Un
libro di testo godibile
Se
consideriamo l'Hortus come una sorta di 'libro di testo', come materiale da consultazione
e per lo studio delle novizie, ci rendiamo meglio conto di alcune caratteristiche
dell'opera: la presenza di testi prevalentemente agili, non troppo complessi sul
piano teorico, il largo spazio dato ai commentari, o alle omelie di tipo dialogico
-con domande e risposte-; nell'ottica di una prassi didattica acquistano senso
anche i passi molto brevi, le frequenti ripetizioni di temi e concetti, il prevalere
di letture di carattere devozionale e la grande importanza data alle feste liturgiche,
celebrate da poesie, inni e canti.
La
miniatura delle "adolescentule" |
Herrada
stessa ci dice che il suo libro deve essere anche godibile, un 'mellifluum favum',
per le sue allieve: ecco allora gli splendidi disegni miniati, così numerosi,
che dovevano certo rendere lo studio più piacevole e l'approccio al testo
sacro più immediato.
Così la presenza di numerosi testi poetici
-circa un centinaio, distribuiti abbastanza uniformemente lungo l'arco dell'intero
manoscritto- risponde a una precisa esigenza didattica: la varietà stessa
di queste composizioni artistiche alleggerisce la fatica dello studio e facilita
l'apprendimento mnemonico di determinati concetti, relativi ad alcuni personaggi,
o a certe ricorrenze festive, di cui si parla nell'opera.
Considerare il Giardino
delle delizie il 'libro di testo' per eccellenza, un prezioso 'repertorio' su
cui le novizie consolidavano la propria cultura religiosa 'temporibus illis',
significa anche dare importanza ad un aspetto di Herrada, che finora è
stato poco sottolineato: una badessa è prima di tutto madre spirituale
e in quanto tale non può non porsi il problema della crescita delle sue
figlie, delle giovani monache che a lei si affidano. Lo scopo primario dell'Hortus
è proprio legato a questa scelta 'pedagogica', molto chiara e consapevole
per l'autrice.
Infatti è Herrada stessa a dircelo all'inizio della
sua fatica, facendo precedere l'Incipit vero e proprio da due testi scritti di
suo pugno come dedica alle destinatarie dell'opera, prima una poesia Salve
(1), poi un breve testo in prosa.
(1)
H. D. op. cit. fol. 1v, p.2; per il testo originale si veda in Libere di esistere,
p. 144 La traduzione di questo testo, è di Claudia Poggi, salvo indicazione
contraria, riportata in nota. Per la traduzione di questi testi, sia quelli in
prosa che quelli in poesia, mi sono valsa spesso della preziosa collaborazione
di Anna Maria Poggi; per alcuni dubbi su frasi o versi di particolare complessità
ho consultato Sabina Longhitano, laureata in latino medievale. La nota (a) dell'edizione
critica citata ci segnala che il Rythmus in questione era fornito di notazione
musicale - i cosiddetti neumi (segni usati nel medioevo per indicare l'altezza
delle note: nel canto gregoriano è tuttora in uso la 'forma quadrata' dei
neumi, più simili in precedenza a trattini verticali, virgole e punti,
come si può vedere nella riproduzione a p. 87 ). Questa poesia quindi veniva
cantata dalla congregazione di Hohenburg, probabilmente su musica originale, composta
da una di loro.