 1969 Soley del 1982 e alcuni documentari girati con il marito in Islanda per conto della RAI negli anni '70.

 

Il documentario oltre a essere coinvolgente a me ha lasciato spazio a alcune considerazioni più generali. Anzitutto sulla storia delle donne. Roska ha lasciato un'eredità artistica e politica, anche se, secondo uno dei suoi amici, il musicista e fotografo Mordenti, la politica le ha impedito di esprimersi artisticamente assecondando il suo grandissimo talento. Molto nota in patria, qui di lei è rimasta un'eredità e un lascito storico; ha convogliato su di sè maniere di vivere, credere nelle idee, stare con le altre e con gli altri che poco hanno a che vedere con le immagini molto pre-fissate, incrostate di parole statiche, ordinate su sequenze di prima e dopo che sottraggono senso a quello che molte persone, molte donne, molti uomini, molte donne sole, molte donne con i loro compagni hanno fatto, creato e comunicato attraverso le cose, le persone e in eventi con cui interagivano.

Questo film non si ferma alle immagini di repertorio, alle frasi fatte, a un commento generalista anche se scritto bene. Ho molto apprezzato che non scada nella facile autoironia 'di quegli anni', l'autoderisione, l'autolesionismo sulle proprie belle idealizzate speranze anche perchè chi se le è giocate le aveva prese molto sul serio. Il finale di Roska è un'immagine sua, presa poche settimane prima della sua scomparsa, mentre ride con la sua bellissima risata definita 'vulcanica', come la sua terra. L'esistenza di Roska è stata tragica o forse è stata più che altro comica ? si chiede uno dei suoi 'allievi.

Tutto ciò mi ha fatto pensare alla rivoluzione linguistica-simbolica che abbiamo vissuto che è una rivoluzione anche delle cose pratiche, per me una rivoluzione femminista. Non ce la siamo inventata da sole; c'è stato un lascito che è stato ricevuto e elaborato, da chi ci ha preceduto, dai nostri stessi genitori, madre e padre. Roska era figlia di un padre comunista. ma questo non significa in sè molto per le rivoluzioni simboliche. Però lei ha voluto esserlo sempre e con molta costanza. <<Non ho mai più visto nessuno vivere come lei, avere questo modo di essere, di proporsi>>. <<E' stata la donna più bella, più bizzarra, originale e affascinante che abbia mai conosciuta>> così dicono di lei all'inzio del film, due amici, un uomo e una donna.

Fra la bellezza di un'esistenza e la storia che la racconta c'è un cambiamento accaduto nel simbolico e le donne ne sono le protagoniste. Questo film riesce abbastanza a catturarlo.

Camminando per le vie del quartiere Casoretto a Milano ci si accorge che una tragica continuità le tiene insieme e mi fa pensare che esse parlino della storia simile e differente. Nell'agosto del 1944 in via Casoretto era stato ucciso un giovane, la lapide che lo ricorda parla di <<martirio>>, <<culto della libertà>> e di <<vita breve di anni>>. Appena qualche metro più in là in via Mancinelli c'è il muro con i murales, c'è una targa e di fronte la lapide che ricorda Fausto e Iaio non ci sono commenti ma solo una notizia <<qui uccisi dai fascisti 18 marzo 1978>>. Non c'è bisogno di soffermarsi sull'analisi delle parole usate, però che farne? che fare di queste parole così distanti per parlare di qualcosa che non è distante nè nello spazio nè nel tempo ? Quali sommovimenti sono avvenuti fra l'una storia e l'altra e le donne come ci si sono trovate in mezzo ? Le parole pesano intorno a universi di significati che fanno la storia ma non nella continuità, c'è poi il peso della soggettività a costruire il corso di eventi e dove c'è un cambiamento ci sono donne che irrompono nel racconto storico e portano di solito un rinnovamento nel linguaggio. E' la soggettività femminile raccontata in sintonia con la storia del suo tempo a compiere la magia di tenere insieme le cose più differenti, questa che è poi una rivoluzione del linguaggio quotidiano e non solo artistico è quella a cui, noi percepiamo, Roska come altre diede il suo contributo.