GENNAIO
HADEWIJCH: MAESTRA SPIRITUALE
FEBBRAIO
LETTERE PER I COMPITI DELLA VITA
MARZO
LOUISE BOURGEOIS INSEGNA A SUA FIGLIA L'ORIGINE DEL SUO SAPERE
APRILE
CON I PROPRI OCCHI
MAGGIO
NELLE MANI DELLA SUA AMICA
GIUGNO
MARÍA DE MAEZTU E MARÍA LUZ MORALES
LUGLIO
MARÍA
LEJÁRRAGA E MARÍA LACRAMPE
AGOSTO
QUANDO LA DISPARITÀ DIVIENE CONFLITTO
SETTEMBRE
STRANA POLITICA
OTTOBRE
SENZA SMETTERE DI ASCOLTARE
NOVEMBRE
LETTERE TESSUTE
DICEMBRE
INTORNO
ALLE EMILIE (E-MAIL)
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OTTOBRE
SENZA SMETTERE DI ASCOLTARE
Le due lettere
che seguono appartengono a una piccola corrispondenza tra
Carmen Martín Gaite (1925 - 2000) e me avvenuta nel corso
di alcuni anni. Credo che parlino da sole. Lei rispondeva sempre,
e con
molta rapidità, come spiega nella sua lettera, cosa che mi
è sempre
sembrata dimostrare un grande rispetto per le sue lettrici/lettori
e per
quanti si sono dedicati allo studio della sua opera. La prima lettera
si
riferisce a un lavoro che le inviai, che avevo realizzato per una
delle
materie del Master in Studi delle Donne, del centro Duoda (Università
di
Barcellona), per cui lo scrissi in castigliano. La seconda lettera
l'ho
letta pubblicamente durante la manifestazione di omaggio a Martín
Gaite che si è svolta alla Libreria Pròleg di Barcellona
nel 2001.
Madrid, 19 settembre 1996
Stimata Caroline, sparsi per tutta la mia opera ci sono talmente tanti
riferimenti e dati sulle mie preferenze, strategie narrative e ambienti
in
cui si svolse la mia gioventù, che già da tempo ho deciso
di non concedere
nessuna intervista agli studiosi e autori di tesi di dottorato. Sorry.
Lo
trovo inutile, inoltre essi - Loro - sono così tanti che passerei
la vita
in questo. Il mio tempo è, quanto più passano gli anni,
qualcosa di
incalcolabilmente prezioso per me; non ho otto corpi né, per
disgrazia,
tanta vita davanti.
In quanto al suo lavoro, l'ho letto, non ho voluto lasciarlo per domani
perché sul tavolo mi si accumula la corrispondenza e voglio
sbrigarla
quanto prima. Il suo lavoro è corretto, mi permetta di dirle
che non lo
trovo troppo originale né nel modo di dire le cose né
in quello che dice -
ripetuto mille volte dalle femministe -. Forse l'abitudinario sarebbe
l'allusione al libro su Aldecoa, il meno studiato finora. E per me
abbastanza inclassificabile.
Le consiglio, se persevererà nel suo impegno, di continuare
a farlo in
inglese. Il suo spagnolo contiene errori madornali come "incontrarsi
a Lei"
(al posto di "mi incontrassi con Lei"), "incominciai
a leggere Lei" (invece
di "incominciai a leggerla") [...]. Insomma, è presunzione
pensare di
sviluppare la sua critica in spagnolo. Almeno per adesso. Ricorra
alla sua
lingua.
Mi spiace che la mia lettera non sia molto incoraggiante, ma sono
incapace
di dire menzogne o di rispondere alle lettere semplicemente per dovere.
Per
imparare, bisogna sottomettersi alla critica. Io non ringrazierò
mai
abbastanza i miei amici di gioventù, che non me ne lasciarono
passare
nessuna.
Affettuosamente, Carmen Martín Gaite
Lettera a Carmen
Martín Gaite:
Una volta, in
un incontro pubblico, ti domandai del periodo della tua vita
quando arrivasti a Madrid con l'intenzione di fare il dottorato. Io
avevo
voluto dire qualcosa di quanto potrebbe essere di ispirazione per
altre,
altri (per me), le aspiranti a scrivere tesi, il tuo esempio. Perché
scommettesti di intraprendere un'altra strada nella scrittura, strada
che
non ti impedì di presentare la tesi, anche, alcuni decenni
dopo. Però non
ero capace di trasmettere questa idea nel mio intervento, e mi rispondesti
che tuo padre aveva desiderato che ti dedicassi all'insegnamento.
Una decina di anni dopo, partecipai a un altro incontro pubblico.
Si notava
che eri stanca. Io non intervenni questa volta, ma altra gente sì,
e veniva
constatato soprattutto l'amore che eri stata capace di generare nella
tua
vita. E non è poca cosa che qualcuno, attraverso l'atto di
scrivere, sappia
risvegliare amore e, una volta risvegliato, sostenerlo. Stavi parlando
di
letteratura inglese, e mentre stavi parlando mi è venuto in
mente che, in
effetti, sei una grande pedagoga: che, di fatto, il desiderio di tuo
padre
si era realizzato, anche se in una forma che lui nemmeno avrebbe potuto
immaginare. Perché hai insegnato sempre che cosa sia vivere
con fedeltà con se stessa, con gli altri e con la vita. Lo
hai saputo fare e trasmettere in
modo eccellente.
Il giorno dopo ti scrissi una lettera, perché volevo dirti
questo. Ti
proposi anche un tour dell'Inghilterra per vedere i luoghi che nominavi
nella conferenza. Mi rispondesti che ti divertiva molto la proposta,
ma che
eri stanca.
Sono molto contenta di averti scritto allora per esprimere qualcosa
della
mia gratitudine verso te. Tu hai risvegliato in me il desiderio di
scrivere
a partire dalla libertà e fedeltà. Mi hai insegnato
che l'erudizione e il
sapere non devono, di fatto non possono, vivere separati dall'amore,
e di
questo ti ringrazierò sempre.
Sono contenta di averti scritto allora, perché ora non posso
scriverti a
casa tua a Madrid, perché ormai non vi abiti più. Però
non per questo sento
che hai smesso di ascoltare.
CAROLINE WILSON
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