Il Monastero di Saint'Odile
Oggi
come si presenta nelle sue forme seicentesche sulle alture dei Vosgi vicino a
Strasburgo.
Perché Herrada
Mi interesso
di didattica, mi piace insegnare e curare le relazioni con le giovani allieve
che si affidano a me. Quando all'interno della nostra comunità di ricerca,
Claudia fece il nome di Herrada, la badessa del XII secolo che per le sue giovani
novizie si era impegnata nella composizione e nella stesura di un "libro
di testo", cominciai a chiedermi se proprio attraverso la conoscenza di questa
donna, non sarei riuscita a dare un senso più profondo alla mia passione.
Sfogliare l'edizione critica e rimanere incantata di fronte alla quantità
e alla varietà dei soggetti rappresentati, all'incisività dei tratti,
degli sguardi e alla brillantezza cromatica, fu tutt'uno. Alla prima lettura,
però le immagini mi apparvero molto semplici, in fondo, pensavo, non fa
altro che illustrare i testi per renderli più comprensibili alle proprie
'allieve'.
Quale analisi avrei potuto condurre, data anche la mia poca
dimestichezza con l'arte medievale? Quale filo conduttore avrei potuto trovare
per scegliere, tra le numerose miniature, quelle 'più significative'?
Così
per lungo tempo le fotocopie dei disegni rimasero sulla mia scrivania, anche se
le sfogliai spesso, mentre proseguivo con Claudia il tentativo di lavorare sui
testi che, per quanto ostici, mi sentivo più in grado di analizzare, e
discutevo con lei delle possibili chiavi di lettura.
Le
immagini, però, mi attiravano tutte, nel loro insieme; le sollecitazioni
che mi venivano da Claudia mi stimolavano ad affrontare
con libertà la lettura delle immagini. Lasciai così che le miniature
mi 'parlassero' da sole, o meglio che Herrada si svelasse. E il filo conduttore
mi risultò chiaro quando cominciai a interrogarmi su che cosa avrei io
voluto che le mie allieve ricavassero dallo studio della storia e dal mio insegnamento.
La
proposta di lettura di queste miniature sta, dunque, nella mia libertà
interpretativa, nella scelta di Herrada di valorizzare la donna, quando di fronte
agli esempi presenti nell'arte contemporanea di genere diverso, sceglie di porre
al centro figure femminili, quando 'liberamente' si allontana dal testo, che le
immagini dovrebbero illustrare, per darne letture di carattere completamente opposto
(v. Scala delle Virtù).
Passando attraverso la scoperta dell'autorità
di Herrada e della sua consapevolezza di questa autorità, le mie scelte
didattiche assumono, ora, un valore più pieno.
"L'iconografia della
donna nel medioevo è l'iconografia di un'assenza" (C. Frugoni, 1977).
Nell' Hortus questo non è vero. " L'arte medievale è essenzialmente
religiosa, gli individui vi sono rappresentati quando entrano in rapporto con
la chiesa, dove la donna praticamente non esiste. Compare, talvolta la sposa,
ma sempre legata ad un uomo. Le raffigurazioni di personaggi femminili in genere
vengono adattate per simboleggiare il peccato, più raramente le virtù,
rarissime le donne in posizione di rilievo" (M. T. Guerra Medici, 1986, p.
12.) . E anche questa affermazione non trova riscontro nel manoscritto di Herrada.
Le miniaturiste di Hohenburg, sulla base delle indicazioni di Herrada, fra le
possibili opzioni, scelgono di mettere in primo piano l'immagine femminile, esaltandone
nei tratti e nelle dimensioni la grandezza capace di comunicarne la forza.