Donne e conoscenza storica
   


La scala delle virtù (o la Caritas)

Se il piano teorico dell'Hortus è un percorso verso la salvezza, allora la Scala delle Virtù è l'esemplificazione delle insidie che impediscono il raggiungimento della beatitudine.

Siamo di fronte ad una elaborata, ricca e, perché no, divertente immagine che chiarisce bene, a mio parere, bene il pensiero di Herrada, e che dovrebbe illustrare il sermone di Onorio d'Autun riportato nella pagina seguente del manoscritto.
Dico 'dovrebbe' perché soprattutto in questa immagine è evidente la distanza tra i testi rispettosi della dottrina e dell'elaborazione teologica del tempo e l'estrema libertà interpretativa di Herrada che mostra nelle immagini e nelle brevi note in margine a queste. Il testo di Onorio d'Autun, di cui la miniatura dovrebbe essere illustrazione, si presenta come un elenco di virtù collocata ciascuna su un gradino e i gradini sono quindici come le forme di misericordia che servono per poter giungere alla visione beatifica di Dio; quindici, come viene spiegato, è il numero che deriva dalla moltiplicazione di tre - la Trinità - con cinque, che sono i sensi: noi dobbiamo "compiere le opere dell'amore con i nostri cinque sensi".

Ci aspetteremmo quindi di trovare, illustrate queste virtù e invece alla nostra vista appaiono una serie di personaggi tutti in precario equilibrio, anzi nell'atto di precipitare dalla Scala, colpiti dalle frecce di ridenti diavoli-arcieri.

Un'unica figura è ritta sugli ultimi scalini e tende la mano per afferrare la corona che la destra di Dio le porge dall'alto dei cieli: è la personificazione femminile della Carità.
Se l'opera è una lettura con sguardo femminile della storia della salvezza, ecco che una donna arriverà alla beatitudine (1) e più avanti in un passaggio dello Speculum Sanctae Mariae, Herrada paragonerà Maria alla Scala Celeste (2), attraverso la figura della Caritas.

Che cosa si rappresenta in questa miniatura?
Ai piedi della Scala in esatta opposizione rispetto alla Destra di Dio, il Dragone, allegoria del male, con le fauci spalancate insidia tutti coloro che tentano la scalata, aiutato dalle frecce scagliate dai demoni. L'eremita, che è quasi arrivato alla meta, scalzo con la barba incolta, precipita, perché ha orientato la sua attenzione più alla coltivazione delle piante nel suo orticello che alla contemplazione di Dio. Più sotto è il 'recluso' (inclusus) a precipitare, e lo stesso accade al monaco e al chierico; dal lato opposto, è trascinata in basso una religiosa che si lascia convincere dai regali di un prete.

Ai primi scalini ci sono i laici: un giovane nobile in abiti di corte, con la propria compagna, non riesce a staccare lo sguardo dai beni terreni, i propri cavalli, i propri soldati, le città che ha conquistato; i due giovani, attirati dal piacere della carne, dimenticano lo spirito.
Quindi più che 'Scala delle virtù', si dovrebbe intitolare 'Scala dei vizi'.
Questa immagine quindi, è forse più legata ad un testo presente nel manoscritto qualche pagina più avanti Frigescente caritatis, una poesia in cui l'autore evidenzia i vizi in cui è caduta la chiesa.

Herrada è attenta ad indicare le sollecitazioni mondane in cui la Chiesa ha facilità di cadere, attenta alle voci che si alzano in difesa di un ritorno alla chiesa dei poveri e della Grazia.
In questi anni l'Europa è percorsa da un risveglio della spiritualità e numerosi movimenti pauperistici* si vanno sviluppando. Il Cames vede in questa immagine una critica di Herrada a Hohenburg prima della riforma agostiniana di Relinda.


(1) Per Ildegarda di Bingen "il piano della salvezza è fondato sulla donna per eccellenza, Maria", ed è Ildegarda a personificare Amore (Caritas) come personaggio di accentuata femminilità. Cfr. M. T. Fumagalli Beonio Brocchieri, in F. Bertini , 1989,p. 165.
(2) N° 744