Presentazione
delle curatrici
INTRODUZIONE
Libere anche nell'arte
Biografia
di Marìa Zambrano
GENNAIO
I pericoli della pace
FEBBRAIO
La conoscenza
MARZO
Le radici della speranza
APRILE
Imparare
a orecchio
MAGGIO
L'esilio
GIUGNO
La convivenza
LUGLIO
L'idolatria
AGOSTO
L'invidia
SETTEMBRE
La
perplessità
OTTOBRE
L'infermità dell'epoca
NOVEMBRE
Successo e risentimento
DICEMBRE
La poesia è incontro
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NOVEMBRE
SUCCESSO E RISENTIMENTO
Ogni disastro
consente alla gente di manifestarsi nella sua cruda realtà;
è lo strumento di rivelazione più esatto di quelli che
si conoscono. Specialmente per i bassifondi della convivenza, che
in circostanze normali vivono nascosti. Così, il risentimento.
Di fronte alla caduta di qualcosa che si è mantenuto vittorioso
durante secoli, il rancore accumulato si scatena, viene alla luce
senza maschera. È la sua ora. È l'ora della soddisfazione
di tutte le impotenze. È anche l'ora degli ultimi arrivati,
di quelli che adorano il successo come unico arbitro delle cose divine
e umane.
Al risentimento spetta la prima parte di quell'azione distruttrice
che solo più tardi viene consolidata dalle armi. [
] Perché
ciò che rende terribile il rancore è la sua essenziale
apostasia; il fatto che si ritorca sempre, cieco, contro ciò
che potrebbe salvarlo. La creatura risentita distrugge l'unica cosa
alla quale potrebbe attaccarsi, si leva contro i suoi princìpi,
che seppure odiati rimangono tali; princìpi appunto che potrebbero
sostenere lo spirito disperato.
Ma proprio per questo, perché il risentimento è un ritorcersi
contro i princìpi, colui che è risentito manca essenzialmente
di fermezza, di lealtà verso di sé e verso tutti. E
in questo si confonde con l'adoratore del successo. Anche quest'ultimo
non vuole sapere di chi è servo; schiavo di un signore che
cambia, non vuole nemmeno sapere che non serve più chi serviva.
Incapace anche di lealtà, colui che adora il successo non vuole
sapere chi è colui che ha successo. O forse sarà che
il successo, semplicemente, è una cosa senza volto, senza forma
né figura, e per mancanza di essi non può generare alcuna
lealtà. Può generarla solo ciò che ha figura,
permanenza; ciò che, invece, senza nemmeno realizzarsi si innalza
fino alla vetta per precipitare subito dopo, non può esigere
la lucida adesione di una leale servitù. [
]
Perché sempre, quando decade qualcosa che ha raggiunto la pienezza,
si può intravedere, laggiù in fondo, un tradimento occulto
o una debolezza di egual risultato. Sul terreno della vita storica,
le inimicizie più effettive, le più ostinate, non irrompono
da fuori, ma vanno a installarsi nel profondo, corrompendo il principio
agente stesso. Poi sorgono nella superficie che si disfa. E il nemico,
che ha avuto molta cura nell'infettare le radici, può arrivare
allora perfino con l'apparenza del salvatore.
L'agonia dell'Europa,
trad.di Claudia Razza, Marsilio, Venezia, 1999, p. 29, 30 e 37
La agonía de Europa, Madrid, Trotta, 2000, p.23, 24
e 31
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