Donne e conoscenza storica
       

PRESENTAZIONE:
Relaciones epistolares entre mujeres

Mercedes Bautista, Màscara, 2000

Calendario 2003
Plataforma Autónoma feminista

 

GENNAIO
HADEWIJCH: MAESTRA SPIRITUALE

FEBBRAIO
LETTERE PER I COMPITI DELLA VITA

MARZO
LOUISE BOURGEOIS INSEGNA A SUA FIGLIA L'ORIGINE DEL SUO SAPERE

APRILE
CON I PROPRI OCCHI

MAGGIO
NELLE MANI DELLA SUA AMICA

GIUGNO
MARÍA DE MAEZTU E MARÍA LUZ MORALES

LUGLIO
MARÍA LEJÁRRAGA E MARÍA LACRAMPE

AGOSTO
QUANDO LA DISPARITÀ DIVIENE CONFLITTO

SETTEMBRE
STRANA POLITICA

OTTOBRE
SENZA SMETTERE DI ASCOLTARE

NOVEMBRE
LETTERE TESSUTE

DICEMBRE
INTORNO ALLE EMILIE (E-MAIL)




SETTEMBRE

STRANA POLITICA

Abbagliata dalla lettura di Teresa, Ana María Moix (1947) scrive a Rosa
Chacel (1898-1994), autrice del romanzo che tanto l'ha impressionata:
Ho ritenuto che non Le avrebbe dato fastidio ricevere questa lettera... Pensai
che era corretto comunicarle il rispetto e l'ammirazione che sento per la
sua opera. (1)
A partire da questa prima lettera, scritta a Barcellona nel
1965, inizia una lunga corrispondenza tra una giovane di 18 anni, che
vuole essere scrittrice, e una donna vicina ai settanta, con una vasta
opera: narrativa, poesia, saggistica, e con circa trent'anni di esilio
alle spalle.
Quando cominciano a scriversi, Rosa Chacel vive in Brasile e Ana María Moix a Barcellona, e questa enorme distanza la vanno colmando di parole per anni. Parole che parlano di sentimenti, gioie, desideri, progetti, paure,
incertezze, pensieri, fatti. Parole che dicono l'esperienza e che cercano e
danno senso al mondo in cui è toccato loro di vivere. Come dà senso per me oggi il seguente brano:

Valença, 25-VI-1967
Carissima Ana María,
[...] Io odio la guerra più di chiunque possa odiarla [...], e la mia tesi
è che si arrivi alla guerra perché si è lenti o codardi nella lotta. La
lotta bisogna portarla avanti energicamente e felicemente nella pace. Può
essere desiderabile solo una pace che sia la più continua e perfetta lotta.
La lotta è relazione, tessuto, maglia nella quale siamo rete e pesca allo
stesso tempo. È vero che per questo sforzo in solitudine "siamo quanto
siamo", però non è del tutto sicuro che nessuno possa aiutare nessuno
perché è evidente che qualcuno può ferire, abbattere, distruggere qualcun
altro. L'azione degli altri su di noi non deve essere per forza negativa:
se fosse così basterebbe adottare l'indifferenza o il disprezzo; e invece
no, questa non è la soluzione. L'indifferenza e il disprezzo - questo
soprattutto - non bisogna escluderli ma dosarli bene, lasciarli al loro
posto, accanto a ciò che è apprezzabile e desiderabile. [...]
Rispondimi subito e continua ad essere forte e magnifica come so che sei.
Un abbraccio molto forte. Rosa.

In questa lettera Rosa Chacel riflette su una situazione che conosce bene:
la guerra. Lei stessa visse la Guerra Civile spagnola, che durò tre anni
con un saldo di un milione di morti, centinaia di migliaia di persone
esiliate - come la stessa Chacel - e un lungo e duro dopoguerra che si
prolungò per quarant'anni. Una guerra particolarmente crudele - le guerre
civili sono le più terribili, se è possibile - perché ferì profondamente
il cuore della convivenza. Con conoscenza di causa può dire: "Io odio la
guerra". Però le sue parole vanno ben oltre l'odio, il suo messaggio è per
me luminoso. Ci possono ferire e questo non possiamo evitarlo, ma è nelle
nostre mani non permettere che l'azione degli altri ci contamini, ci porti
ad adottare una politica reattiva. Una politica come quella che viviamo
abitualmente, in cui sembra che tutto si giustifichi in funzione del fatto
che "l'altro", "gli altri"- nemico, opposizione o qualunque sia la sua
denominazione - sono peggiori o lo abbiano fatto per primi e meritino la
stessa risposta. Sembrano più regolamenti di conti per mantenere o
impadronirsi del potere.
Strana politica questa, che riesce a tenere tutto il mondo nel terrore.

GLORIA SÁNCHEZ TORRES

(1) De mar a mar. Epistolario Rosa Chacel-Ana María Moix, a cura di Ana
Rodríguez Fisher, Barcellona, Ediciones peninsula, 1998, pag. 22. La
citazione successiva, pagg. 307-308.