OTTOBRE
L'INFERMITÀ DELL'EPOCA
Ogni epoca ha
i suoi mali, anche se si tratta di mali fisici. È risaputo
che l'umanità non ha sempre patito i medesimi flagelli. Il
Medioevo ebbe il castigo della lebbra, il Romanticismo il terrore
e il fascino della tubercolosi. Lebbra e tubercolosi ci sono sempre,
ma l'anima moderna ha una strana peculiarità: ama le proprie
infermità più dei propri beni; si sente attratta dai
propri mali, quasi da essi affascinata.
E ciò evidenzia il carattere particolare della sua infermità,
il luogo in cui essa risiede. Non è il corpo in quanto tale,
né alcun organo, a essere affetto dal male. Quando l'infermità
ci attrae significa che in essa viene messo in gioco il nostro stesso
essere, non è un'infermità che si ha, ma che, in un
certo modo, si è. È infermo il centro della nostra vita,
che ora è diventato problema. Ma la vita intera è problematica
e allora, quando giunge l'infermità, significa che si è
fatto problema qualcosa che non doveva esserlo.
Il freudismo,
testimone dell'uomo contemporaneo in Verso un sapere dell'anima,
a cura di Rossella Prezzo, trad. di Eliana Nobili, Milano, Cortina,
1966, p. 103
Hacia un saber sobre el alma, Madrid, Alianza Editorial, 2000,
p.123