Donne e conoscenza storica
       
Isabel Pons, Obra gràfica, 1973, aguafuerte


Calendario 2004
Plataforma Autónoma feminista

Presentazione delle curatrici

INTRODUZIONE
Libere anche nell'arte

Biografia di Marìa Zambrano

GENNAIO
I pericoli della pace

FEBBRAIO
La conoscenza

MARZO
Le radici della speranza

APRILE
Imparare a orecchio

MAGGIO
L'esilio

GIUGNO
La convivenza

LUGLIO
L'idolatria

AGOSTO
L'invidia

SETTEMBRE
La perplessità

OTTOBRE
L'infermità dell'epoca

NOVEMBRE
Successo e risentimento

DICEMBRE
La poesia è incontro


LUGLIO

L'IDOLATRIA

La struttura tragica che la storia ha avuto finora proviene dal fatto che ogni tipo di società, inclusa la famiglia, persino la particolare società formata da due persone che si amano, ha sempre come legge, ad esclusione solo di determinati livelli di umanità, la presenza di un idolo e di una vittima. Il che equivale a dire che la soglia della storia davanti alla quale l'uomo ha dovuto tante volte retrocedere è questa: che là dove ci raggruppiamo - e non possiamo farne a meno - smetta di esistere un idolo e una vittima; che la società in tutte le sue forme perda la sua costituzione idolatrica; che riusciamo un giorno ad amare, a credere e a obbedire senza bisogno di idolatria; che la società smetta di reggersi sulle leggi del sacrificio, o meglio, su un sacrificio senza legge.

Idolo è ciò che pretende di essere adorato o riceve adorazione, ossia devozione assoluta: assoluta finché dura. Idolo è ciò che si nutre di questa adorazione o devozione smisurata, e, una volta che gli viene a mancare, finisce per crollare. È un'immagine distorta del divino, un'usurpazione. Ogni persona convertita in idolo, anche suo malgrado, vive un inganno. […] Non c'è palazzo rinascimentale o castello medievale che non abbia una prigione sotto le sue sale. […] Le carrozze dei nobili francesi attraversavano vicoli fangosi per arrivare al palazzo sfarzoso: e non erano due città, quella dello sfarzo e quella della miseria, ma una soltanto. […]

Non esiste personaggio storico che non si veda obbligato a portare una maschera. […] E non esistono maschere, personaggi mascherati, che non scatenino un delirio di persecuzione. Per prevedere il numero di vittime che corrisponde a un certo regime, basterebbe guardare la maschera che lo rappresenta. Maggiore è la potenza di rappresentazione, maggiore sarà il numero delle vittime. […]

La storia tragica si muove attraverso personaggi che sono maschere, che devono accettare la maschera per muovervisi dentro come facevano gli attori nella tragedia poetica. In questi ultimi tempi, lo spettacolo del mondo lascia trasparire, con la semplice presenza di maschere che non hanno bisogno di essere nominate, la struttura profondamente tragica della nostra epoca.

La nostra situazione ha senza ombra di dubbio raggiunto un limite oltre il quale la tragedia non può andare avanti. La storia deve cessare di essere rappresentazione, spettacolo impersonato da maschere, per entrare piano piano in una fase umana, nella fase della storia fatta solo per necessità, senza idoli né vittime, secondo il ritmo del nostro respiro.

Marìa Zambrano, Persona e democrazia. La storia sacrificale, trad. di Claudia Marseguerra, Bruno Mondadori, Milano, 2000, p. 44 - 47
(Persona y democrazia. La historia sacrifical, Anthropos, Barcelona, 1992, p.41 - 44)