GENNAIO
HADEWIJCH: MAESTRA SPIRITUALE
FEBBRAIO
LETTERE PER I COMPITI DELLA VITA
MARZO
LOUISE BOURGEOIS INSEGNA A SUA FIGLIA L'ORIGINE DEL SUO SAPERE
APRILE
CON I PROPRI OCCHI
MAGGIO
NELLE MANI DELLA SUA AMICA
GIUGNO
MARÍA DE MAEZTU E MARÍA LUZ MORALES
LUGLIO
MARÍA
LEJÁRRAGA E MARÍA LACRAMPE
AGOSTO
QUANDO LA DISPARITÀ DIVIENE CONFLITTO
SETTEMBRE
STRANA POLITICA
OTTOBRE
SENZA SMETTERE DI ASCOLTARE
NOVEMBRE
LETTERE TESSUTE
DICEMBRE
INTORNO
ALLE EMILIE (E-MAIL)
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NOVEMBRE
LETTERE TESSUTE [1]
- Deve averlo
copiato da qualche modello inglese, per questo gli manca la
enne con la tilde (ñ) -. Elena ascoltava suo padre senza alzare
gli occhi
dalle lettere ricamate in azzurro. Alla fine comprese come sua nonna,
di
cui aveva sempre sentito dire che non sapeva scrivere, avesse potuto
ricamare quell'alfabeto a punto croce. Non arrivò a conoscerla,
ma certe
sere staccava dalla parete del corridoio il lavoro incorniciato e
giocava a
comporre parole. Allora sentiva che lei le parlava. Era il suo segreto
e il
suo mistero, perché lo strano era che pur non essendoci tutte
le lettere, a
volte le diceva "bambina mia" (niña) o "gioia
mia" (cariño) e anche la
rimproverava (regañaba).
Questo breve racconto mi è venuto dall'emozione che ho provato
contemplando l'opera di Elena del Rivero (1952). Considerando l'esperienza
come il suo più prezioso strumento, come spiega lei stessa,
l'artista valenziana spesso usa il cucito come tecnica. "I meccanismi
che utilizzo per il mio lavoro sono molto semplici: infinite combinazioni
che implicano pluralità, materiali poveri alla maniera del
bricolage sembrano ricostruire un
vocabolario dimenticato delle faccende quotidiane. Il filo che serve
a
rammendare, rifare, cucire, ricucire, è qui una metafora del
tempo che
tesse. [2]
Buona parte della sua produzione consiste in "lettere" (cartas):
più di 500
pezzi in forma di missiva, che si raggruppano in diverse serie sotto
il
titolo generale di Cartas a la madre. La scelta di questa modalità
espressiva la troviamo esplicitata in uno dei suoi articoli, scritto
anch'esso in forma di lettera, rivolta all'artista Carmen Calvo: "E
dato
che sto tanto lontano, e forse non ci rivedremo presto, ho approfittato
di
questa occasione per comunicarti qualcosa che forse non posso dirti
a voce
per molto tempo. La lettera è la mia forma di espressione preferita
insieme
al diario. Con la lettera il territorio del privato diventa pubblico
quando
giunge al ricevente, ma può anche contenere il segreto condiviso
dagli
amanti o l'atto di esprimere o sostenere idee". [3]
La sua opera,le sue lettere suggeriscono un intenso dialogo tra tessuto,
linguaggio, tempo e significato: "Cercando di leggere come lettere
questi
ricami, lo spettatore resterà impigliato in un'infinità
di fili, parole,
aghi,spilli, punti, modelli di ricamo, scritti e linee dipinte [...]
a
prima vista slegati e che sembra impossibile decifrare. Ma perdendosi
in
essi si può riconoscere uno stato precedente alla definizione
di qualcosa;
ci si può vedere presi dentro un processo di eterno fare e
disfare che
riflette lo spazio continuamente differito del significato, dove le
definizioni assolute non hanno più senso. Seguendo questo sentiero,
oltre a
ciò che l'artista ha plasmato come lo ha percepito e a questo
imbastire il
conscio con l'inconscio, il /la lettore/lettrice, "filando"
ciò che ha
percepito con la sua memoria, continua a far crescere il tessuto del
significato. [4]
Tante ore di tante donne dedicate al cucito vogliono dire qualcosa.
Iniziali, nomi, parole, filigrane inscritte su tela che sono passate
di
madre in figlia come un tesoro. Perché il territorio del privato
si
trasformi in pubblico, manca solo qualcuno che riceva il messaggio.
Una
destinataria come Elena del Rivero, che ha capito il significato di
queste
lettere tessute a mano e ha voluto rivelarcelo nel suo lavoro.
"Testo, tessere, filare. Il mondo della donna non è lineare,
è un tessuto
che si nutre e viene dalla terra, da ciò che ci unisce al mondo
profondo da
cui veniamo. Non sono le grandi narrazioni ciò a cui aspiro,
ma un'infinità
di relazioni che non so dove iniziano e dove finiscono. Mi colloco
nella
rete e da essa guardo il mondo. Lì sto, esaltata, volendo uscire
e sapendo
allo stesso tempo che è nella rete che c'è la mia casa".
[5]
[1] Prendo il
titolo dall'articolo di Elena del Rivero di cui sotto.
[2] Elena del Rivero, Cartas tejidas, "Arte y parte", n°
14, 1998.
[3] Elena del Rivero, Carta a Carmen Calvo, "Arte y parte",
n° 9, 1997.
[4] Elena del Rivero, Cartas tejidas, cit.
[5] Intervista a Elena del Rivero a cura di Assumpta Bassas, "Duoda",
n°22,
2002, parzialmente tradotta in italiano su "Via Dogana"
n° 62, settembre
2002.
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