Un
modo di fare storia
Gabriella
Lazzerini
Milano
13.10.1998
Insegno
nel biennio di un istituto tecnico commerciale in cui nei due anni si dovrebbe
analizzare il periodo che va dalla preistoria al XIV secolo dopo Cristo. Preferisco
ora non soffermarrni sulle indicazioni di metodo e contenuto dei programmi ministeriali,
sui quali ci sarebbe tuttavia parecchio da dire, dico solo che ho scelto di rispettarli
per quanto riguarda il quadro temporale.
Il giudizio sulla storia della maggioranza
di ragazze e ragazzi che incontro con alle spalle otto anni di scuola non si discosta
poi molto da quello enunciato da Catherine Modey in Northanger Abbey di Jane Austen:
in buona sostanza, una noia abissale. A distanza di quasi tre secoli, probabilmente
qualcosa è cambiato anche nei manuali di scuola, e ai papi e re che litigano
in ogni pagina si è aggiunta una maggior attenzione alla cultura materiale.
E' però altrettanto vero che in questi testi di donne non si parla quasi
mai, come notava la nostra eroina, e che se lo si fa, salvo qualche lodevole eccezione,
è per riferirsi a tutte le donne di un'epoca: immagine di una "condizione
femminile" repressa e martoriata, poco attraente per una giovane donna che
si affaccia speranzosa al mondo. La scarsa passione storica di studentesse e studenti
deriva anche dal doversi confrontare con una storia disincarnata, lontana, nelle
sue astrazione generalizzanti, dalla concreta vicenda di donne e uomini nel passato,
poco utile per promuovere curiosità e domande e amore per il passato.
Sono
convinta che il manuale debba essere utilizzato come una bussola di orientamento
da imparare a consultare, e che ci vogliano molte invenzioni per far diventare
le ore di storia un laboratorio di ricerca storica, capace di offrire dati, ma
anche di porre questioni e interrogativi.
Per questo non basta la buona volontà
ci vogliono anche strumenti. C'è necessità di lavorare su testi
che devono essere, oltre che rigorosi, attraenti e interessanti, che nel lessico
e nella sintassi tengano conto che non si rivolgono a specialisti e pur utilizzando
una terminologia precisa possano essere letti con facilità.
Non credo
che sia fondata, e nemmeno praticabile, la pretesa di fare una storia universale.
E' meglio avere il coraggio di scegliere, privilegiando aspetti e tematiche che
ci corrispondono, piuttosto che essere scelte dal tempo tiranno. A me della storia
interessa far vedere quanto essa sia frutto delle relazioni tra donne e uomini.
Cerco anche di far emergere di le tracce di una libertà femminile che si
è manifestata, in rapporto al contesto e alle condizioni date, ma che non
appare se non si hanno occhi per guardarla.
Da qualche anno affronto il Medioevo
attraverso una rosa di testi di storiche e storici che scelgo per la capacità
narrativa con cui affrontano le tematiche che mi interessano, oltre che per il
foro rigore. Ogni studente deve analizzare un brano, inserirlo nel contesto storico,
fare una relazione scritta che viene presentata alla classe e discussa: in questo
modo si mettono a confronto diverse voci, si vedono i punti di contatto, glì
aspetti contraddittori e le questioni che restano in sospeso.
Ho utilizzato
per questo gli studi di Eileen Power, di Regine Pemoud, di George Duby, di Luisa
Muraro per quanto riguarda l'eresia guglielmita. Dall'anno scorso ho potuto aggiungere
al mio materiale Libere di esistere - di cui ho particolarmente apprezzato il
suo essere un'opera pensata per la scuola, attenta a dar conto dell'esistenza
dei sesso femminile anche nel linguaggio usato, le scelte di contenuto e stile
narrativo, oltre che la passione per la ricerca storica che lo percorre. Di Marirì
Martinengo ho usato anche il quaderno di Via Dogana dedicato alle Trovatore. Ho
introdotto nella mia bibliografia anche alcune parti di un altro libro che raccomando
alle insegnanti per il suo interesse e la sua sapienza narrativa-. La filosofia
donna di Chiara Zamboni.
Il successo dei lavoro in una classe non particolarmente
appassionata alla storia è stato anche superiore alle mie aspettative.
Le/gli studenti hanno fatto esperienza di una storia viva, a cui è possibile
appassionarsi e anche identificassi, come scrive lucidamente Maurizio; "Studiare
così è più facile perché invece di leggere delle notizie
senz'anima hai la possibilità di leggere la storia dei personaggio che
viveva in quel tempo e lo puoi anche immaginare mentre era intento a svolgere
qualche attività. Il vero divertimento è che mentre stai studiando
fai finta di essere lì in quel momento e vivere tu stesso quelle sensazioni
o quei momenti oppure puoi immaginare di essere uno storico che sta compiendo
degli studi".
Scrive Daniela (a proposito di "Marina, signora dei
luogo", di Marina Santini): "Mi è piaciuto molto leggere la storia
dì Marina, anche perché il testo non è centrato sulla figura
di questa badessa, ma spiega anche la vita all'interno e all'estero del monastero
... Sono rimasta molto sorpresa del fatto che le donne nel Medioevo viaggiavano
e non stavano sempre rinchiuse in casa ... Ho trovato motto interessante il lavoro
svolto, non solo per la sua originalità, ma anche perché è
stato motto scorrevole e per nulla n6joso. Ho imparato tante cose- che prima ignoravo,
interessandomi a quello che leggevo e non imparandole sotto forma di nozioni noiose
da tenere a mente per il compito in classe e da dimenticare subìto dopo'.
Erika(su
Rosvita di Gandersheim, di Luciana Tavemini): "Ammiro motto l'audacia con
cui Rosvita si batte per far valere le sue idee come, con il vescovo Bemardo ...
È una donna -combattiva, che non si arrende. E' giusto che le sue opere
si siano diffuse in tutta Europa e successivamente in tutto il mondo, perché
ciò che scrive è davvero straordinario, ed è bene che molti
artisti e artiste prendano spunto dal suo lavoro...Questo brano mi è piaciuto
motto anche perché condivido le idee rivoluzionarie di Rosvita che parta
dei monastero paragonandolo a un feudo retto da donne.. è una bella idea.
La donna, ogni donna, dovrebbe tirar fuori gli artigli, cominciare a lottare e
far vedere agli uomini quanto vaie...e con questo, documento che ci ha dato Rosvita
possiamo capire che tutto ciò è possibile se solo ci si crede fermamente"
Infine
Soraya (Eileen Power, Vita nel Medioevo): " Per la prima volta sono riuscita
a prendere un 7 e a esporre senza problemi, è stato un lavoro piacevole
e neanche faticoso. Penso che sia piaciuto a tutti questo lavoro perché
per essere piaciuto a me vuoi dire che era proprio bello. Tutti sanno quanto odio
la storia e quante volte prima ero stata ore intere sui libri ma non avevo mai
concluso niente di buono.
Bibliografia
DUBY
George, L'avventura di un cavaliere medievale, Laterza, Bari 1994
MARTINENGO
Marirì,-POGGI Claudia, SANTINI Marina, TAVERNINI Luciana, MINGUZZI Laura,
Libere di esistere, Costruzione di civiltà femminile nel Medioevo europeo,
SEI, Torino 1996
MARTINENGO Marirì, LeTrovatore, Poetesse dell'amor
cortese. Quaderni di Via Dogana,
Milano 1996
MURARO Luisa, GuglielmA e Maifreda:
storia di un'eresia femminista. La Tartaruga, Milano 1985
PERNOUD Regine, La
donna al tempo delle cattedrali, Rizzoli, Milano 1982
POWER Eileen, Vita nel
Medioevo, Einaudi, Torino 1960
POWER Eileen, Donne del Medioevo, Jaka Book,
Milano 1995
ZAMBONI Chiara, La filosofia donna, Demetra, Verona 1997