Donne e conoscenza storica
   


L'albero della vita

L'immagine dell'albero della vita è presente a metà del XI secolo a Brema nel Lezionario di Enrico III (2), ma le origini di questa simbologia sono più lontane (1). Il motivo del tralcio che reca teste al posto di fiori era conosciuto come motivo ornamentale sia nella scultura che nella pittura nell'area mediterranea già nel IV secolo (3).
L'origine è probabilmente orientale e risale già al III millennio a.C. quando compare in alcuni sigilli nella regione dell'Indo: intorno al XII- XIII secolo attraverso i contatti con i cristiani d'Oriente, si ha la maggior diffusione.
Le piante dai frutti così particolari derivano da una tradizione sia ornamentale che leggendaria. Ci sono racconti arabi che narrano di alberi con teste di fanciulli (4)
In ambienti germanici viene ripreso il motivo e le immagini di Herrada possono meglio riferirsi alla tradizione araba dell'albero che produce donne e fanciulli, piuttosto che le illustrazioni persiane in cui sono presenti anche gli animali. In un racconto delle Mille e una notte si narra che nelle 'isole volanti' ci sono alberi dai cui rami nascono giovani donne come frutti. Nell'Hortus sono numerosi i rimandi all'albero della vita sia nei testi che nelle illustrazioni: Onorio d'Autun, riprendendo Beda il Venerabile, scrive che i frutti dell'albero della vita sono frutti spirituali, che dissetano, tolgono la stanchezza per sempre e preservano dalle malattie, dalla vecchiaia e dalla morte, in uno stato di innocenza, assicurano le generazioni non per la morte ma per la vita. E ancora troviamo la miniatura dell'albero d'Abramo.

(1) Cames, op. cit. , p. 13
(2) Cfr. Baltrusaitis, op. cit., p. 135 e sgg.
(3) Mausolei di Spalato, Villa Adriana a Tivoli.
(4) Dopo l'VIII secolo si diffondono racconti arabi in cui alberi producono esseri viventi: alla base delle numerose varianti vi è la storia dell'albero meraviglioso, che cresce su un'isola lontana portando sui rami le teste dei figli di Adamo. All'alba e al tramonto l'albero grida "wak wak" e canta inni al Signore. Secondo altre versioni, i suoi frutti sono corpi di donne interi e i richiami "wak wak" sono di cattivo auspicio. Su queste leggende si veda J. Baltrusaitis , 1988 (2)p. 144 e sgg.