Donne e conoscenza storica
   

La vita di Ildegarda di Bingen

La vita di Ildegarda di Bingen (1098-1182), prima monaca poi badessa benedettina nel monastero di Rupertsberg, vicino a Magonza, fu vita di studio, di meditazione, di lavoro, intessuta di un intreccio di relazioni, in uno dei luoghi che nel medioevo erano destinati a queste attività: il monastero.

Ildegarda svolse attività politica a sostegno del papato contro l'impero e contro le eresie, per l'unità della Chiesa di Roma. Scienziata, pittrice e poetessa, compositrice musicale, esponente di spicco della filosofia profetica medievale che significa conoscenza attraverso la visione, interpretativa (e divulgativa) del disegno divino; le visioni sono state dipinte alcune nello stesso scriptorium del suo monastero, sotto la sua direzione e figurano nei suoi libri: Scivias (Conosci le vie), Liber Divinorum operum (Libro delle Opere Divine), Breviarium.

Ildegarda scrisse altri libri: Liber vitae meritorum, Phisica, Causae et curae (un testo sul corpo umano, le sue affezione e i rimedi per curarlo), Simphonia coelestium revelationum, Ordo virtutum, eccetera. Ci è rimasto anche un abbondante epistolario, indice di intensa vita relazionale.
Non si deve crederle, quando affermò d'essere indocta, possedeva invece una vastissima cultura: oltre a curare i suoi interessi personali, si formò una cultura tradizionale: per divenire badesse infatti era necessario conoscere le arti del trivio e del quadrivio, le sacre scritture, il latino; Ildegarda inoltre conosceva i grandi scienziati e i filosofi pagani e cristiani, la musica antica e quella a lei contemporanea: le era stato possibile farsi una vasta cultura perché, fin da bambina, aveva avuto accesso alla biblioteca dei monaci del monastero benedettino di Disibodenberg, presso il quale era stata educata, e aveva conosciuto e frequentato persone colte.

In lei si riconoscono analogie e riferimenti ad autori che le erano ben noti: oltre alle sacre scritture, Agostino, Ambrogio, Rabano Mauro, Gregorio Magno, Benedetto, Ruperto di Dentz, Isidoro, Lattanzio, Orazio, Tertulliano; è interessante a questo proposito la ricerca della studiosa suor Angela Carlevaris che ha analizzato gli scritti di Ildegarda, individuando le fonti del suo sapere; è lecito supporre che conoscesse Picatrix, la versione latina, redatta alla corte di Alfonso X, di un precedente trattato, scritto in Spagna, fra il 1047 e il 1051, dal titolo Gayat al-hakim, che significa Il fine del saggio, scritto dallo pseudo Maslam al - Magriti; il testo, che tratta della conformazione dell'universo, dei rapporti fra macrocosmo e microcosmo, del moto delle sfere, del sole, dei pianeti; di magia e negromanzia ebbe una grandissima diffusione nel medioevo e fino al '600 e fu noto a scienziati e filosofi.