Donne e conoscenza storica
   

 

Il pellegrinaggio come un atto della sua grande libertà interiore.

La sua attenta vigilanza sugli accadimenti del principato del cui monastero era badessa le veniva da un intenso legame con la madre Sofia che partecipava col principe Georgij al governo del territorio. L'autorità che Eufrosinija esercitava nel monastero e fuori di esso le era riconosciuta dalla popolazione di Polozk e dai principi vicini da cui veniva interpellata contribuiva a tessere e garantire relazioni di pace e di prosperità. Questo periodo fortunato si prolungò per quarant' anni.
Un importante ritrovamento archeologico testimonia della sua concreta azione di governo. Si tratta di un sigillo, che oggi si trova al Museo storico di Novgorod, con la sua immagine e col suo nome stampato in caratteri cirillici, che la identificano come Eufrosinija del monastero della Trasfigurazione.

Siamo in presenza di un interessante incrocio di elementi religiosi e laici in una singola personalità storica. Eufrosinija infatti si autorizzò a intrattenere liberi rapporti anche con gli imperatori di Bisanzio e pur non ricoprendo nessun ruolo di potere nel governo della città compì atti che di solito derivano da tale posizione.
La realizzazione di un desiderio comporta spostamento, perdita di qualcosa per guadagnare qualcosa d'altro.
Il pellegrinaggio al Santo Sepolcro, alla Gerusalemme celeste era l'impresa più audace e rischiosa che una donna a quel tempo potesse compiere. Non era ispirata da uno spirito di crociata o di conquista, ma nel cammino della conoscenza di sé e del senso della vita il suo viaggio si configura come una ricerca continua e infinita della verità.
Oserei dire che è stata metafora del mio lavoro di ricerca storica, dalla precisione delle
sue scelte ho potuto ricavare una indicazione di lettura per il presente e cioè la capacità di sapersi ricollocare storicamente dovuta alla lucidità nella comprensione del contesto storico in cui viveva.
La gioia e la forza che sprigionò la giovane Predslava per affermare la libertà di scegliere il proprio cammino mi hanno guidato nella fatica di comprendere una vita tanto lontana dalla mia e mi hanno permesso di cogliere ciò che è essenziale per il presente, mentre cercavo di afferrare ciò che era essenziale per lei più di ottocento anni fa. Nell'esperienza esistenziale e spirituale di Eufrosinija mi sembra di rintracciare un movimento circolare aperto verso l'infinito: movimento determinato dalle sue scelte, che tracciano un tipo di storia che procede per acquisizioni e superamento di queste, quando non rispondono più alla esigenza primaria, cioè vivere in fedeltà a sé stessa. La sua storia personale ci mette a disposizione preziose indicazioni storiografiche, un approccio alla comprensione del passato, che non procede per spostamenti lineari, ma per una continua rilettura che usando strumenti e categorie linguistiche più efficaci restituisca maggiore ricchezza e spessore ai soggetti protagonisti, donne e uomini, nel loro incessante movimento, a cui sono spinti nella ricerca di trascendenza e di realizzazione dei propri desideri.

Non una biografia iconica, ma un intreccio con le relazioni contestuali per far comprendere il percorso di maturazione delle scelte, lo sfondo, i gesti di rottura, i momenti che circondano e condizionano l'evento storico per toglierlo dall'isolamento dell'unicum con cui viene di solito tramandato. Ho cercato di spogliare le varie biografie agiografiche di Eufrosinija dello stampo idealistico del modello di santità a cui dovevano adeguarsi, secondo il cliché definito nel IV secolo, le biografie femminili di donne eccezionali o sante.
Ho già detto che il suo mettersi in viaggio è un segno di indipendenza simbolica, conseguente alla costituzione di un luogo autonomo e indipendente, come mezzo per una presa di distanza materiale e mentale da un modo di vivere da lei non condiviso, con cui aveva spezzato il comune destino femminile. Nella mia lettura dell'esperienza femminile di Dio che ci mostra Eufrosinija non c'è separazione e isolamento dal contesto e dal mondo nella sua funzione di badessa, non c'è contrapposizione lacerante fra vita contemplativa e vita materiale, ma armoniosa compenetrazione e scambio. La scissione mente e corpo non le apparteneva. Questa lacerante contraddizione era dibattuta e vissuta soprattutto dagli uomini. Ne è un esempio la questione delle reliquie. Nel grande significato che Eufrosinija attribuiva alla Croce (un famoso manufatto in legno, decorato in oro, argento, pietre preziose e perle, commissionata da Eufrosinija per impreziosire il monastero femminile del San Salvatore, il cui legno si riteneva intriso del sangue di Cristo), una reliquia del tutto speciale, contenente una sua epigrafe in slavo antico, io vedo la sua intenzione di ribadire il legame con la materialità del corpo e con il mistero dell'incarnazione del
Logos, cioè della parola.


La sua decisione di andare a piedi al Santo Sepolcro, in compagnia del fratello David e della cugina Eupraksja, ci parla oggi di un desiderio di tornare sulle tracce della parola per ribadire la forza simbolica dello Slovo. Il cammino di Eufrosinija non presuppone sacrificio di sé, ci rimanda visivamente alla scena del Noli me tangere, in cui Maria Maddalena va alla ricerca di Gesù e trova il Sepolcro vuoto. Nell'assenza del corpo, del nulla da toccare, da trattenere, da padroneggiare, si riafferma la potenza della parola pura, con il suo praticare la via verso il luogo dove parola e amore avevano all'epoca il più alto riconoscimento, Eufrosinija ci trasmette il coraggio di affidarsi all'ignoto e testimonia di una fede che non è ricerca di garanzie e di certezze.