Donne e conoscenza storica
       

 

L'articolo è stato pubblicato su Il Quotidiano giornale della Calabria, 16 marzo 2003

CORSO DI AGGIORNAMENTO PER INSEGNANTI

di Franca Fortunato


"Cambia il mondo, cambia la storia - La differenza sessuale nella ricerca storica e nell'' insegnamento" è il lungo titolo del tema affrontato nell'incontro tra docenti, venerdì scorso (14 marzo), nell'auditorium dell'Istituto psicopedagogico e linguistico di Catanzaro Lido. L'incontro organizzato dalle docenti :Franca Fortunato, Anna Manieri, Maurizia Maiano, Antonella Fonti, Maria Rosa Vitaliano, Rita Braccio, Cristiana De Jace e Raffaella Vaccaro, si è aperto con una lezione magistrale della professoressa Marirì Martinengo, che ci ha tenuto a sottolineare il significato politico della sua presenza in quanto legata alla relazione con la professoressa Fortunato. M. Martinengo, fondatrice della Comunità milanese di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica e promotrice di un convegno internazionale, tenuto a Milano alla Casa della cultura il 29 settembre 2001, in cui ricercatrici, italiane e spagnole, insegnanti e filosofe hanno fatto il punto della, ormai più che decennale, ricerca e insegnamento della storia alla luce della differenza sessuale. M. Martinengo, infatti, ha esordito facendo riferimento a quel convegno e agli argomenti lì trattati.
"Argomenti, ha detto, che sono stati guadagnati, all'interno di un'esperienza, da una pratica di anni, pratica di relazione, incentrata sul tema della storia, condotta insieme ad altre donne. Argomenti, approfonditi e maturati e che sono stati oggetto di dibattito e di rilancio nel convegno di Milano e di cui ne sono stati pubblicati gli atti quali supplemento al n. 60/2002 di Via Dogana, rivista della Libreria delle donne di Milano presso cui è reperibile il testo ( € 7,50)". Venendo allo specifico della ricerca, la professoressa ha sottolineato come " l'assenza dal panorama storiografico del tessuto della vita" abbia portato lei e le donne della sua Comunità a "portare l'attenzione sulla genesi e lo sviluppo di idee e progetti, sul farsi delle cose e non sull'azione compiuta, poiché, osservando il suo farsi, si vedono i rapporti tra i soggetti, donne e uomini. La ricerca, non è mai stata fine a se stessa, ha continuato M. Martinengo, ma ha sempre tenuto presente la trasmissione, ricerca e insegnamento; un darsi reciprocamente la mano: la pedagogia ancorava la ricerca alle esigenze didattiche e la ricerca nutriva l'insegnamento. Fino a non molto tempo fa, ha ricordato, ricerca e trasmissione, cioè teoria e vaglio della teoria, e viceversa, andavano a braccetto, poi c'è stata una separazione che ha fatto delle insegnanti e degli insegnanti, semplici trasmettitori di un sapere elaborato altrove, slegato dalla pratica pedagogica; noi abbiamo voluto ricucire la frattura e rimettere le due cose insieme. Abbiamo praticato la categoria della differenza sessuale
, ponendola alla base della ricerca e dell'insegnamento, ed essa, seguita ormai da molte e da molti, ha portato una rivoluzione tale per cui niente, nei saperi, in tutti i saperi, è più come prima. Tenere conto della differenza sessuale vuol dire guardare all'attività di pensiero, di parola, di azione di donne e uomini, che sono sempre differenti, al loro reciproco influenzarsi e intrecciarsi. Abbiamo messo in crisi la storia di stampo tradizionale, quella dei manuali che, con la narrazione ossessiva delle guerre, oltre ad essere radicalmente diseducativa (mostrandone la consuetudine millenaria, ne sancisce l'ineluttabilità), ha occultato l'opera di civiltà, di cura delle relazioni e di conservazione della vita da parte delle donne e di uomini pacifici. Una storia, che tenga conto di questi aspetti, ha continuato la docente, narra l'esperienza di donne e uomini, non cancella la presenza delle donne dal suo panorama, come ha fatto invece la storiografia tradizionale. La mia proposta, ha continuato M. Martinengo, è di fare storia attraverso la narrazione di contesti relazionali, che è lo stesso contesto della mia Comunità pedagogica. Un contesto è l'affresco di un periodo storico, nel quale in prima persona agiscono le donne con le loro relazioni, gli scambi con gli uomini, che si nutrono delle istanze quotidiane, culturali, politiche del momento. Contesti relazionali, per esempio, sono stati i monasteri medievali, i salotti del periodo dal '600 all'inizio del '900, in Italia e in Francia". A conclusione, la professoressa ha affrontato il tema della "intermittenza nel fare storia attraverso i contesti" e "l'ingresso della soggettività nella scelta e nella narrazione storiografica", che rompe l'idea della obiettività e universalità della narrazione storica e invita le docenti a
"mettersi in gioco in prima persona, esercitando la propria libertà, per colmare almeno le lacune più vistose, in attesa che la ricchezza della ricerca svolta in alcune università e in alcuni centri di studio, sia accettata dai programmatori scolastici, dall'editoria ed entri nei manuali". All'intervento della docente hanno fatto seguito una serie di comunicazioni della professoressa Raffaella Vaccaro che ha parlato della sua esperienza di docente all'Università della Calabria attraverso i laboratori di storia, della professoressa Maria Rosa Vitaliano che ha parlato a partire dalla sua presa di coscienza della differenza e di come questa l'ha resa libera da schemi e pregiudizi e, infine la professoressa Antonella Fonti che si è soffermata sulla sua pratica pedagogica. Agli interventi è seguito un appassionato e vivace dibattito, coordinato dal dirigente scolastico, professore Carlo Magno che si è congratulato per l'iniziativa presa.